«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 4 (31 Luglio 1992)

 

Vodka-Cola

 

 

Nel seguire le vicende relative a cospicui finanziamenti da parte dell'ex-Unione Sovietica ai partiti comunisti occidentali, ed in particolare all'ex-PCI e all'attuale PDS, mi sono immediatamente ricordato di essere uno dei pochi privilegiati in possesso di un volume di circa 400 pagine e dal titolo emblematico: "Vodka-Cola". Tale volume, il cui autore è Charles Levinson, canadese e studioso di multinazionali, uscì nel 1978 per i tipi della Casa editrice Vallecchi. Circolò per poco. In breve tempo sparì dai circuiti librari e reso introvabile.
Chi, come il sottoscritto lo ha letto e riletto, comprende benissimo i motivi per i quali (eravamo nel 1978 ed il PCI faceva il bello e cattivo tempo assecondato un po' da tutti e vedremo in seguito il perché) l'opera del canadese Levinson non doveva né poteva avere spazio.
Ma che cosa vi si sostiene? Difficile raccontarlo in un breve articolo, ma vale la pena provarci. Emerge con chiarezza uno spaccato importante e rilevante della storia recente del mondo e del nostro Paese in particolare. Ma si fa anche finalmente giustizia del tremendo equivoco e del colossale imbroglio che per decenni ha rappresentato il cosiddetto socialismo reale. Si alzano i veli su veri ruoli e reali funzioni dei partiti comunisti occidentali, PCI in prima fila. Si comprende appieno il grande e tragico bluff che per milioni di militanti ignoranti o in buona fede ha costituito il marxismo-leninismo. Una gigantesca azienda commerciale e supercapitalistica che ha consentito a pochi privilegiati di arricchirsi e, di conseguenza, tradire quotidianamente e spudoratamente gli autentici postulati, giusti o sbagliati che fossero, dell'Internazionale comunista.
Questo è accaduto nei regimi dell'Est come in Italia. Significativa è la vicenda del tiranno romeno Ceausescu, a lungo e non a caso coccolato dai regimi capitalistici dell'Occidente con i quali condivideva giganteschi affari e interessi. E di esempi in questo senso ne potremmo portare a iosa anche per quanto riguarda il PCI e i suoi uomini di vertice.
Levinson smaschera con dati, nomi e cognomi, cifre, vicende quanto il mondo politico fino ad allora aveva tentato di accreditare. E cioè, in primis, l'idea che la distensione fosse il risultato degli sforzi effettuati, sia ad Ovest che ad Est, a favore della pace e della coesistenza pacifica tra i due blocchi. Egli sostiene che realtà e verità sono completamente diverse. Infatti il processo di distensione è cominciato e si è sviluppato in rapporto all'aumento delle relazioni economiche tra «avversari ideologici».
E questo incremento di rapporti commerciali si è fondato, a sua volta, sul concetto di «coproduzione». In poche parole di baratto. Le aziende capitaliste capirono a suo tempo che bisognava sfruttare e valorizzare al massimo i vantaggi offerti dai Paesi dell'Est: bassi salari, assenza di scioperi, costi di produzione meno elevati. Venne così realizzato un gigantesco sistema che si basava su un finanziamento costituito da crediti occidentali concessi a tassi di interesse estremamente bassi. Come contropartita alla concessione tecnologica capitalista i Paesi dell'Est cedevano alle società private occidentali parte della loro produzione che poteva così essere riesportata verso i mercati occidentali.
Lo stesso Levinson a questo proposito fa una affermazione estremamente importante ed attuale: «In questa situazione potevano trarne profitto i partiti e gli uomini politici».
E così è stato. E così si spiega il perché le potenti società multinazionali occidentali, e di conseguenza partiti, uomini politici e mass-media a loro asserviti, abbiano per tanto tempo fatto sì che all'Est niente mutasse dal punto di vista politico ed economico. Dal momento che essi avevano con questi regimi enormi interessi economici e finanziari comuni. Ecco la logica del baratto.
Quali erano queste principali multinazionali? La "Standard Oil", la "Shell Oil", la "General Electric", la "Siemens", la "Krupp". Tanto per citarne alcune. Senza contare le banche tra le quali emergevano il "Crèdit Lyonnais", la "Deutsche Bank" e le banche del petroliere Rockfeller.
E pensare che Lenin nel suo opuscolo "L'imperialismo fase suprema del capitalismo" aveva proprio citato il "Crèdit Lyonnais" come tipico esempio di banca imperialista!
Ma c'è di più. Il PCI era, nella logica della operazione Vodka-Cola, una grossa impresa capitalistica. E questo grazie alle sue numerose società commerciali, strettamente legate alle banche di tutto il mondo. Ecco perché, sempre nella logica della distensione e della coproduzione per interessi economici, l'URSS, Carter e Agnelli appoggiarono verso la metà degli anni Settanta la teoria berlingueriana del compromesso storico.
Levinson sostiene poi che in questa corsa al profitto la bustarella diventa un aspetto preminente, anche se non preponderante rispetto all'enorme giro di affari messo in moto dalla multinazionale Vodka-Cola. È come dire che i rilevanti finanziamenti occulti che pur arrivavano nelle casse del PCI non erano che la punta di un immenso iceberg.
In questo complesso, ma tutto sommato chiaro, quadro di interessi hanno avuto un ruolo specifico e assai importante personaggi quali Sindona e il già citato Agnelli. Secondo Carlo Bordoni, ex braccio destro di Sindona, la "Amincor Bank" con sede in Svizzera aveva un conto fiduciario segreto sotto il nome di SIDCO, sigla che a quanto gli era stato detto dal direttore della banca, stava per Sindona-comunisti ed era usato da Sindona per passaggi di fondi al PCI.
Per quanto riguarda Agnelli c'è da dire che dopo il boom degli anni Sessanta la Fiat cambia rotta e si riversa sui mercati dell'Est comunista e degli Stati Uniti. Tutto questo con l'avallo e la benedizione del PCI che beneficerà direttamente del nuovo orientamento commerciale. Sempre e comunque nella stretta osservanza della operazione Vodka-Cola.
È notorio come negli anni Settanta Agnelli non faccia mistero di fidarsi più del PCI che della DC. Tanto è vero che si infittiscono i suoi incontri e rapporti con noti personaggi comunisti dell'epoca quali Segre, Peggio, Napolitano, Cossutta, Ingrao e Pajetta. A conferma di quanto sopra detto allorché viene convocato per il 24, 25 e 26 ottobre del 1976 un incontro in America per discutere la situazione politica italiana, Agnelli e Brzezinski (braccio destro di Carter), ai quali viene delegato il compito di preparare la lista
delle personalità componenti la delegazione italiana, si guardano bene dall'invitare rappresentanze democristiane, ad eccezione di esponenti sindacali della CISL. Ne fanno invece parte, tra gli altri, il comunista Segre ed il socialista Mario Didò che militava nella corrente di sinistra allora guidata da Lombardi.
È così che il PCI riceverà con il passare dei mesi un sostegno economico sempre più forte da parte dei «vodka-colanizzatori». E sarà il garante del proseguimento di una politica in favore del capitalismo. Alla stregua, ovviamente, della DC e di altre forze politiche italiane con le quali il PCI agirà sempre, in nome e per conto della Vodka-Cola, per mantenere lo stato di cose esistente.
A livello internazionale e nazionale. Il partito di Berlinguer fu, quindi, alla base del più grande scandalo commerciale del dopoguerra. Il suo comportamento può essere paragonato a quello dei peggiori speculatori. Per decenni il PCI ha predicato bene e razzolato male Lo ha potuto fare grazie, come abbiamo visto, all'appoggio del grosso capitale, delle multinazionali, degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica.
Non a caso fu proprio il grosso capitale che volle e finanziò la rivoluzione di Ottobre -basti pensare alla massiccia egemonia ebraica prima, durante e dopo la stessa-; così come è stato il grosso capitale che ha consentito lo stabilizzarsi e l'espandersi dei regimi e dei partiti comunisti con i quali ha sempre condiviso ingenti interessi economici. È stato infine il grosso capitale che di recente ha detto basta al marxismo-leninismo.
In conclusione una osservazione. Tutto quanto sopra detto e in primo luogo l'operazione Vodka-Cola non fanno altro che confermare, se ce ne fosse ancora bisogno, come marxismo e capitalismo siano sempre state due facce di una stessa medaglia. Mai va dimenticato che durante la seconda guerra mondiale hanno insieme contrastato coloro che tutto questo avevano compreso e che soprattutto volevano impedire quelle macroscopiche ingiustizie e contraddizioni, quegli enormi guasti e disastri e quelle vergogne alle quali intere generazioni sono state costrette ad assistere passivamente.
Oggi il grande imbroglio è alla luce del sole. Una delle due facce della stessa medaglia, il marxismo, è miseramente e ignominiosamente uscito di scena. Ma resta l'altra faccia. Quella autentica, arrogante e prevaricatrice. Quella che ha sempre manovrato i fili. Quella che noi, da sempre, abbiamo definito il nemico principale. E cioè il pensiero capitalista.
 

Gianni Benvenuti

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