Un futuro da ricordare
«La gioventù sa vincere, ma non sa conservare la vittoria, ed è pietosamente
debole dinanzi all'età matura. Balbettammo che avevamo combattuto per un nuovo
cielo ed una nuova terra, ed essi ci ringraziarono cortesemente e conclusero la
loro pace».
Strana generazione la mia.
Legati dal comune disgusto per «l'ordinario» ci siamo ritrovati sempre «a
sinistra» di qualcosa, istintivamente incapaci di accettare regole e
compromessi, mediazioni e ipocrisie.
Fascisti in quanto eretici, anticonformisti, ribelli, non c'è mai fregato nulla
di treni in orario e porte aperte, di ordine e disciplina, abbiamo sempre voluto
essere irriverenti per statuto e trasgressori per vocazione. Il «nostro
Fascismo» è stato il Sogno di una Vita diversa, colorata, allegra; di una
Nazione ridestata alla sua Identità; di un popolo affrancato dal Dio Denaro; di
un Uomo consapevole della sua Divinità.
Commercianti in crisi per i «balzelli di regime», bancali preoccupati della
crisi dei «valori», giovani vogliosi di studiare «senza scioperi», borghesi
penamortisti e ipocriti, non sono mai stati al centro dei nostri pensieri.
Siamo stati visceralmente anticomunisti, ma non per difendere i conti in banca
di questa Italia democristiana, ma per testimoniare Memorie e Radici di Popolo
che non dovevano essere offese dalla massificazione.
Strana generazione la mia. Capace di cogliere l'Essenza di una intuizione. Di un
messaggio. E di saper rompere gli schemi di appartenenze e involucri ormai
«insignificanti», facendo nascere dall'abbandono degli ormeggi e delle
rassicuranti «certezze» non la Vertigine dell'Abisso ma l'Ebbrezza della nuova
Avventura.
Un Paese massacrato nella Memoria e nel territorio dalla logica del profitto, un
Popolo umiliato e ridotto a massa, a indeterminato insieme di anime e di sguardi
spenti, di volontà inerti, di ventri pieni ma flaccidi.
Ma i giochi non sono ancora fatti. Inaspettatamente «qualcosa» sta iniziando a
serpeggiare, a riaffiorare, a far capolino: nell'arte come nel cinema, nella
musica come nella cultura. Certamente frammenti, ma frammenti importanti, da
ricomporre in mosaico, da ricondurre ad Armonia: ragazzi, ecco il nostro
compito, maledettamente difficile e affascinante. Rientrare nel Gioco per creare
sinergie positive con viandanti provenienti da altre strade.
I Muri hanno ceduto, le vecchie Certezze sono finite, sorgono nuove Amicizie e
si focalizzano inimicizie radicali e assolute che preannunciano lo scenario del
nuovo conflitto.
Andare oltre le rassicuranti caselle comportamentali e politiche del nostro
passato per inverarle e non renderle sterili è necessario ed urgente. Ancora una
volta con spirito scanzonato e senza prenderci troppo sul serio, ma
impersonalmente consapevoli di dover fare ciò che comunque «va fatto».
La mia generazione è strana. Forse riprendendo a «sognare da sveglia» tornerà
finalmente ad essere pericolosa.
Fabio
Granata
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