«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 2 (31 Marzo 1992)

 

Pax o guerra americana?

 

 

Quando cadde il muro di Berlino e uno dopo l'altro finirono ignominiosamente i regimi comunisti dell'Est, fummo tra coloro che non si esaltarono più di tanto. Così come fummo tra i più strenui oppositori circa lo spudorato e vigliacco intervento nel Golfo. Questo perché vedevamo in ambedue gli eventi, anche se diversi, il farsi avanti minaccioso di una unica superpotenza arrogante e cinica che nel breve volgere del tempo avrebbe soffocato tutto e tutti, imponendo il suo nuovo ordine mondiale e consacrando gli americani quali unici poliziotti del pianeta. Oggi, purtroppo, i fatti ci danno ragione.
E danno torto a coloro che, spinti da un acritico e semplicistico anticomunismo viscerale, si erano oltremisura compiaciuti della repentina fine del socialismo reale e si erano subito pedissequamente affidati alla protezione dell'ombrello americano osannando e appoggiando i bombardamenti su Baghdad.
Molti sono i fatti che ci danno ragione, ma ve ne è uno che toglie ogni equivoco. È lo studio condensato in 46 cartelle condotto dagli analisti del Pentagono, con la supervisione del segretario alla difesa Cheney e con la collaborazione dei principali consiglieri del presidente Bush per la sicurezza nazionale. È uno studio emblematico e agghiacciante al tempo stesso. In esso è dichiarata, senza mezzi termini, una presenza militare globale quale maggiore garanzia di protezione degli interessi americani. Di ogni sorta di interessi, politici ed economici.
Nel documento si legge infatti: «Per perpetuare l'attuale egemonia dobbiamo essere in grado di scoraggiare le nazioni industriali più avanzate dallo sfidare la nostra leadership e dal cercare di rovesciare il già stabilito ordine politico ed economico».
Una sorta di fotocopia degli allucinanti protocolli dei Savi anziani di Sion. Ed ancora si legge sempre nel documento:
«II mondo rispetterà il nuovo ordine solo se convinto che esso sia un'espressione della volontà americana».
È questa una totale sconfessione dell'ONU ed un palese monito anche all'Europa. Ed è proprio ad essa che viene dedicata una parte dello studio, laddove si dice: «Per evitare che si creino rapporti competitivi dobbiamo impedire accordi fra le Nazioni europee che pregiudichino la NATO. Non dobbiamo quindi chiudere le nostre basi aeree con armamenti nucleari in Europa, ma cercare anzi di estenderle...»
Chi ha sempre visto gli Stati Uniti d'America quali difensori disinteressati di ogni tipo di libertà, è ora ampiamente servito. Le bombe su Hiroshima, su Berlino, su Roma, sul Vietnam, su Baghdad hanno sempre avuto un unico scopo, un unico intendimento. Dilatare e rafforzare gli interessi americani. A scapito degli interessi dei singoli popoli e delle singole nazioni: europee, asiatiche o africane che siano.
«Dobbiamo convincere potenziali competitori a non aspirare a un ruolo maggiore e a non manifestare atteggiamenti più aggressivi nella protezione dei loro legittimi interessi». Un monito in primo luogo a Germania e Giappone. Ma un monito, e un ricatto, per tutti.
Questa è l'America. Questa è la Pax americana. Ecco l'esuberante prezzo che l'Europa, in primis, deve pagare per anni ed anni di supina sottomissione. Un prezzo inaccettabile. Insopportabile. Esoso. E proprio alla luce di questa sorta di dichiarazione di guerra è giunto il momento di chiedere con forza lo scioglimento della NATO. Di liberarsi dalle catene e dal ricatto cinquantennale.
L'Europa può, e deve, camminare da sola. Ha secoli di storia e di cultura. Non può più accettare il diktat di chi cultura e storia non ha. Di chi ha esclusivamente la cultura della aggressione e della sottomissione ai propri spudorati interessi.
Prima l'uomo aveva due nemici: il collettivismo marxista, rappresentato dall'URSS, e l'egoismo capitalista, rappresentato dagli USA. Oggi è rimasto solo il secondo. Arrogante. Con le sue lobbies, le sue multinazionali, le sue logge, le sue sinagoghe. Con il perverso e massificante «way of life».
La Pax americana ci va stretta e non ci piace quanto la defunta Pax comunista. Questo va detto e deve essere chiaro. È uno dei punti fermi del nostro antagonismo.

 

Gianni Benvenuti

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