l'ultima
Federalismo? Parliamone
Con il documento approvato dal
Coordinamento regionale -che qui pubblichiamo- in un'assemblea che ci siamo
permessi di definire «costituente», "Calabria Libera" è passata dalla fase di
elaborazione concettuale a quella dell'azione politica. E, non a caso, ha
arricchito il manifesto programmatico originario di un nuovo e decisivo impegno
sul fronte del federalismo.
Si tratta, ovviamente, di una prima riflessione -con tutto quanto, anche in
termini di approssimazione, può esserci in un approccio iniziale- ma la scelta,
per il contesto in cui avviene, è di quelle che «pesano» e non mancherà di
stimolare un acceso dibattito. Ne parleremo ancora. Non solo perché non ci
appartengono -e, personalmente, non ci sono mai appartenuti!- pregiudizi
nazionalistici e statolatrie patologiche, quanto perché convinti che un progetto
federalista, così come abbozzato nel documento, non sia assolutamente in
contrasto con quella «concezione della vita e del mondo» alla quale, sia pure
con diversa sensibilità ed intensità, ciascuno di noi fa riferimento.
Su altro versante, siamo altrettanto persuasi, che un progetto federalista sia
funzionale tanto al riscatto della Calabria, quanto alla costruzione di un
processo di vera e sostanziale unità nazionale che, dal Risorgimento in poi, non
è mai stato realizzato. D'altra parte, un Movimento giovane e dai poveri mezzi,
ma con grandi ambizioni, non può stare alla finestra osservando ciò che accade.
Mai come in questa fase della Storia, è necessario guardare oltre la cronaca per
tentare -almeno tentare!- di interpretare fatti e «tendenze» che abbiano
significato e valenza, come dire?, epocale.
In ogni caso, non tocca certo a noi arroccarci a difesa dell'esistente. Semmai
-ecco il punto- avvertiamo l'obbligo morale, prima che politico, di dare il
nostro contributo -per modesto che sia- alla costruzione del nuovo. Ed il nuovo,
in Calabria, non può non passare dal recupero della memoria, delle tradizioni,
della cultura, delle radici, in una parola dell'identità di una Terra dalla
civiltà millenaria che il partitismo imperante -braccio politico di interessi
economici e finanziari- ha lasciato sprofondare in un degrado infinito ed
insopportabile.
Altri, non noi, devono difendere lo sciagurato regime dei partiti. Altri si
affannino a difesa di un modello di Stato che ha realizzato in Calabria
condizioni di tipo coloniali e ritiene di esaurire il proprio compito ed
assolvere alle sue funzioni con qualche parata funebre e qualche elemosina. E,
per dirla tutta e con franchezza -anche se, per esigenze di spazio, solo con una
battuta- tocca ad altri issare vessilli garibaldini.
Non certo ai calabresi.
Beniamino Donnici
Documento Politico Programmatico
votato all'unanimità dall'Assemblea del 15 giugno 1992
I risultati del recente «esperimento elettorale-amministrativo» confermano ed
accreditano "Calabria Libera" come il solo fenomeno politico nuovo ed indigeno,
capace di interpretare e rappresentare le ansie di cambiamento e rinnovamento
che salgono dalla società calabrese.
Dovendo passare, necessariamente, da una fase di elaborazione concettuale ad una
fase propriamente operativa occorre, da un lato accentuare il lavoro politico di
militanti e quadri dirigenti, rendendolo organico e funzionale alla costruzione
di strutture di tipo nuovo, coerentemente con le rivendicate peculiarità del
Movimento e con il rifiuto di modelli organizzativi tradizionali, partitici e
non; dall'altro, definire ulteriormente -in termini culturali, politici e
programmatici- l'identità di un Movimento autenticamente antagonista rispetto
all'attuale sistema di potere, oggi in evidente ed irreversibile crisi.
In tal senso va rimarcato come la costruzione di un Movimento di liberazione
della Calabria dalla vecchia politica, organicamente legata al mondo degli
affari ed alla criminalità organizzata, passi per il riconoscimento del
fallimento dell'attuale modello statuale. Lo stesso concetto di unità nazionale
è, appunto, soltanto un concetto e finisce per essere funzionale ai profeti
dell'attuale sistema di potere, mentre v'è l'esigenza di avviare, su basi nuove,
un processo di unificazione vera e sostanziale. Libera dal giogo di Yalta,
l'Europa -tanto ad Est, quanto ad Ovest- viaggia sulla rotta del federalismo:
ovvero sulla ricerca e valorizzazione -per la costruzione di nuove Comunità
nazionali- di specificità, tradizioni, culture, identità prima regionali e,
successivamente, sovraregionali.
Quasi che, con la fine dell'Impero sovietico e con l'appalesarsi della crisi di
quello americano, i popoli vadano alla ricerca di appartenenze più antiche e
profonde delle stesse, attuali, appartenenze nazionali.
"Calabria Libera" giudica tale scenario particolarmente stimolante per proporre
un progetto federalista che tenga conto delle pari dignità delle singole
Comunità di popolo, distante tanto dal federalismo economicistico e di «mercato»
propugnato dalle Leghe, quanto dal neo-regionalismo burocratico-amministrativo
vagheggiato da quasi tutti i partiti tradizionali.
Del resto, i calabresi non hanno nulla da difendere di un modello di Stato al
quale, storicamente, hanno pagato costi immensi fino a ridursi in condizioni di
colonia.
"Calabria Libera", inserendo all'interno del manifesto programmatico a suo tempo
elaborato un proprio originale progetto federalista, auspica e sollecita un
dibattito tra tutte le forze calabresi di impostazione federalista.
Comunicato
Stampa
II coordinamento regionale
"Calabria Libera", in una nota a firma Lupia, ha espresso «viva soddisfazione
per il risultato conseguito dal Movimento a Strangoli e Cassano. In quest'ultimo
importante centro della sibaritide, l'affermazione personale dell'on. Donnici ha
una valenza politica particolare. "Calabria Libera", alla sua prima uscita,
conquista consensi e seggi nei comuni dove ha presentato liste il che -tenuto
conto della diversità dei test e, soprattutto, della recentissima costituzione
del Movimento- indica un'area di consenso potenziale estesa a tutta la regione.
Eravamo persuasi che "Calabria Libera" fosse l'unico fatto politico veramente
nuovo in una regione particolarmente degradata e questi risultati confermano che
avevamo visto giusto tagliando, per tempo, il cordone ombelicale con partiti
sempre più in crisi ed ormai assolutamente non credibili. Si tratta ora di
definire meglio la nostra identità e di accentuare un lavoro politico che
potrebbe riservare in tempi brevi non poche e positive sorprese».
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