Matteoli, ma che dici?
Per quanto è frutto di
esperienza, l'onorevole Giuseppe Tatarella inventa testate giornalistiche in due
occasioni: in concomitanza di «ludi cartacei» oppure in prossimità di congressi
della Destra nazionale. In ambedue i casi la testata gli serve come sediolino
eiettabile. Sta per saltare fuori dalla carlinga «finiana», il Pinuccio
Destranazionale, oppure c'è dell'altro? Fatto si è ch'è ricomparsa "Repubblica
Presidenziale", ultima figlia del summentovato deputato di destra.
Nel numero di ottobre 1992 compare un articolo dell'altrettanto onorevole
Matteoli. Titolo: «Tutto è in movimento.» Il nocciolo del «pezzo» può
riassumersi così: «Occorre pensare senza troppa lentezza ad una politica che
miri a costringere alcune forze politiche (quali? n.d.r.) ad allearsi su alcuni
temi e su questi muovere almeno una parte delle altre forze politiche del
"sistema" sulla base di una spinta dell'opinione politica».
Discutibilissimo. C'è da fare ben altro: bruciare i partiti. Tutti e nessuno
escluso. Invece occorre scegliere uomini. È diverso. Altri passi dell'articolo
ci lasciano esterrefatti, fino a dubitare della «paternità» dello scritto.
Vediamo di farne una disamina. Lo scritto si apre all'insegna di una rapidissima
carrellata su tutto ciò «che si muove» a livello politico. «Tutto è in movimento
-afferma Matteoli- Tutto può accadere. Può il MSI-DN, che ha ritrovato,
finalmente, grazie a Fini, una forte immagine, affrontare quanto sta accadendo
senza aggiornare la sua politica?»
Il quesito si pone a qualche considerazione. Ha un sapore smaccatamente
provocatorio, nel senso che intrinsecamente riconosce l'inesistenza d'una
politica «finiana» oppure le conferisce qualità stantia. E questo, di solito, è
dibattito congressuale. Fatto che conferma la nostra tesi sulla casualità della
riesumazione di "Repubblica Presidenziale".
Proseguiamo. Matteoli individua nel magmatismo della politica italiana «... un
grande rimescolamento dei modi, dove le vecchie ideologie che avevano retto le
sorti del mondo non servono più».
Potremmo essere d'accordo se il periodo fosse svincolato da quanto
successivamente il Nostro scrive. Ma non è così e vediamo perché. Si legge: «Non
esiste assolutamente niente fuori di un qualsiasi sistema politico. Ognuno di
questi, dai Regni del Ghana fino alla Francia di Mitterrand, nasce e muore
secondo regole interne e non esiste niente che, arrivando da fuori come un
turbine cambi ex novo gli equilibri da un momento all'altro».
Fatta salva un'imprecisione in quanto il Ghana è una Repubblica fin dal luglio
1960, allorché Kwame Nkrumah fu insediato alla Presidenza dal Convention
People's Party, il resto non sembra appartenere alla penna dell'onorevole
Matteoli. Sembra un suo omonimo, ispirato dal sacro pensiero di Oscar Luigi
Scalfaro, presidente per grazia di Dio.
Puzza maledettamente di democristiano, quel periodo. Come sarebbe che «non
esiste assolutamente niente fuori di un qualsiasi sistema politico»? Allora
l'onorevole Matteoli, quando parlava di «alternativa al sistema» per «fregarsi»
i voti dei missini di base, che ha fatto? Li ha pigliati per il culo? O non ha
mai parlato di «alternativa»? O che si fa, onorevole...? Bischerate?
Poi sentite questa ch'è la più grossa. Leggete: «Mussolini non fece la Marcia su
Roma contro il "sistema" di Facta o di Sturzo e Turati. L'ha fatta solo quando è
stato ragionevolmente sicuro [...] di poter giocare una parte del famoso
"sistema" contro l'altra. Erano tutti però pezzi del sistema».
Oh! ma insomma... l'ha fatta o non l'ha fatta? Se non l'ha fatta, finalmente ho
trovato il motivo per farmi largo in casa: prendo mezza biblioteca (qualche
migliaio di libri che parlano di fascismo) e la scaravento giù, dalla finestra.
Per trent'anni ho letto enormi stupidaggini; ho sprecato una vita e ci ho
rimesso anche la vista. Sono un fallito. Quasi quasi mi suicido. O no... i
funerali costano troppo e i loculi son tutti occupati e il sindaco democristiano
non ne costruisce e la terra libera è coltivata a cavoli dal becchino, amico dei
democristiani.
E allora, che faccio? Domando: O Matteoli, ma dove l'hai studiata, tu, la
storia? Che significa che la Marcia su Roma non fu contro il «sistema» di Facta?
Per le strade dell'ottobre 1922 c'era gente con lo schioppo in spalla, pronta a
far fuoco, ad uccidere o a morire. Era gente seria, quella lì: veniva da Monte
Sei Busi e dalla Trincea delle Frasche, c'erano i Caimani del Piave, che non
sono coccodrilli.
Che ci facevano, lì per strada, nell'ottobre del '22... la guardia al «sistema»?
È scorso tanto sangue, in quel periodo -lo sai?- e tu dici che non fu contro il
sistema? Dino Barbiellini Amidei, Araldo di Crollalanza, erano uomini del
«sistema»? E tu credi che se il fascismo fosse stato sistema, si sarebbe
scomodata la più grande armata della storia per farlo sloggiare?
Ma va là... Crogiolati in quell'asserzione che avrà fatto rivoltare nella tomba
le povere ossa di Beppe Niccolai, del quale hai preso (devo dirlo:
immeritatamente!) il posto in Parlamento: «... siamo la destra di questo
sistema, che vogliamo riformare da Destra eliminando le storture folli della
democrazia di massa e della camorizzazione della politica».
Queste sono «tatarellate», rispettabili solo quando hanno il marchio di
denominazione d'origine controllata. Tatarella ha pochissimi pregi, forse uno
solo: quello d'essersi sempre coerentemente definito «uomo di Destra». Te lo
dice uno che lo conosce da quando era un illustre «Signor Nessuno».
Il mondo sta impazzendo e tu continui con queste ottusità di «destra» e
«sinistra». Che malinconia, Dio mio! Cerca un po' negli archivi. Vi troverai una
frase di Giorgio Almirante: «È falso che ci si possa sistemare a destra senza
finire, prima o poi, tra le braccia della Democrazia Cristiana. Il vero,
l'unico, il logico partito di destra in Italia è la DC».
Sai quando lo disse? Nel 1952. L'anno in cui io vidi la luce.
Ma l'hai scritto tu, Matteoli, quell'articolo?
Vito
Errico
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