«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 1 (15 Febbraio 1992)

 

Il bimbetto e il grande fratello

 


Dobbiamo riconoscerlo. Non siamo soli. Altri ci hanno preceduto nel disegno di fare tabula rasa.
Un bell'esempio ci viene dal ministero degli Interni che l'ha pensata grossa decidendo di fare piazza pulita, adesso e per sempre, di mafia e mafiosi.
Come?, direte voi. Semplice, il ministero degli Interni indice una giornata della legalità ed affida a Maurizio Costanzo il ruolo di coordinatore di una campagna pubblicitaria per promuovere l'onestà e battere la criminalità organizzata. Da una parte l'Italia del malaffare e delle piccole e grandi mafie che ha asservito ai suoi interessi intere regioni italiane, dall'altra i consigli per gli arresti che sostituiscono quelli per gli acquisti. Viviamo o no nel villaggio globale di McLuhan? Siamo o no nella grande stagione della comunicazione?, devono aver pensato al ministero. Allora perché non utilizzare il media del «grande fratello».
Fin qui niente di male, dirà qualcuno, ma dove si dimostra che di buone intenzioni è lastricata la via dell'inferno, è nel criterio con cui questa bella pensata viene affidata a quel professionista della comunicazione, reduce da esperienze «muratorie», che risponde al nome di Maurizio Costanzo. E' lui l'ispiratore di uno spot con l'onestà trattata come un bene di consumo raro per gli abitanti del belpaese, o forse solo come un bene consumato da un sistema di potere che del voto di scambio e di interesse ha fatto la sua ragione di vita. La risposta forte dello Stato partirà i primi di febbraio e ci farà compagnia fino a marzo sui giornali e sulle televisioni, quelle di Berlusconi in primis. In TV e sui giornali saremo inseguiti da immagini di quotidiana criminalità e da un bambino che gioca su un'altalena e ad un certo punto sparisce dallo schermo, mentre una voce fuori campo recita: «Anche la tua indifferenza uccide», e subito dopo: «L'onestà da un futuro a tuo figlio».
Anche se con certi esempi di moralità che circolano risulterebbe più facile promuovere la vendita di frigoriferi tra gli esquimesi. Comunque sia, basta con le battute a vuoto sull'Aspromonte, facciamola finita con quelle immagini di rastrellamenti e perquisizioni armi in pugno e calci alla porta per la delizia degli operatori dei TG. La nuova parola d'ordine delle forze dell'ordine sarà di colpire la fantasia ed il cuore degli italiani. E chi o cosa è meglio della comunicazione pubblicitaria affidata ad un maestro dell'intrattenimento televisivo come Costanzo?
Sia detto in tutta verità noi avremmo preferito Pippo Baudo. Lui avrebbe incarnato bene il nostro eroe di genere televisivo nazional-popolare. Anzi a pensarci bene, avrebbe potuto lui stesso fare da testimonial rivendicando le sue scelte di onestà e probità, proprio lì, davanti alle rovine fumanti della sua villa siciliana per l'occasione ricostruita nel teatro di posa numero cinque di Cinecittà. Chissà, forse con il cachet per la speciale partecipazione avrebbe potuto ricostruire la sua villa dinamitata più bella e più grande che pria. Ma tant'è. Al ministero degli Interni hanno preferito Costanzo e la sua storia del bimbetto che gioca sull'altalena. Che forse i figli non sono piezz' e core anche per i mafiosi? Peccato che le organizzazioni mafiose non possono replicare anche loro sul terreno della fiction. L'immaginiamo quello spot, con le stesse immagini di morte che fanno da sfondo all'altalena del bimbetto, ma più diretto nel messaggio. Anche lì una voce fuori campo per sottolineare il plus del prodotto. Dice: «Mafia, fatti non parole».
Magari ricorda lo slogan di una vecchia campagna pubblicitaria di elettrodomestici, ma in questo scenario da psicodramma che è l'Italia, ci sta bene anche l'uomo delle camicie giusto collo impegnato a combattere la criminalità.
Del resto, come arrabbiarsi con uno che afferma di voler rendere, con questa operazione, «l'onesto protagonista nella fiction televisiva e nell'editoria d'evasione»? Come diceva il «Portaborse» del ministro socialista interpretato da Nanni Moretti: «Noi siamo forti nel varietà». E' per questo che ci sembra del tutto giusto che in questa penisola lottizzata fin nelle viscere si decida, con la complicità del ministero degli Interni, di procedere secondo regole consuete: a noi onesti (?!) la fiction, a voi disonesti vi lasciamo solo la realtà. Già li vediamo gli onesti di San Luca in Aspromonte, oppure Gela o quelli di Ottaviano che si entusiasmano per questo forte messaggio. Loro, ingenui, si erano già entusiasmati per il commissario Cattani e poi avete visto come è andata a finire. Ma sì, saliamo tutti sull'altalena di Costanzo. Un'altalena da sette miliardi, assegnati con criteri di assoluta trasparenza e in perfetta adesione alla prassi che regola la comunicazione pubblica. Importa a qualcuno sapere che il 70% di quella cifra è destinata alle reti del cavalier Berlusca?
Noi non ci indignamo poiché sappiamo che nei triangoli e nei quadrilateri della mafia e della camorra, la televisione commerciale ha gli share più alti. Gli abitanti della Calabria, della Campania, della Sicilia, della Puglia, eccolo il nostro target (bersaglio). Peccato che sia lo stesso anche delle organizzazioni criminali. Ma nonostante tutto questo vogliamo dire a chiare lettere che anche noi stiamo con gli onesti che rivendicano la loro giornata di festa. Sì. Noi stiamo con la gente che si ribella e si indigna dinanzi alla criminalità organizzata che uccide giorno per giorno e quella politica che intasca le tangenti e speriamo. Speriamo che laddove non è riuscita la TV verità di "Samarcanda", riesca il bimbetto della «pubblicità» prò onesti di Costanzo.
Anzi, siamo sicuri che davanti all'altalena vuota di Costanzo rabbrividiremo tutti, anche i killer più spietati. E siamo arciconvinti che tra un brivido e l'altro, Costanzo e Scotti li manderanno tutti in galera... O no?!

 

Italo Rossi

Indice