Vodka-Cola
Nel seguire le vicende relative
a cospicui finanziamenti da parte dell'ex-Unione Sovietica ai partiti comunisti
occidentali, ed in particolare all'ex-PCI e all'attuale PDS, mi sono
immediatamente ricordato di essere uno dei pochi privilegiati in possesso di un
volume di circa 400 pagine e dal titolo emblematico: "Vodka-Cola". Tale volume,
il cui autore è Charles Levinson, canadese e studioso di multinazionali, uscì
nel 1978 per i tipi della Casa editrice Vallecchi. Circolò per poco. In breve
tempo sparì dai circuiti librari e reso introvabile.
Chi, come il sottoscritto lo ha letto e riletto, comprende benissimo i motivi
per i quali (eravamo nel 1978 ed il PCI faceva il bello e cattivo tempo
assecondato un po' da tutti e vedremo in seguito il perché) l'opera del canadese
Levinson non doveva né poteva avere spazio.
Ma che cosa vi si sostiene? Difficile raccontarlo in un breve articolo, ma vale
la pena provarci. Emerge con chiarezza uno spaccato importante e rilevante della
storia recente del mondo e del nostro Paese in particolare. Ma si fa anche
finalmente giustizia del tremendo equivoco e del colossale imbroglio che per
decenni ha rappresentato il cosiddetto socialismo reale. Si alzano i veli su
veri ruoli e reali funzioni dei partiti comunisti occidentali, PCI in prima
fila. Si comprende appieno il grande e tragico bluff che per milioni di
militanti ignoranti o in buona fede ha costituito il marxismo-leninismo. Una
gigantesca azienda commerciale e supercapitalistica che ha consentito a pochi
privilegiati di arricchirsi e, di conseguenza, tradire quotidianamente e
spudoratamente gli autentici postulati, giusti o sbagliati che fossero,
dell'Internazionale comunista.
Questo è accaduto nei regimi dell'Est come in Italia. Significativa è la vicenda
del tiranno romeno Ceausescu, a lungo e non a caso coccolato dai regimi
capitalistici dell'Occidente con i quali condivideva giganteschi affari e
interessi. E di esempi in questo senso ne potremmo portare a iosa anche per
quanto riguarda il PCI e i suoi uomini di vertice.
Levinson smaschera con dati, nomi e cognomi, cifre, vicende quanto il mondo
politico fino ad allora aveva tentato di accreditare. E cioè, in primis, l'idea
che la distensione fosse il risultato degli sforzi effettuati, sia ad Ovest che
ad Est, a favore della pace e della coesistenza pacifica tra i due blocchi. Egli
sostiene che realtà e verità sono completamente diverse. Infatti il processo di
distensione è cominciato e si è sviluppato in rapporto all'aumento delle
relazioni economiche tra «avversari ideologici».
E questo incremento di rapporti commerciali si è fondato, a sua volta, sul
concetto di «coproduzione». In poche parole di baratto. Le aziende capitaliste
capirono a suo tempo che bisognava sfruttare e valorizzare al massimo i vantaggi
offerti dai Paesi dell'Est: bassi salari, assenza di scioperi, costi di
produzione meno elevati. Venne così realizzato un gigantesco sistema che si
basava su un finanziamento costituito da crediti occidentali concessi a tassi di
interesse estremamente bassi. Come contropartita alla concessione tecnologica
capitalista i Paesi dell'Est cedevano alle società private occidentali parte
della loro produzione che poteva così essere riesportata verso i mercati
occidentali.
Lo stesso Levinson a questo proposito fa una affermazione estremamente
importante ed attuale: «In questa situazione potevano trarne profitto i partiti
e gli uomini politici».
E così è stato. E così si spiega il perché le potenti società multinazionali
occidentali, e di conseguenza partiti, uomini politici e mass-media a loro
asserviti, abbiano per tanto tempo fatto sì che all'Est niente mutasse dal punto
di vista politico ed economico. Dal momento che essi avevano con questi regimi
enormi interessi economici e finanziari comuni. Ecco la logica del baratto.
Quali erano queste principali multinazionali? La "Standard Oil", la "Shell Oil",
la "General Electric", la "Siemens", la "Krupp". Tanto per citarne alcune. Senza
contare le banche tra le quali emergevano il "Crèdit Lyonnais", la "Deutsche
Bank" e le banche del petroliere Rockfeller.
E pensare che Lenin nel suo opuscolo "L'imperialismo fase suprema del
capitalismo" aveva proprio citato il "Crèdit Lyonnais" come tipico esempio di
banca imperialista!
Ma c'è di più. Il PCI era, nella logica della operazione Vodka-Cola, una grossa
impresa capitalistica. E questo grazie alle sue numerose società commerciali,
strettamente legate alle banche di tutto il mondo. Ecco perché, sempre nella
logica della distensione e della coproduzione per interessi economici, l'URSS,
Carter e Agnelli appoggiarono verso la metà degli anni Settanta la teoria
berlingueriana del compromesso storico.
Levinson sostiene poi che in questa corsa al profitto la bustarella diventa un
aspetto preminente, anche se non preponderante rispetto all'enorme giro di
affari messo in moto dalla multinazionale Vodka-Cola. È come dire che i
rilevanti finanziamenti occulti che pur arrivavano nelle casse del PCI non erano
che la punta di un immenso iceberg.
In questo complesso, ma tutto sommato chiaro, quadro di interessi hanno avuto un
ruolo specifico e assai importante personaggi quali Sindona e il già citato
Agnelli. Secondo Carlo Bordoni, ex braccio destro di Sindona, la "Amincor Bank"
con sede in Svizzera aveva un conto fiduciario segreto sotto il nome di SIDCO,
sigla che a quanto gli era stato detto dal direttore della banca, stava per
Sindona-comunisti ed era usato da Sindona per passaggi di fondi al PCI.
Per quanto riguarda Agnelli c'è da dire che dopo il boom degli anni Sessanta la
Fiat cambia rotta e si riversa sui mercati dell'Est comunista e degli Stati
Uniti. Tutto questo con l'avallo e la benedizione del PCI che beneficerà
direttamente del nuovo orientamento commerciale. Sempre e comunque nella stretta
osservanza della operazione Vodka-Cola.
È notorio come negli anni Settanta Agnelli non faccia mistero di fidarsi più del
PCI che della DC. Tanto è vero che si infittiscono i suoi incontri e rapporti
con noti personaggi comunisti dell'epoca quali Segre, Peggio, Napolitano,
Cossutta, Ingrao e Pajetta. A conferma di quanto sopra detto allorché viene
convocato per il 24, 25 e 26 ottobre del 1976 un incontro in America per
discutere la situazione politica italiana, Agnelli e Brzezinski (braccio destro
di Carter), ai quali viene delegato il compito di preparare la lista
delle personalità componenti la delegazione italiana, si guardano bene
dall'invitare rappresentanze democristiane, ad eccezione di esponenti sindacali
della CISL. Ne fanno invece parte, tra gli altri, il comunista Segre ed il
socialista Mario Didò che militava nella corrente di sinistra allora guidata da
Lombardi.
È così che il PCI riceverà con il passare dei mesi un sostegno economico sempre
più forte da parte dei «vodka-colanizzatori». E sarà il garante del
proseguimento di una politica in favore del capitalismo. Alla stregua,
ovviamente, della DC e di altre forze politiche italiane con le quali il PCI
agirà sempre, in nome e per conto della Vodka-Cola, per mantenere lo stato di
cose esistente.
A livello internazionale e nazionale. Il partito di Berlinguer fu, quindi, alla
base del più grande scandalo commerciale del dopoguerra. Il suo comportamento
può essere paragonato a quello dei peggiori speculatori. Per decenni il PCI ha
predicato bene e razzolato male Lo ha potuto fare grazie, come abbiamo visto,
all'appoggio del grosso capitale, delle multinazionali, degli Stati Uniti e
dell'Unione Sovietica.
Non a caso fu proprio il grosso capitale che volle e finanziò la rivoluzione di
Ottobre -basti pensare alla massiccia egemonia ebraica prima, durante e dopo la
stessa-; così come è stato il grosso capitale che ha consentito lo stabilizzarsi
e l'espandersi dei regimi e dei partiti comunisti con i quali ha sempre
condiviso ingenti interessi economici. È stato infine il grosso capitale che di
recente ha detto basta al marxismo-leninismo.
In conclusione una osservazione. Tutto quanto sopra detto e in primo luogo
l'operazione Vodka-Cola non fanno altro che confermare, se ce ne fosse ancora
bisogno, come marxismo e capitalismo siano sempre state due facce di una stessa
medaglia. Mai va dimenticato che durante la seconda guerra mondiale hanno
insieme contrastato coloro che tutto questo avevano compreso e che soprattutto
volevano impedire quelle macroscopiche ingiustizie e contraddizioni, quegli
enormi guasti e disastri e quelle vergogne alle quali intere generazioni sono
state costrette ad assistere passivamente.
Oggi il grande imbroglio è alla luce del sole. Una delle due facce della stessa
medaglia, il marxismo, è miseramente e ignominiosamente uscito di scena. Ma
resta l'altra faccia. Quella autentica, arrogante e prevaricatrice. Quella che
ha sempre manovrato i fili. Quella che noi, da sempre, abbiamo definito il
nemico principale. E cioè il pensiero capitalista.
Gianni
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