«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 6 - 7 (31 Ottobre 1992)

 

Al principino vedi di farci un servizietto di conforto...

 

alla cortese attenzione di Filippo Ceccarelli

 

«Gemma, ama solo la mia flemma,
Bice, solo io la fo felice,
Rina, lei per me la cocaina se la prende a colazione,
pensando a Gastone».

(Ettore Petrolini
, "Gastone")

«Mo quando veniva su l'Arpinati,
era tutto un rullar di cosce».

(Leo Longanesi
, "L'Italiano")
 

 

Non posso fare a meno di incuriosirmi alle vicende della signorina Ciccone. Le interviste di Madonna mi solleticano la parte hard del cervello, e dopo aver letto le infiorate, le frasette di ordinaria castroneria, tutte le insalatine di essa mi stuzzicano, perché non ho capito la battuta ricorrente della signora sui fascisti sessuali e/o sessuofobi, cioè su sta' storia assurda del nostro prudor pudoroso. Si sa, è la guerra delle parole. Questa deliziosa lesbicotta ritiene di liquidare i problemi di lenzuolo in italico suolo evocando lo spettro del fascismo, spruzzando qui e lì quel tanto di Vaticano. (Come quella topina rasata di Sinead O' Connor che strappa in diretta la foto del Papa). È proprio la guerra delle parole, la retorica pallona dei videoclip, l'affabulazione del rock pipparolo, il sentenza-dance, la noia tump tump. Capita pertanto che il fascismo venga evocato dalle madame rockettare, per evocare il male, per sentire l'odore del cuoio, le natiche strette, gli anelli al collo, i clisterini, stantuff, tuff, zipp, zupp. Ma per dirne veleni ed ipocrisie.
Lei, Madonna, gode. Gode alla grande, con sexualissima animazione, con ritmo e circospezione. Su e giù della malora, teorizzando capelli, scriminature, scollature, plastica, su è giù alla grande per «scandalizzare i fascisti sessuofobi che si vergognano della loro sessualità».
Questa la ripetiamo: «per scandalizzare i fascisti sessuofobi che si vergognano della loro sessualità». Ma che è, è scema tutta? Dove li ha visti questi sessuofobi? Noi abbiamo una grande tradizione di fantasia, esuberanza e depravazione da poter scrivere l'enciclopedia treccani della «Dolce Vita», quindi non possiamo accettare questa pirletta che gracida ai microfoni le sue elucubrazioni manco se fosse la pia, la pura, colta in un giorno di eccitazione.
Eppure gode. Lei gode, ma lo dice, lo fa vedere, finge di farlo vedere. Gode su e giù alla grande. Ma chi la vede?! Chi la vede?! Ma non lo sa chi noi quanto a moralità, a decoro, a pudore, possiamo far chiudere bottega a tutti. (Quando vi racconterò le avventure del mio avo Francesco Buttafuoco, conte presso gli Angiò, amico di Boccaccio, saprete, saprete...) Lo stesso Benigni sembra un giovanotto del fascismo anarchico che solo per un equivoco esistenziale non si trova in barricata. E comunque non temiamo confronti. Abbiamo tutto.
Abbiamo un campionario di amatori da fare invidia a chiunque: il Gabriele e Benito su tutti (per tacer degli altri). Abbiamo grandi pederasti: ancora Gabriele e Yukio Mishima, gli Arditi, per tacer degli altri che non vogliono pubblicità (ma solo per curarsi il campo d'azione), abbiamo contato almeno dieci travestiti di Napoli, i «femminielli», che votano e hanno votato e continueranno a votare MSI; stesso discorso con le gentilissime maitresse della Catania barocca.
Dalla storia della nostra razza infine (in barba a Marco Pannella) si leva il fumo dell'hascisc nero con cui Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini si empivano le nari e il cervello, e con loro un intero esercito di cocainomani: naturalmente ancora il Gabriele, i suoi soldati, le sue femmine, i suoi lettori, i suoi nemici, i suoi creditori, tutta gente del bel tempo che fu. Altro che droga e rock and roll, vizio e moschetto fascista perfetto. Ma su questo non ci piove: quando la cocaina era polvere di diletto aristocratico, perché un po' porcelli siamo stati, fummo, siamo e saremo, ma sempre con la puzza al naso.
Chi vuol fare ridere dunque Madonna?
L'Arpinati, il grande vate dello squadrismo, non l'avrebbe degnata di uno sguardo; lungo i corridoi delle Case Chiuse -con le ricevutine, le mezzore, le due ore, le marchette- non l'avrebbe presa Wanda, la mitica tenutaria di montanelliana memoria. Nessuno certamente si sarebbe sognato di sentirsi dire «sessuofobo», figurarsi chi, come noi, viene dall'«ideologia italiana».
Sandro Attanasio, storico, già direttore del mitico Hotel delle Palme mi ha raccontato un aneddoto che la dice lunga sulla nostra santa disponibilità ai problemi di ogni lenzuolo. Ascoltate: quando gli americani sbarcarono in Sicilia, l'unico che restò al suo posto di federale fascista fu il caro Tano Laterza che nella grande confusione imponeva ancora un giusto ritmo di lavoro nonostante, nonostante tutto, nonostante la solitudine e la guerra. Un bel giorno al suo tavolo di lavoro arrivò questa lettera (leggendola, caricatela con la lussureggiante cadenza palermitana):
«Eccellenza,
qui a Palermo, regna la bestialità e la confusione. Le case sono sventrate, le strade deserte, i proiettili si sparano a chi piglia piglia. Non c'è un minuto di tranquillità. Trepidazione e preghiera dovrebbero scandire le ore incerte di queste giornate. Eppure la gente fotte. Sì, Eccellenza, la gente fotte. Non c'è angolo, non c'è portone, non c'è sottoscala, non c'è albero, non c'è stalla, non c'è bagghiolo dove la gente non fotte. Eccellenza, chi le scrive è il principino Caetano Culicchi di Valledolmo. E vengo alla fine della mia lettera per dirle questo: e mai possibile che io, quando tutti pensano al proprio piacere, io solo devo restare senza un minimo di sollazzo? Provveda in questo senso, faccia fino in fondo il suo dovere».
Figurarsi la faccia di Tano Laterza, rilesse la lettera e senza scomporsi più di tanto -conscio dell'insondabile mistero umano- chiamò l'usciere, un povero stolido zoppo rimasto a disposizione, e gli ordinò di raggiungere con la bicicletta, immediatamente e senza meno, palazzo Culicchi.
«Eccellenza» disse l'usciere «che cosa debbo fare?» «Niente, chiedi del principino e vedi di farci un servizietto di conforto, e speriamo che per oggi si accontenti. Ma lavati la faccia almeno. Non lo fare "scaìntari", non lo fare spaventare».
Che vi dicevo? Disponibilità ai problemi di lenzuolo altrui. Altro che sessuofobi.
 

Pietrangelo Buttafuoco

 

P.S. — Nel caso chiamasse Madonna mi trovo a Parigi, ci sentiamo lunedì. Oppure si rivolga ad Italo Bocchino.

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