«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 2 (31 Marzo 1992)

 

Diario di un elettore

 

 

Quello che segue è l'attendibile diario di un elettore italiano nel mese che precede il voto per l'elezione del 5 aprile.
5 marzo: Pronti? Via! È cominciata la corsa più intrigante e divertente dell'anno: quella elettorale. Sui giornali c'è scritto che si tratta della consultazione più importante del secolo, la prima dopo la caduta del blocco comunista. Intanto sembra di rivivere l'atmosfera del '48, ma non il 1848 delle rivoluzioni e delle barricate, bensì quello delle rivoluzioni annunciate e dei «gladiatori» pronti a tutto nelle sagrestie dei preti alla Don Camillo. Sì, insomma quello del listone di Garibaldi e dei tanti «Pepponi» che a mezza bocca dicono: «addavenì Baffone». Compaiono i primi manifesti elettorali dello scudo crociato, dicono: «Vogliono disgregare l'Italia». Altro che i cavalli cosacchi che si abbeverano a San Pietro! Qui stanno per calare i longobardi... E viene quasi da sperarlo.
Anche il PSI è in campagna elettorale. Un suo uomo è preso con le mani nel sacco a Milano. La solita congiura pre-elettorale, dicono a via del Corso. Intanto quello li chiama in causa dicendo, come nei cartelli dei lavori in corso, «stavo lavorando per voi». La prima decisione elettorale è presa. DC e PSI non avranno il mio voto. E così i loro alleati di governo.
7 marzo: L'indecisione aumenta ed i dubbi pure. Domanda: ma non avevi telefonato a quelli dei referendum Giannini per esprimere il consenso alla presentazione di una lista? Non posso negarlo. Poi ho letto i nomi degli ispiratori dell'iniziativa ed ho capito di avere a che fare con i nipotini del Partito d'Azione e ci ho ripensato. Diamine la democrazia è anche libertà di scelta o no? Sul momento so solo che voterò per l'opposizione. Già, ma quale? La mia vena nostalgica mi fa trovare simpatica perfino Rifondazione Comunista e la sua falce e martello che non c'è più neanche al Cremlino. Peccato che quelli del ministero degli Interni hanno rimandato al mittente il simbolo del fascio repubblicano di Pisano... e pensare che nei manifesti aveva scomodato pure Boccasile. Continuiamo a tagliare dagli estremi. E vediamo cosa rimane. Da destra (?) verso sinistra (?): MSI, PRI, PDS, seguaci di Pannella, la Rete di Orlando e le diverse sfumature di Verdi. Ah, dimenticavo le leghe, sia quella doc del senatur e la Lega delle Leghe inventata da Delle Chiaie per dire finalmente basta alla politica extraparlamentare.
9 marzo: un bel fogliettino bianco sul parabrezza dell'auto. Cinquantamila lire da donare al Comune di Roma per una sosta sulle strisce pedonali (l'unica alternativa possibile era la doppia fila!). Il pensiero corre subito al voto di protesta. Oggi ho deciso: voterò Partito degli Automobilisti! Il programma politico? No alle catalizzate! No ai super bolli! Più parcheggi! Insomma, dal precetto democratico «un uomo, un voto», a quello più consono «un'auto, un uomo».
10 marzo: la protesta è rientrata, le cinquantamila no. Il voto è una cosa seria. Ricordo che quando mi insegnavano Educazione Civica a scuola -a proposito qualcuno mi sa dire se la insegnano più?- il professore diceva che è l'espressione più alta della partecipazione dei cittadini alla democrazia e non può essere solo uno sberleffo. Un amico mi telefona per una dichiarazione di voto, mi dice: non ho dubbi. Rispondo: beato te. Allora? Dall'altra parte del telefono arriva una voce decisa: voterò Moana! Caspita mi ero dimenticato il Partito dell'Amore di patron Schricchi: che idea! Rifletto sui malefici riflessi della preferenza unica che ho collaborato ad introdurre votando al referendum e sull'impossibilità di fare un bel treno di preferenze. Già mi vedevo nella cabina a tracciare a chiare lettere i nomi di Cicciolina (l'esperienza è l'esperienza), Moana, Barbarella, e di un'altra porno star ancora da scegliere. Invece no: tutti, anzi tutte contro tutte. Semmai scegliessi il Partito dell'Amore avrei un altro problema con la preferenza. Dunque niente da fare. Tuttalpiù organizzo con qualche amico la visione di un filmetto in videocassetta per il 5 aprile.
12 marzo: anche la mafia ha iniziato la sua campagna elettorale. Salvo Lima è una delle vittime della mafia dicono quelli dello scudo crociato. Un altro buon motivo per non votarli anche se hanno la faccia di Segni, Scalfaro e Martinazzoli. Ieri la camorra ha ammazzato un consigliere comunale del PDS che aveva un delicato incarico in una delle USL dalle parti di Napoli, dicono che era un onest'uomo. Intanto nelle cronache l'attenzione di tutti va al Martire di Palermo.
14 marzo: la data è vicina e non ho sciolto ancora il dubbio. Continuiamo per esclusione: per ora via il PLI, troppo vicino alla Confindustria. E via anche i Verdi di tutte le sfumature e già che ci sono via anche il Partito di Caccia e Pesca. Penso a Pannella e subito lo scarto per aver illuso un amico con una candidatura a Milano poi negata per piccoli interessi di bottega... Il cerchio si stringe sulla Rete, sul MSI, sul PDS e sulla Lega, quella vera. Mi chiedo se l'opposizione si fa con il piccone o senza e non so dare risposta. Per cui tutto come prima.
15 marzo: domenica riposo settimanale.
16 marzo: La Malfa torna tra i possibili fruitori del mio voto con le dichiarazioni su Lima. Lui Gunnella lo aveva cacciato dal Partito. Che faccia sul serio anche quando dice che non tornerà mai al governo con questa DC? Magari poi va a finire che se la DC rimane al 30% Forlani ringrazia Segni e Cossiga lo chiama a Palazzo Chigi...
Mancano venti giorni alle elezioni e non so ancora che fare. Anche il metodo dell'esclusione che sembrava più facile, consente a tutte le sigle e a tutti i leader (?) di riciclarsi. Si va concretizzando la tentazione di un voto trasversale, ma non quello per i candidati referendari, ma un bel segno che attraversi la scheda elettorale toccando tutti i simboli. Occhio e croce per toccare tutti i simboli sulla scheda del 5 aprile ci vorranno cinque minuti. Se il presidente del seggio elettorale non chiama prima le forze dell'Ordine... Eppoi la chiamano democrazia.

 

Italo Rossi

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