«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 6 - 7 (31 Ottobre 1992)

 

I beati Paoli

 

I Beati Paoli uccidevano a Palermo per portare la luce della giustizia. Quando venne meno l'autorità dei legulei, nella profondità della Sicilia velata dall'inquietudine di un seicento di profumi e merletti, dalle viscere buie della città nacquero gli eroi incappucciati, i confrati del beato apostolo di Cristo, forgiati nel segno del pugnale e del crocefisso. I Beati Paoli: la leggenda nera che generò la Mafia.
E conobbero il silenzio. L'oscurità fu loro amica, complice indispensabile della quotidiana pratica della verità. Generarono amore, la meravigliosa passione avvampata nel fondo dei tramonti; venerarono la Madonna addolorata, la madre cullata nel rullio della tristezza del mare; incantarono di poesia la terra di Trinacria come ninfa argentata bagnata dalle lacrime della luna.
Furono inventati per rinsaldare la rispettabilità, l'onore e la paterna benevolenza di un'epoca assediata dalla violenza e dalla ferocia della miseria. E furono insieme nobili, liberi officianti delle corporazioni artigiane, servitori in livrea, soldati di coppa e bastoni, re di danari e cavalieri di spada, e alfieri. E abitarono la fantasia del mazzo di carte, simboli di una notte assaporata per la giustizia. Per la pietà degli uomini e per la misericordia di Dio.
E colorarono di sangue la speranza dei dolenti, le candele dei saloni addobbati a festa, le processioni del venerdì Santo, le novene di Natale.
E magnificarono il processo ai malvagi orbati della carità per la restituzione del giusto, per la dote legittima, per il Dio d'Amore tornante di fede, per la fame dei bambini.
E diventarono mafiosi, senza tritolo e senza appalti. Mafiosi all'uso del tempo antico. Come se sapessero lo spavento delle nubi foriere di morte. Come se sapessero di vedere un giorno venire incontro al lutto delle vedove la televisione dei cantanti e delle parole inutili, la sindacalizzazione, lo spettacolo degli arresi, la vacuità dei disarmati. E indossarono una nuova maschera. Per attraversare il lago dei luoghi comuni, la palude della mobilitazione di partito, il belato delle scolaresche, la malafede dei veri conniventi. E indossarono una maschera conciata nel ruvido cuoio, fissata nell'incanto del dolore, nel dolore dei forti. Per la pietà e la misericordia della giustizia.
 

Pietrangelo Buttafuoco

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