Un anno da "Tabula Rasa"
L'annunciato convegno sul socialismo -«rinviato» per motivi organizzativi-
poteva costituire l'occasione per un incontro ed una discussione tra noi.
Intendo tra quanti, in questo anno che ci siamo lasciati alle spalle, si sono
scambiati riflessioni ed esperienze attraverso «Tabula Rasa»: vero e proprio
tamtam che, nella diversità di ritmi e suoni, è riuscito nella non scontata
impresa di stabilire un punto di contatto tra uomini e donne che avevano sì in
comune molti ed essenziali ricordi, ma che nel frattempo andavano
allontanandosi, anche significativamente, l'uno dall'altro.
Ecco perché credo, caro direttore, che quest'incontro e questa discussione
vadano fatti nei tempi più brevi. Per decidere insieme, con la lealtà che fin
qui abbiamo dimostrato, che fare, in che direzione andare, se e con quali
compagni di viaggio camminare. Infatti, se desideriamo ancora agire in politica
-l'alternativa sarebbe il privato e, personalmente, non la trovo affatto
stimolante!- anche soltanto utilizzando una rivista-laboratorio, occorrerà
stabilire se l'azione di ciascuno è compatibile con quella degli altri. E nel
caso non lo fosse, quale è il reciproco gradiente di tolleranza. Per quanto
povero il foglio cui abbiamo dato vita, non è pensabile che non abbia una sua
linea. Forse, l'essere stato fin qui vetrina di dibattito non basta più.
Ed in questo momento, per la prima volta, mi faccio portavoce di insoddisfazioni
e lagnanze raccolte in questi mesi alle quali va riconosciuta un minimo di
razionalità. Del resto, non penso affatto ad una rivista che non dia ospitalità
ad opinioni le più diverse. Sarebbe davvero ridicolo. Tuttavia, perché le
opinioni siano immediatamente individuate come tali, occorrerà stabilire
direttrici culturali e politiche lungo le quali far muovere «Tabula Rasa»,
risparmiando al direttore il compito che più detesta, quello di censore, ed
evitando interminabili querelle tra questa o quella divinità, peraltro troppo
facili all'ira.
Ecco: probabilmente molti giudicheranno eccessiva quest'esigenza, forse neppure
o non soltanto razionale, di avere un chiarimento con amici della redazione che
non vedo da una... vita. Senonché, continuano a succedere tanti e tali cose
intorno a noi da richiedere al nostro lavoro, sia pure limitatamente agli spazi
che ciascuno vorrà e potrà dedicarvi, quanto meno una minore disorganicità ed
improvvisazione. E parlo innanzi tutto -ed ovviamente- per me.
Dopo il voto di aprile, le elezioni del 13 dicembre che accelerano il già
irreversibile processo di disfacimento dei partiti tradizionali; l'avviso a
Craxi con tutto quello che ne consegue; i probabili ulteriori coinvolgimenti in
inchieste giudiziarie, non solo relative a tangenti, di personalità ad altissimo
livello; le inquietudini di una fase storica e politica che nasconde insidie ed
incognite per lo scontro feroce all'interno del potere e tra pezzi di esso; il
nuovo che stenta a nascere e di cui ci forniscono almeno quattro o cinque
versioni in ordine alla forma, al modo ed ai tempi; le tante facce nuove dai
contorni e lineamenti qualche volta ambigui; il post-comunismo e, adesso, il
post-socialismo (ah! se avessimo fatto quel convegno!)...
Potremmo continuare a lungo, ma ce n'è quanto basta per affermare che una
rivista, per poveri che siano i suoi mezzi e modeste le sue ambizioni, non può
non avere su queste questioni, così come sulla situazione internazionale, oppure
sui temi della grande attualità (razzismo ed antisemitismo compresi) appunto una
linea ben definita tale da stabilire il confine tra chi nella rivista si ritrova
e chi no.
Facciamolo quest'incontro, direttore.
Se possibile, per tentare un ulteriore passo in avanti, in coerenza con la
scelta, effettuata in tempi non sospetti e con grande intuizione, di rompere con
partiti, organizzazioni, muri, ghetti e gabbie, ma non con valori e princìpi che
continuano a determinare compatibilità ed incompatibilità ed a selezionare,
sulle varie sponde culturali e politiche, amici e nemici.
In ogni caso, sarà il modo migliore per cominciare quest'anno che ci sta
davanti. Che s'annuncia non meno tumultuoso ed affascinante di quello appena
archiviato. Tra l'altro, e finalmente, con provvida ed illuminante austerità.
Auguri.
Beniamino
Donnici
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