Il bimbetto e il grande
fratello
Dobbiamo riconoscerlo. Non siamo soli. Altri ci hanno preceduto nel disegno di
fare tabula rasa.
Un bell'esempio ci viene dal ministero degli Interni che l'ha pensata grossa
decidendo di fare piazza pulita, adesso e per sempre, di mafia e mafiosi.
Come?, direte voi. Semplice, il ministero degli Interni indice una giornata
della legalità ed affida a Maurizio Costanzo il ruolo di coordinatore di una
campagna pubblicitaria per promuovere l'onestà e battere la criminalità
organizzata. Da una parte l'Italia del malaffare e delle piccole e grandi mafie
che ha asservito ai suoi interessi intere regioni italiane, dall'altra i
consigli per gli arresti che sostituiscono quelli per gli acquisti. Viviamo o no
nel villaggio globale di McLuhan? Siamo o no nella grande stagione della
comunicazione?, devono aver pensato al ministero. Allora perché non utilizzare
il media del «grande fratello».
Fin qui niente di male, dirà qualcuno, ma dove si dimostra che di buone
intenzioni è lastricata la via dell'inferno, è nel criterio con cui questa bella
pensata viene affidata a quel professionista della comunicazione, reduce da
esperienze «muratorie», che risponde al nome di Maurizio Costanzo. E' lui
l'ispiratore di uno spot con l'onestà trattata come un bene di consumo raro per
gli abitanti del belpaese, o forse solo come un bene consumato da un sistema di
potere che del voto di scambio e di interesse ha fatto la sua ragione di vita.
La risposta forte dello Stato partirà i primi di febbraio e ci farà compagnia
fino a marzo sui giornali e sulle televisioni, quelle di Berlusconi in primis.
In TV e sui giornali saremo inseguiti da immagini di quotidiana criminalità e da
un bambino che gioca su un'altalena e ad un certo punto sparisce dallo schermo,
mentre una voce fuori campo recita: «Anche la tua indifferenza uccide», e subito
dopo: «L'onestà da un futuro a tuo figlio».
Anche se con certi esempi di moralità che circolano risulterebbe più facile
promuovere la vendita di frigoriferi tra gli esquimesi. Comunque sia, basta con
le battute a vuoto sull'Aspromonte, facciamola finita con quelle immagini di
rastrellamenti e perquisizioni armi in pugno e calci alla porta per la delizia
degli operatori dei TG. La nuova parola d'ordine delle forze dell'ordine sarà di
colpire la fantasia ed il cuore degli italiani. E chi o cosa è meglio della
comunicazione pubblicitaria affidata ad un maestro dell'intrattenimento
televisivo come Costanzo?
Sia detto in tutta verità noi avremmo preferito Pippo Baudo. Lui avrebbe
incarnato bene il nostro eroe di genere televisivo nazional-popolare. Anzi a
pensarci bene, avrebbe potuto lui stesso fare da testimonial rivendicando le sue
scelte di onestà e probità, proprio lì, davanti alle rovine fumanti della sua
villa siciliana per l'occasione ricostruita nel teatro di posa numero cinque di
Cinecittà. Chissà, forse con il cachet per la speciale partecipazione avrebbe
potuto ricostruire la sua villa dinamitata più bella e più grande che pria. Ma
tant'è. Al ministero degli Interni hanno preferito Costanzo e la sua storia del
bimbetto che gioca sull'altalena. Che forse i figli non sono piezz' e core anche
per i mafiosi? Peccato che le organizzazioni mafiose non possono replicare anche
loro sul terreno della fiction. L'immaginiamo quello spot, con le stesse
immagini di morte che fanno da sfondo all'altalena del bimbetto, ma più diretto
nel messaggio. Anche lì una voce fuori campo per sottolineare il plus del
prodotto. Dice: «Mafia, fatti non parole».
Magari ricorda lo slogan di una vecchia campagna pubblicitaria di
elettrodomestici, ma in questo scenario da psicodramma che è l'Italia, ci sta
bene anche l'uomo delle camicie giusto collo impegnato a combattere la
criminalità.
Del resto, come arrabbiarsi con uno che afferma di voler rendere, con questa
operazione, «l'onesto protagonista nella fiction televisiva e nell'editoria
d'evasione»? Come diceva il «Portaborse» del ministro socialista interpretato da
Nanni Moretti: «Noi siamo forti nel varietà». E' per questo che ci sembra del
tutto giusto che in questa penisola lottizzata fin nelle viscere si decida, con
la complicità del ministero degli Interni, di procedere secondo regole consuete:
a noi onesti (?!) la fiction, a voi disonesti vi lasciamo solo la realtà. Già li
vediamo gli onesti di San Luca in Aspromonte, oppure Gela o quelli di Ottaviano
che si entusiasmano per questo forte messaggio. Loro, ingenui, si erano già
entusiasmati per il commissario Cattani e poi avete visto come è andata a
finire. Ma sì, saliamo tutti sull'altalena di Costanzo. Un'altalena da sette
miliardi, assegnati con criteri di assoluta trasparenza e in perfetta adesione
alla prassi che regola la comunicazione pubblica. Importa a qualcuno sapere che
il 70% di quella cifra è destinata alle reti del cavalier Berlusca?
Noi non ci indignamo poiché sappiamo che nei triangoli e nei quadrilateri della
mafia e della camorra, la televisione commerciale ha gli share più alti. Gli
abitanti della Calabria, della Campania, della Sicilia, della Puglia, eccolo il
nostro target (bersaglio). Peccato che sia lo stesso anche delle organizzazioni
criminali. Ma nonostante tutto questo vogliamo dire a chiare lettere che anche
noi stiamo con gli onesti che rivendicano la loro giornata di festa. Sì. Noi
stiamo con la gente che si ribella e si indigna dinanzi alla criminalità
organizzata che uccide giorno per giorno e quella politica che intasca le
tangenti e speriamo. Speriamo che laddove non è riuscita la TV verità di
"Samarcanda", riesca il bimbetto della «pubblicità» prò onesti di Costanzo.
Anzi, siamo sicuri che davanti all'altalena vuota di Costanzo rabbrividiremo
tutti, anche i killer più spietati. E siamo arciconvinti che tra un brivido e
l'altro, Costanzo e Scotti li manderanno tutti in galera... O no?!
Italo
Rossi
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