«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 8 - 9 (31 Dicembre 1992)

 

Un anno da "Tabula Rasa"

 


L'annunciato convegno sul socialismo -«rinviato» per motivi organizzativi- poteva costituire l'occasione per un incontro ed una discussione tra noi. Intendo tra quanti, in questo anno che ci siamo lasciati alle spalle, si sono scambiati riflessioni ed esperienze attraverso «Tabula Rasa»: vero e proprio tamtam che, nella diversità di ritmi e suoni, è riuscito nella non scontata impresa di stabilire un punto di contatto tra uomini e donne che avevano sì in comune molti ed essenziali ricordi, ma che nel frattempo andavano allontanandosi, anche significativamente, l'uno dall'altro.
Ecco perché credo, caro direttore, che quest'incontro e questa discussione vadano fatti nei tempi più brevi. Per decidere insieme, con la lealtà che fin qui abbiamo dimostrato, che fare, in che direzione andare, se e con quali compagni di viaggio camminare. Infatti, se desideriamo ancora agire in politica -l'alternativa sarebbe il privato e, personalmente, non la trovo affatto stimolante!- anche soltanto utilizzando una rivista-laboratorio, occorrerà stabilire se l'azione di ciascuno è compatibile con quella degli altri. E nel caso non lo fosse, quale è il reciproco gradiente di tolleranza. Per quanto povero il foglio cui abbiamo dato vita, non è pensabile che non abbia una sua linea. Forse, l'essere stato fin qui vetrina di dibattito non basta più.
Ed in questo momento, per la prima volta, mi faccio portavoce di insoddisfazioni e lagnanze raccolte in questi mesi alle quali va riconosciuta un minimo di razionalità. Del resto, non penso affatto ad una rivista che non dia ospitalità ad opinioni le più diverse. Sarebbe davvero ridicolo. Tuttavia, perché le opinioni siano immediatamente individuate come tali, occorrerà stabilire direttrici culturali e politiche lungo le quali far muovere «Tabula Rasa», risparmiando al direttore il compito che più detesta, quello di censore, ed evitando interminabili querelle tra questa o quella divinità, peraltro troppo facili all'ira.
Ecco: probabilmente molti giudicheranno eccessiva quest'esigenza, forse neppure o non soltanto razionale, di avere un chiarimento con amici della redazione che non vedo da una... vita. Senonché, continuano a succedere tanti e tali cose intorno a noi da richiedere al nostro lavoro, sia pure limitatamente agli spazi che ciascuno vorrà e potrà dedicarvi, quanto meno una minore disorganicità ed improvvisazione. E parlo innanzi tutto -ed ovviamente- per me.
Dopo il voto di aprile, le elezioni del 13 dicembre che accelerano il già irreversibile processo di disfacimento dei partiti tradizionali; l'avviso a Craxi con tutto quello che ne consegue; i probabili ulteriori coinvolgimenti in inchieste giudiziarie, non solo relative a tangenti, di personalità ad altissimo livello; le inquietudini di una fase storica e politica che nasconde insidie ed incognite per lo scontro feroce all'interno del potere e tra pezzi di esso; il nuovo che stenta a nascere e di cui ci forniscono almeno quattro o cinque versioni in ordine alla forma, al modo ed ai tempi; le tante facce nuove dai contorni e lineamenti qualche volta ambigui; il post-comunismo e, adesso, il post-socialismo (ah! se avessimo fatto quel convegno!)...
Potremmo continuare a lungo, ma ce n'è quanto basta per affermare che una rivista, per poveri che siano i suoi mezzi e modeste le sue ambizioni, non può non avere su queste questioni, così come sulla situazione internazionale, oppure sui temi della grande attualità (razzismo ed antisemitismo compresi) appunto una linea ben definita tale da stabilire il confine tra chi nella rivista si ritrova e chi no.
Facciamolo quest'incontro, direttore.
Se possibile, per tentare un ulteriore passo in avanti, in coerenza con la scelta, effettuata in tempi non sospetti e con grande intuizione, di rompere con partiti, organizzazioni, muri, ghetti e gabbie, ma non con valori e princìpi che continuano a determinare compatibilità ed incompatibilità ed a selezionare, sulle varie sponde culturali e politiche, amici e nemici.
In ogni caso, sarà il modo migliore per cominciare quest'anno che ci sta davanti. Che s'annuncia non meno tumultuoso ed affascinante di quello appena archiviato. Tra l'altro, e finalmente, con provvida ed illuminante austerità. Auguri.
 

Beniamino Donnici

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