Un'alleanza per i buoni
camerati!
Nell'ultima "Tabula Rasa", il Prof. Ulderico Nisticò lanciava un appello ai
«buoni camerati» -che si trovassero dentro o fuori il MSI- tutto centrato sul
superamento delle frammentazioni e sulla difesa della purezza ideale. Il nostro
direttore lo rimbrottava da par suo. In questo stesso numero il Prof. Mario
Bernardi Guardi rimprovera il direttore per quel rimbrotto e dichiara di non
essere d'accordo quasi su nulla su quello che scrivono Croppi, Donnici, ecc.
Anche questa concione, a ben comprenderla, è incentrata sulla difesa della
ragion missina.
Eccoli serviti i due simpatici professori! Il 24 aprile 1993, Francesco Storace,
dalle colonne del "Secolo d'Italia", lancia un appello non ai buoni camerati, ma
al sen. Francesco Cossiga, novello De Gaulle ed all'on. Raffaele Costa -ma
anche, con più discrezione, a Bossi e Martinazzoli- perché si uniscano a
Gianfranco Fini in una costituenda Alleanza nazionale di tutte le destre così da
contrastare i nascituri poli di sinistra, progressista, centrista ecc. Altri,
della nomenclatura, si affrettano ad includere nell'elenco lo studioso
Fisichella, il critico Sgarbi, qualche repubblicano tacherian-reaganiano. Che
bella comitiva!
E quanta nobile purezza ideale! Ai buoni camerati l'invito di mettere in
soffitta gagliardetti e camicie nere, fez e baionette: tutto l'armamentario
utilizzato dalla demagogia destro-missina per il mantenimento di un lauto
stipendio ultraquarantennale a qualche decina di deputati e senatori.
Fino a qualche giorno fa, i buoni camerati venivano lanciati all'assalto di
Montecitorio o alla conquista di importanti finestre, magari in Piazza Venezia.
Fino a ieri saluti romani sotto i palchi del demagogo di turno. Buoni camerati o
gonzi? Il giudizio ai posteri.
Trasformismo? Macché! Ragion missina, parente stretta della ragion di Stato.
Così, dopo aver bollato di traditori quanti nel luglio 1991 invocavano un
Congresso di fondazione, ipotizzando di cambiare simbolo e sigla, per fare di un
nuovo Movimento, autenticamente antagonista, il crocevia dell'Italia prossima
ventura, notabili e burocrati -tra le solite polemiche ed i rituali di sempre-
si apprestano a ripercorrere con qualche anno di ritardo i sentieri dei posteri
del comunismo. Una cosa che somiglierà molto al PDS in quanto a confusione ed
ambiguità ed una Rifondazione missina -magari sponsorizzata dalla vecchia
Assunta o dalla procace Alessandra- per carpire il consenso degli irriducibili.
Sua eccellenza Benito si sta già rivoltando nella tomba. Non tanto perché
l'articolo di Storace precede di quattro giorni l'anniversario della morte del
figlio del fabbro. Gli è che continua a masticare un dubbio, amaro come il
tabacco dei sigari toscani. Non era meglio che il Fascismo morisse sconfitto
dalla guerra -e che guerra!- e che le sue spoglie fossero sparpagliate dal vento
e dalle intemperie, piuttosto di vederle affidate a becchini furbastri e
spregiudicati per un'indecorosa, postuma, sepoltura?
Caro Ulderico, caro Mario, in che epoca avete scritto quei nobili appelli e le
appassionate invettive? Le scrivereste ancora? Che si compia o meno il destino
del MSI-DN, nei termini qui prospettati, resta un fatto: quando si tenta di
anticipare i processi, sforzandosi di guardare in là del proprio naso, si può
anche dare una prospettiva alle proprie vicende umane o politiche; quando ci si
mette a rimorchio degli avvenimenti si finisce travolti. Come i detriti, da un
fiume in piena.
Sia ben chiaro: nonostante tutto non riusciamo a gioirne. Né ad avercela con
Voi. Pur appartenendo alla stirpe dei cattivi.
Beniamino
Donnici
|