«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 1 - 31 Gennaio 1993

 

Matteoli, ma che dici?


 

Per quanto è frutto di esperienza, l'onorevole Giuseppe Tatarella inventa testate giornalistiche in due occasioni: in concomitanza di «ludi cartacei» oppure in prossimità di congressi della Destra nazionale. In ambedue i casi la testata gli serve come sediolino eiettabile. Sta per saltare fuori dalla carlinga «finiana», il Pinuccio Destranazionale, oppure c'è dell'altro? Fatto si è ch'è ricomparsa "Repubblica Presidenziale", ultima figlia del summentovato deputato di destra.
Nel numero di ottobre 1992 compare un articolo dell'altrettanto onorevole Matteoli. Titolo: «Tutto è in movimento.» Il nocciolo del «pezzo» può riassumersi così: «Occorre pensare senza troppa lentezza ad una politica che miri a costringere alcune forze politiche (quali? n.d.r.) ad allearsi su alcuni temi e su questi muovere almeno una parte delle altre forze politiche del "sistema" sulla base di una spinta dell'opinione politica».
Discutibilissimo. C'è da fare ben altro: bruciare i partiti. Tutti e nessuno escluso. Invece occorre scegliere uomini. È diverso. Altri passi dell'articolo ci lasciano esterrefatti, fino a dubitare della «paternità» dello scritto. Vediamo di farne una disamina. Lo scritto si apre all'insegna di una rapidissima carrellata su tutto ciò «che si muove» a livello politico. «Tutto è in movimento -afferma Matteoli- Tutto può accadere. Può il MSI-DN, che ha ritrovato, finalmente, grazie a Fini, una forte immagine, affrontare quanto sta accadendo senza aggiornare la sua politica?»
Il quesito si pone a qualche considerazione. Ha un sapore smaccatamente provocatorio, nel senso che intrinsecamente riconosce l'inesistenza d'una politica «finiana» oppure le conferisce qualità stantia. E questo, di solito, è dibattito congressuale. Fatto che conferma la nostra tesi sulla casualità della riesumazione di "Repubblica Presidenziale".
Proseguiamo. Matteoli individua nel magmatismo della politica italiana «... un grande rimescolamento dei modi, dove le vecchie ideologie che avevano retto le sorti del mondo non servono più».
Potremmo essere d'accordo se il periodo fosse svincolato da quanto successivamente il Nostro scrive. Ma non è così e vediamo perché. Si legge: «Non esiste assolutamente niente fuori di un qualsiasi sistema politico. Ognuno di questi, dai Regni del Ghana fino alla Francia di Mitterrand, nasce e muore secondo regole interne e non esiste niente che, arrivando da fuori come un turbine cambi ex novo gli equilibri da un momento all'altro».
Fatta salva un'imprecisione in quanto il Ghana è una Repubblica fin dal luglio 1960, allorché Kwame Nkrumah fu insediato alla Presidenza dal Convention People's Party, il resto non sembra appartenere alla penna dell'onorevole Matteoli. Sembra un suo omonimo, ispirato dal sacro pensiero di Oscar Luigi Scalfaro, presidente per grazia di Dio.
Puzza maledettamente di democristiano, quel periodo. Come sarebbe che «non esiste assolutamente niente fuori di un qualsiasi sistema politico»? Allora l'onorevole Matteoli, quando parlava di «alternativa al sistema» per «fregarsi» i voti dei missini di base, che ha fatto? Li ha pigliati per il culo? O non ha mai parlato di «alternativa»? O che si fa, onorevole...? Bischerate?
Poi sentite questa ch'è la più grossa. Leggete: «Mussolini non fece la Marcia su Roma contro il "sistema" di Facta o di Sturzo e Turati. L'ha fatta solo quando è stato ragionevolmente sicuro [...] di poter giocare una parte del famoso "sistema" contro l'altra. Erano tutti però pezzi del sistema».
Oh! ma insomma... l'ha fatta o non l'ha fatta? Se non l'ha fatta, finalmente ho trovato il motivo per farmi largo in casa: prendo mezza biblioteca (qualche migliaio di libri che parlano di fascismo) e la scaravento giù, dalla finestra. Per trent'anni ho letto enormi stupidaggini; ho sprecato una vita e ci ho rimesso anche la vista. Sono un fallito. Quasi quasi mi suicido. O no... i funerali costano troppo e i loculi son tutti occupati e il sindaco democristiano non ne costruisce e la terra libera è coltivata a cavoli dal becchino, amico dei democristiani.
E allora, che faccio? Domando: O Matteoli, ma dove l'hai studiata, tu, la storia? Che significa che la Marcia su Roma non fu contro il «sistema» di Facta? Per le strade dell'ottobre 1922 c'era gente con lo schioppo in spalla, pronta a far fuoco, ad uccidere o a morire. Era gente seria, quella lì: veniva da Monte Sei Busi e dalla Trincea delle Frasche, c'erano i Caimani del Piave, che non sono coccodrilli.
Che ci facevano, lì per strada, nell'ottobre del '22... la guardia al «sistema»? È scorso tanto sangue, in quel periodo -lo sai?- e tu dici che non fu contro il sistema? Dino Barbiellini Amidei, Araldo di Crollalanza, erano uomini del «sistema»? E tu credi che se il fascismo fosse stato sistema, si sarebbe scomodata la più grande armata della storia per farlo sloggiare?
Ma va là... Crogiolati in quell'asserzione che avrà fatto rivoltare nella tomba le povere ossa di Beppe Niccolai, del quale hai preso (devo dirlo: immeritatamente!) il posto in Parlamento: «... siamo la destra di questo sistema, che vogliamo riformare da Destra eliminando le storture folli della democrazia di massa e della camorizzazione della politica».
Queste sono «tatarellate», rispettabili solo quando hanno il marchio di denominazione d'origine controllata. Tatarella ha pochissimi pregi, forse uno solo: quello d'essersi sempre coerentemente definito «uomo di Destra». Te lo dice uno che lo conosce da quando era un illustre «Signor Nessuno».
Il mondo sta impazzendo e tu continui con queste ottusità di «destra» e «sinistra». Che malinconia, Dio mio! Cerca un po' negli archivi. Vi troverai una frase di Giorgio Almirante: «È falso che ci si possa sistemare a destra senza finire, prima o poi, tra le braccia della Democrazia Cristiana. Il vero, l'unico, il logico partito di destra in Italia è la DC».
Sai quando lo disse? Nel 1952. L'anno in cui io vidi la luce.
Ma l'hai scritto tu, Matteoli, quell'articolo?

 

Vito Errico

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