«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 3 (31 Maggio 1992)

 

Quando la realtà supera gli schemi

 


Nessuno si meravigli del caos delle idee, nessuno ne sorrida,

nessuno ne tragga motivo di burla o di gioia.
Questo caos è lo stato d'emergenza delle idee nuove.
"Carta della Sorbona",
Parigi 1968


Caro Antonio, dopo le tante tue sollecitazioni inizio a scrivere su queste nostre pagine. E, come ti ho già confessato telefonicamente, il mio ritardo è motivato unicamente dalla costante difficoltà di commentare il turbine degli avvenimenti che, quotidianamente, superano la nostra possibilità di interpretazione. Se per tanti anni ci siamo ripetuti all'infinito che la politica è la capacità di anticipare i tempi, ora è forse saltato anche quest'ultimo schema. Le novità scaturite dagli ultimi eventi sono infatti estremamente più interessanti di qualsiasi nostra velleità anticipatrice.
Già, perché il ruolo fondamentale con il quale dobbiamo fare i conti -e quando dico noi mi riferisco a tutte le culture politiche che hanno agitato la storia del '900- è la fine dell'era delle rivoluzioni e delle ideologie con tutto il corollario di «teorie generali» di una politica concepita come senso di appartenenza e come tentativo di risposta globale e «salvifica» alle domande della società. Basta pensare all'ultimo modello di ricomposizione ideologica del nostro secolo. Quello che forse anche qualche suo «avversario» sperava vincente, illudendosi di poter poi recitare un ruolo «antagonista»: l'occidentalismo.
Ricordi dopo l'89 -l'anno che nessuno è riuscito a comprendere nella sua reale valenza simbolica di biodegradabilità dei vecchi schemi- la profezia di Fukuyama? Il politologo nippo-americano scrisse che era «la fine della storia»: con il crollo del comunismo, niente più divisioni, niente più conflitti, era il momento dell'apoteosi delle democrazie occidentali che trionfavano insieme ai supermercati. È passato poco tempo da allora ma anche questo schema non ha retto all'irruzione del nuovo. Non c'è occidentalismo che tenga di fronte ai fenomeni che stanno attraversando le società che fino a qualche tempo fa potevamo definire occidentali.
È malata oppure piena di fermenti la Francia? Cosa succede nella Germania riunificata? E perché la Gran Bretagna pur superando una grave crisi economica si interroga sul suo essere europea? E cosa sta succedendo nella nostra Italia dove iniziano a vacillare equilibri elettorali ultraquarantennali e ci si comincia a ribellare alla corruzione generalizzata?
Altro che trionfo delle democrazie occidentali! Contemporaneamente, e senza nessuna strategia unitaria, sono entrate in crisi tutte le grandi democrazie industriali, siano esse parlamentari, presidenziali, semipresidenziali, a sistema elettorale uninominale, con alternanza politica o meno. È come se la voglia di nuovo avesse contagiato popoli interi, oltre le frontiere, oltre le vicende interne, oltre gli assetti istituzionali, frammentando tutto, società e soggetti politici. Non hai notato la difficoltà con cui i commentatori cercano di nascondere il loro imbarazzo di fronte all'impossibilità di ricorrere ai vecchi schemi interpretativi?
Vedi, caro Antonio, ci troviamo di fronte ad uno scenario in cui nessuno può più imbrogliare le carte in tavola. Non esistono più schemi mistici con i quali nascondere le proprie incapacità. La politica nuova ci attende. Sta a noi liberarci di tanti lacci e cominciare ad intervenire in presa diretta sugli avvenimenti, anche se forse sarebbe più facile e comodo far finta che non sia successo niente. Certo, i nuovi scenari ci invitano ad una rinnovata etica della responsabilità che, inevitabilmente, si traduce nel classico «Che fare?». Ma è da qui che dobbiamo ripartire.
Con questo tolgo comunque il disturbo, invitando gli amici Umberto e Peppe, che da questo punto di vista stanno più avanti di tutti noi, ad iniziare, su queste pagine, un serio lavoro di riflessione per aiutare a districarci nel labirinto di nuovi linguaggi della politica.
 

Luciano Lanna

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