«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno I - n° 8 - 9 (31 Dicembre 1992)

 

"L'Italia Settimanale"

 


Caro Veneziani, ho letto, con molto interesse, il primo numero de "L'Italia settimanale" da Lei degnamente diretto. Innanzitutto Le vorrei confidare che erano anni che sognavo un settimanale non allineato, libero e indipendente dalle lobbies di potere e dalle mafie partitocratiche. Per questo motivo è una grande gioia, ed una soddisfazione personale, vedere realizzato questo mio sogno. Un commento su questo primo numero forse è prematuro in quanto è troppo presto dare un giudizio; non certo per giudicare — cosa questa che non mi compete. Ma un consiglio sì, lo vorrei dare. Mi scusi l'impudenza ma, leggendo la sua presentazione, non sono del tutto soddisfatto. Anzi, un po' preoccupato. Lei dice di volersi rivolgere, in modo preferenziale, a quei lettori che quotidianamente leggono "L'Indipendente", "II Tempo" e "Il Giornale".
Oddio, anch'io spesso leggo questi giornali, in particolare "L'Indipendente". Ma, sinceramente, molti dei lettori di questi tre quotidiani non mi sono simpatici e digesti. Per niente. Essi rappresentano, e bene, quell'armata di bacchettoni e reazionari, patriottardi e moralisti, clerico-borghesi e bempensanti, estremisti liberali e borsaioli di Piazza Affari, gladiatori disoccupati e conservatori divenuti «rivoluzionari» dell'ultim'ora; essi, mercanti e bottegai, puritani e forcaioli tutti casa e famiglia; essi, tutti rodine e disciplina ma solo per sfruttare il loro prossimo e fare i cazzacci propri; essi, i prudenti ed i plaudenti, quelli sempre pronti a criticare, come se questo fosse il loro mestiere preferito, ma altrettanto lesti a colpirti alle spalle quando le cose non vanno per il verso a loro più congeniale; quelli sempre pronti a salire sul carro (o Carroccio) del vincitore.
No, caro Direttore, "L'Italia settimanale" così rischia di chiudersi in un contenitore proprio nel momento in cui non esistono più contenitori, nel momento in cui non ha più senso e significato essere di destra o di sinistra, conservatori o progressisti.
Vorrei, invece, che nell'"Italia settimanale" si desse spazio e preferenza alle forze antagoniste a questo sistema delegittimato e corrotto gestito da mafiosi e assassini. E vorrei, inoltre, che nell'"Italia settimanale" vi si ritrovassero tutti gli spiriti liberi e ribelli, maledetti e trasgressivi; questa è, difatti, la gente giusta per elaborare qualcosa di veramente nuovo ed originale per liberare la nostra Italia da coloro che, sempre più servi del vecchio ordine mondialista, hanno gettato nel fango le nostre origini e la nostra identità nazionale.
Vorrei, infine, che "L'Italia settimanale" resuscitasse quell'Italia orgogliosa e creativa, fantastica e magica; quell'Italia dove genio, arte e poesia erano motivi di orgoglio e di vanto.
"L'Italia settimanale" può, e deve, tracciare il solco del nuovo, ma per il nuovo vero e non per il vecchio riciclato.
"L'Italia settimanale" può, e deve, aiutare il popolo italiano a ritrovare la sua Storia e la sua dignità.

 

Antonio Kornas

Indice