«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 8 - 9 (31 Dicembre 1992)

 

Un nuovo Dio e una nuova religione

 

Dobbiamo arrivare al momento in cui anche il giusto
tema di presentarsi di fronte alla giustizia

 


Se esaminiamo la nostra società, il tipo di istituzioni che ad essa presiedono, i materiali con i quali è stata costituita, la sua fine non poteva che essere questa. Un gruppo di mercenari intruppati nelle salmerie al seguito degli eserciti stranieri, e da questi delegati alla signoria, potevano produrre solo miseria morale e materiale. Sorretti, nel loro agire, dai predicatori del culto di un democraticismo intellettuale, falso, pieno di tare perché fatto consistere nello estraniarsi dell'intelligenza dal lavoro, dall'economia, dalle classi disagiate, hanno rincretinito un popolo intero facendogli dimenticare che «questa nazione operaia, ha i suoi costumi, le sue tradizioni, i suoi eroi, i suoi miti ancorché i suoi dèi».
Oggi si sente nell'aria, palpabile, il desiderio dello strepitoso; si avverte l'enfasi naturale del rivoluzionario, la sua volontà di far finire tutto nella rovina generale per riuscire ad avvicinarsi alla perfezione. Sul terreno dissodato di questo sistema e delle sue istituzioni va seminato abbondantemente il sale. Nei politici, nei partiti attuali -tutti- non può essere riposta speranza alcuna -neppure per un attimo- in un eventuale ravvedimento o in un benché minimo barlume di saggezza. Hanno avuto mezzo secolo per farlo. Vanno distrutti. Non meritano neppure un giudizio. Infatti, se dovessero essere processati, la difesa d'ufficio di qualche leguleio, potrebbe ottenerne il riconoscimento.
Non è più possibile riferirci a formule, classificarle, cercare in esse. Perderci nell'una o nell'altra, studiarne l'evoluzione per renderne possibile l'applicazione. Che, le formule (le ideologie), hanno sempre avuto attinenza a situazioni esistenziali attraverso le quali sono pervenute nella realtà. La morale odierna è fondata su un profitto materiale immediato? Ebbene, ai pochi, oggi è demandata una missione: essere intransigenti, ripudiare le culture circostanti, formarsi una nuova ideologia e un'organizzazione (pur senza capi e senza gerarchie) tale da essere, al momento opportuno, in grado di ricostituire il tessuto sconnesso; di rimettere l'ordine nel pensiero attraverso una efficace disciplina intellettuale; di educare ad una concezione della vita capace di resistere alle scosse delle passioni e degli interessi. Il «nuovo» può venire soltanto con la distruzione del «tutto».
Il «nuovo» non può prodursi per evoluzione ma per mezzo della scissione, dalla massa, di un gruppo di uomini animati dalla religiosa coscienza di costituire un elemento di negazione e sostituzione. Con lo slancio entusiastico di chi vede all'orizzonte il fine solenne, la conclusione della propria esistenza: il soddisfacimento delle vere esigenze e delle grandi possibilità morali della nostra Comunità nazionale.
Allora, soltanto allora, il sangue versato per gli ideali che hanno visto tante generazioni scannarsi con l'intento del bene comune, potranno rifiorire, trovare un punto d'incontro. Senza compromessi, senza etichette, senza barriere.
 

a. c.

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