Associazioni per
delinquere
È l'opinione della maggioranza degli italiani: ogni rappresentanza «popolare»
-consiglio comunale, provinciale, regionale, parlamentare-; ogni rappresentanza
nelle municipalizzate, negli enti statali o bancari; ogni qualsiasi
organizzazione espressa dalle odierne istituzioni, è prevaricazione,
concussione, estorsione. Le nomine e le designazioni son sì suggerite dai
partiti, ma è il malavitoso componente che ne opprime gli apparati e li
condiziona. Il suo potere è tanto più esteso per quanto è meno definito dalla
legge e dalle norme.
È risibile la volontà del popolo o, se vogliamo, dell'elettore. Che ha perso
ogni stimolo morale, che ha fatto appassire ogni sua volontà — salvo non sia
mossa da interessi materiali; che ha infiacchito il proprio carattere perdendo
ogni virtù; che accetta passivamente di essere rappresentato da chi ha acquisito
maggiori diritti politici in proporzione al reddito, alle rendite di qualsiasi
natura, alla ostentazione della disponibilità di denaro; che si genuflette come
un cortigiano di fronte ai ciarlatani che praticano l'intrigo, la violenza, la
superbia. È in quest'ultima il vezzo peggiore perché, essendo maschera della
dignità, nasconde la menzogna. Fanno sorridere le manette televisive fatte
applicare ai polsi di qualcuno da alcuni magistrati. Noi gioiremo soltanto il
giorno che vedremo chiudersi, le manette, ai polsi di qualche togato. Il nostro
desiderio non è dettato da una malsana voglia di rivincita per sentenze
dissennate o inquisizioni di parte. No!, l'essere umano, più è carico di
responsabilità, più è soggètto a compiere errori. E, proprio per questa ragione
-gli errori-, non gli possono essere addebitati né ricordati.
Ma pure non deve essere vietato, a noi elettori -che per «censo» apparteniamo
alla classe dei paria-, la facoltà di censurare la non operatività di chi, pur
vivendo in uno qualsiasi degli oltre ottomila comuni italiani, non riesce ad
avvertire il lezzo che vi emana. E non interviene neppure se sollecitato. Timore
di decapitare la classe politica, di dover interrompere la corsa alle promozioni
per riprenderla con affanno? Le responsabilità, a buon diritto, concedono anche
i privilegi. Ma essi vanno intesi come gradini della scala sociale, non come
posizione raggiunta allo scopo di barattare scambio di favori. La connivenza è
diventata prassi ed è entrata a far parte, a pieno titolo, del costume attuale.
Si dice e si vocifera che le ideologie sono finite, che pensiero, immaginazione
e sentimenti sono forme mentali residui di un passato che negava la modernità.
Non siamo disposti ad accettare questi dettami. L'opposizione a questo sistema
deve dar luogo ad una violenta reazione affinchè non germogli lo scetticismo ed
il pessimismo, quello stato morboso di transizione che pare non debba aver mai
fine.
Occorre volontà e dedizione al sacrificio.
Scrive Ernst Junger nel suo "Trattato del Ribelle": «Quando tutte le istituzioni
divengono equivoche o addirittura sospette, [...] la responsabilità morale passa
nelle mani del singolo, o meglio del singolo che ancora non si è piegato. Il
Ribelle è il singolo, l'uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere
che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche
giurista di partito. Il Ribelle attinge alle fonti della moralità ancora non
disperse nei canali delle istituzioni».
Ebbene, è il momento del Ribelle. Del singolo. Che «Deve scegliere: o seguire il
branco o combatterlo».
a. c.
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