Vendita galline Km 2
«Uomini innocenti dagli istinti un po' bestiali
cercano l'amore dentro ai parchi e lungo i viali»
(Franco Battiato, "Exodus")
«Ma lei Calimeri, dove ha preso il suo bel cognome?
Dal Calimero pulcino nero della Miralanza?»
(Aldo Busi, "Vendita galline Km2")
Non ho ancora finito di leggere il libro di Aldo Busi. Epperò vi debbo dire
subito una cosa: sono sicuro che è un capolavoro. "Vendita galline Km2",
edizioni Mondadori, lire trentamila. Fresco fresco di stampa. Un capolavoro.
D'altronde il giudizio è confortato da ciò che l'autore dice senza stupidi
pudori, dice per esempio di sé tutto il meglio, così come naturalmente gliene
cala in virtù e sicumera sulla sua ultima fatica. Afferma sicuro (di sé, di
essere): «il più grande scrittore vivente». E personalmente non vedo perché non
dovrei crederlo. Magari non è necessario alle patrie lettere il suo "Manuale del
perfetto gentilomo", ma in altre prove ("Seminario sulla gioventù", "Vita
standard", "La Delfina", "Sodomie", etc) è stato sicuramente bravo, bravissimo.
Un vero maestro della letteratura. Lo credo, quindi credetemi: scrive che è una
meraviglia leggerlo. Vogliamo dirlo? Diciamolo: è il nuovo «divino». Il nuovo
d'Annunzio. Con un corredo di cipria sul pizzetto, se come il Vate egli avesse
il pizzetto, magari con un candido velo da sposa, spesso -per come appare- con
una parrucca da libertino del Settecento. E relativo neo.
Appartiene di diritto alla genìa dei «fuoristrada», rispetto alla pattumiera
della cultura democratica, anche rispetto alla pur nobile lezione pasoliniana,
soprattutto rispetto alla lobby torinese-omosessuale, questi noiosi letterati
isterici.
"Vendita galline" è la storia di una frocetta, ovvero di una lesbica ricca,
ricca, ricca, molto in vista, in vista, in vista, immersa nella tombale memoria
della pillitteriana «Milano da bere»: la tangentolandia dell'altrieri. Nella
elencazione del «Dramatis Personae» spicca un accenno al «coro delle donne che
hanno distrutto Milano». Nell'avvertenza, l'autore, nel trionfo della mirabile
unghiata «chiede venia a tutti i personaggi in vista del bel mondo tirati in
ballo», ma, «chiede doppia venia agli esclusi dalle possibili illazioni e
diffamazioni perché non abbastanza in vista per essere presi in considerazione
dall'eroina medesima. Infatti ci sono tutti & tutte. Le velate, le pazze, le
maschiette, le cagnette, i pesci, le pescioline, «il nostro sempreverde ministro
degli esteri Tortorella», «l'Adelphy Liber», «Lina Sotisse», il giudice Di
Pietro, l'alta moda del marchio «Gegia Amani», la mitica collana al collo più
cigneo e/o più giraffeo d'Italia. Con un virtuosismo retorico Mussolini e Tina
Turner arrivano contro Romina e Albano. C'è l'onorevole «Spedini, pacioso,
pacioccone», già presidente del Consiglio dei Ministri: «una vera sposotta
toscana ghiotta di salama, finocchiona, lasagne alla mi' maniera, fagioli
all'uccelletto e niente più quanto a genere femminile, mentre di veramente
omosessuale ha coltivato solo cimeli Garibaldini».
Ci sono infine i vermi della putrefazione: poiché è morta parlante, anzi
narrante.
Lei è Delfina Unno Pastalunghi, ricca rampolla della famiglia Pastalunghi
produttrice degli inscatolati «mangio moderno», già turista al carcere di San
Vittore, innamorata di Caterina. «Dissipata e amorale com'è, coltiva la perfida
illusione di essere amata oltre la morte, come un'ordinaria signorina Rossi; e
nello stesso attimo fa strage di reputazioni lasciando cadere con oculata
sbadataggine un gotha da vertigine». C'è un paragrafetto -che è la sostanza di
questo bellissimo libro- di pura letteratura. Busi in sol graffio cancella anni
e anni di sociologia e di marxismo paesano: «quando saltò fuori lo scandalo del
bromuro e degli ormoni da conservazione con tutti quei bravi montatori alla
catena abituali mangiatori del Mangio Moderno che nell'arco di due anni avevano
messo su tettine da sciantosa di tabarin, il Mangio Moderno scomparve dalle
drogherie, di lì a due mesi, riapparve nei primi spacci alimentari di paese
(quelli che poi dopo quindici anni diedero il via ai grandi centri commerciali)
con grande felicità delle consumatrici e delle femministe in genere, che avevano
sempre meno tempo per stare ai fornelli. La tecnologia agraria e alimentare
aveva attirato a sé la cosmesi e anche gli uomini stavano cominciando ad usare
più creme, più spray, più depilatori e miracolo, le vecchie tettine diventarono
i nuovi pettorali per lei e per lui».
Ma c'è l'amore, l'amore eterno, l'amore di tangentopoli. Quell'attesa snervante
all'uscita delle discoteche, al fondo della notte, per raccattare una sbarbina
acida, fatta e strafatta di acido, ectasy, cocaina e dunque desiderosa di
assegni compilati dalla mano quarantenne trafitta da anelli, cartier e ceretta
depilatoria: «altrimenti sarebbe rimasta per sempre lì, in piedi, dentro
un'ideale conchiglia di veritieri pudori, occupata a ripassarsi a mente
un'improvvisa amnesia sul perché e sul percome».
Vendita galline è il breviario del nostro paradigmatico addio: l'addio a Milano,
l'addio agli spinelli di Malindi, l'addio ai ristoranti, l'addio al «PIS»,
l'addio ai party, l'addio al salmone in gelatina e al Veuve Berlucchi.
Fozza Itaia, Busi ti vendica!
Dragonera
|