«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 6 - 7 (31 Ottobre 1992)

 

Benedetti quei bulloni!


Li abbiamo visti e soprattutto ascoltati tutti all'indomani delle sonore, sacrosante e colorite contestazioni di piazza contro i capi di quella che un tempo era la triplice sindacale; contro coloro che qualche anno fa Giorgio Bocca definì «i signori dello sciopero».
TV di Stato, Fininvest, carta stampata, uomini politici di governo e della cosiddetta opposizione, confindustria, sindacalisti, vescovi, prelati per arrivare fino, e non poteva mancare, al presidente della Repubblica.
Tutti in coro; tutti in fila come le pecore, a condannare, stigmatizzare, apostrofare, lanciare proclami, sputare sentenze. Secondo un copione vecchio e stantio. Tutti solidali. Tutti scandalizzati. Tutti impauriti. Tutti pronti a condannare la violenza. Ma, guarda caso, solo quando si ritorce verso di loro che di violenza se ne intendono, eccome!, avendola praticata e pilotata sistematicamente da più di quaranta anni. Violenza fisica e morale. Violenza contro le coscienze, che è la peggiore.
Una cosa è certa. Quelle contestazioni, quei pomodori e quei bulloni non erano soltanto rivolti contro chi ha tradito gli interessi dei lavoratori, ma anche e soprattutto contro una intera classe politica (governo e opposizione) che ha portato e sta portando il nostro Paese alla miseria, depauperandolo, offendendolo e intristendolo giorno dopo giorno. Contro una classe politica che ha creato, e continua a consolidare, abissali ingiustizie. Contro una classe politica, ladrona e cinica, che intenderebbe ancora una volta far pagare tutti i propri errori e le proprie prevaricazioni alle categorie più umili e più oneste. Una classe politica che, dopo avere rubato,, malgovernato e razziato a più non posso; dopo essersi arricchita a dismisura e senza alcun ritegno, scarica sui lavoratori dipendenti, i pensionati, i disoccupati il peso della sua incompetenza e della sua voracità.
Dopo quasi cinquanta anni di soprusi e di vessazioni nessuna testa che cade. Nessuno che paghi. Tutti al loro posto. Le medesime facce impotenti e spudorate.
I responsabili dello sfascio sono intoccabili. Come i gangsters a New York e i capi mafia a Palermo. Una vergogna.
E se qualcuno alza la testa, eccoli tutti uniti -governo, sindacati e opposizione- a lanciare anatemi. A salire in cattedra. A criminalizzare. Aiutati da TV e stampa asservita. È un giochetto che dura, e paga, da troppo tempo.
Ecco perché benedetti siano quei pomodori e quei bulloni. Speriamo che non sia che l'inizio. Questa classe politica, tutta intera, va presa a calci nel culo. Occorre fare tabula rasa. Altro che alternanza e riforme istituzionali! I «signori dello sciopero» ed i padroni incontrastati di questa Italia partitocratica e post-fascista cominciano ad avere paura. Sanno di non potere restare sempre impuniti e sul seggiolone. Cominciano a perdere la testa. Ed ecco allora che, more solito, tirano in ballo il fascismo. Che tristezza!
«Fascisti sono quelli che fanno la gazzarra sulle piazze». Hanno tuonato quasi tutti in coro. È il ritornello che li ha salvati per quasi cinquanta anni. Ma questa volta è un autogol clamoroso. Questa volta hanno colpito nel segno. Hanno ragione. Quei pomodori e quei bulloni sono senza dubbio, anche se ancora inconsapevolmente, «fascisti». Nel significato autentico e positivo del termine. Perché sono andati dritti a contestare questa Italia corrotta, sporca, ingiusta e ladrona nata proprio alla resistenza.
Questo regime, che cola grasso antifascista rancido, giorno dopo giorno ha distrutto e quasi cancellato tutte quelle conquiste sociali che proprio il fascismo aveva realizzato. Gli asili nido, le scuole materne, l'istruzione obbligatoria gratuita, la assistenza medica gratuita, la tredicesima, le colonie marine e montane gratuite per i figli dei lavoratori, l'INPS, l'INAIL, l'IRI, l'IACP, il diritto alla casa in proprietà tramite il riscatto. E chi più ne ha più ne metta.
Questa classe politica, guarda caso, sta colpendo pesantemente la sanità, la scuola, la tredicesima, la casa. Sta affossando quello stato sociale che proprio il fascismo aveva avviato e costruito. Nostalgismo? No, storia autentica. E lo fa vigliaccamente. Senza scrupoli, cinicamente. Accusando poi di fascismo chi alza la testa. Chi non ci sta.
I pomodori ed i bulloni di Firenze, Torino, Bologna hanno fatto paura... Hanno detto che la pacchia sta per finire, che molti italiani stanno aprendo gli occhi. Molti di più di quelli che sono scesi in piazza a gridare.
Si avvicina il giorno in cui a pedate nel culo verranno mandati tutti a casa. Al minimo di stipendio. A rendere conto dei profitti di regime e degli arricchimenti illeciti. Benedetti siano, dunque, quei pomodori e quei bulloni.
 

Gianni Benvenuti

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