«Non č importante la vita. Importante č cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 3 (31 Maggio 1992)

 

Imbroglioni a Camere riunite

 


Sabato 16 maggio. Montecitorio. Si vota per eleggere il presidente della Repubblica. Dai giornali del 17 maggio: «Qualcuno ha messo pił schede nell'urna». Sorpresa? No, era risaputo: l'appellativo di onorevole corrisponde a lestofante; ora ne abbiamo la prova.
Il mio pensiero č corso ad un piccolo libretto, stampato a proprie spese nel 1971 con i tipi dell'Editrice Giardini di Pisa, da un mio carissimo e perduto amico e maestro, il prof. Marcello Nardi. Il titolo: "Demos e Kratos". Leggiamone insieme alcuni brani:
«Insomma il demos che non tendeva all'esercizio diretto delle cariche -specialmente di quelle che richiedevano competenza specifica e comportavano gravi responsabilitą- si riservava gelosamente un controllo preventivo di legittimitą e capacitą su chi veniva sorteggiato od eletto per una carica (dokimasia), un controllo periodico su chi ricopriva un ufficio (epicheirotonia amóri), un controllo finale sull'operato di chi aveva esercitato una magistratura (ełthynai); ed i vari controlli normalmente ricadevano o sotto la competenza dei tribunali o sotto la giurisdizione dell'istituto collegiale in cui si materializzava la democrazia (ekklesia) o sotto la giurisdizione dell'istituto in cui si esercitava la democrazia rappresentativa (bule). [...] L'esito favorevole dell'esame preliminare di «dokimasia» veniva periodicamente integrato dalla «epicheirotonia»; ad ogni pritania -cioč dieci volte durante il decorso di un anno- tutti coloro che ricoprivano una carica, dovevano presentare un rendiconto ai dieci logisti, addetti al controllo contabile. I dieci logisti, dopo aver compiuto l'esame contabile dei registri di gestione, presentavano in tribunale i rendiconti accompagnati dalla loro relazione. Se risultavano irregolaritą, il tribunale emetteva sentenza di condanna che arrivava al pagamento del decuplo del danno in caso di malversazione e di corruzione. [...] Con questa serie di reiterati controlli, che precedevano, accompagnavano, concludevano la gestione delle cariche da parte dei magistrati, la democrazia difendeva sé stessa. Il cittadino ateniese eleggeva i magistrati destinati a cariche che richiedevano particolare competenza o rivestivano particolare delicatezza: cariche militari (strateghi, tassiarchi, ipparchi, filarelli), cariche amministrative (tesorieri ed amministratori del pubblico denaro), cariche religiose, cariche concernenti la sorveglianza e l'educazione dei giovani. [...] Il demos delegava il suo potere, per ovvie necessitą di governo e di amministrazione, ad un numero rilevante di istituti e di individui; ma si riservava sempre un rigoroso continuo controllo sul comportamento dei magistrati eletti o sorteggiati, controllo che ricadeva in definitiva istanza sotto la giurisdizione del tribunale. Un oratore contemporaneo di Aristotele, pochi anni prima che la polis soggiacesse alla potenza dell'esercito macedone, proclamava: "Tre sono i princģpi fondamentali che proteggono e mantengono la democrazia... in primo luogo l'ordinamento giuridico, in secondo luogo la sentenza dei giudici, in terzo luogo il processo che ad essi consegna i colpevoli"».
Ve lo immaginate, amici lettori, che cosa succederebbe se la costituzione di Solone e Pericle dovesse essere oggi applicata a quel migliaio di bellimbusti che si fregiano del titolo di «onorevole»?
Potremmo, anche, tranquillamente amnistiare ogni loro trascorsa turpitudine che, per mandarli in galera a vita, basterebbe chieder conto del denaro da loro speso (e della relativa provenienza) nella recente campagna elettorale.
Basterebbe un minimo di attenzione da parte della Guardia di Finanza e dei Carabinieri. Costoro non possono muoversi soltanto se sollecitati da qualche Di Pietro. Le informazioni le hanno, le prove anche. Le trasmettano ai magistrati — ve ne sono ancora alcuni seri.
Č venuto il tempo di pensare seriamente al futuro di questa maledetta Italia.

 

a. c.

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