l'ultima
L'arazza ariana
Fa notizia, se un padrone morde
il proprio cane? Fa notizia. Fa notizia, se i fascisti difendono i negri! No.
Non dovrebbe essere una grande notizia. Potrebbe essere anche normale, doveroso,
cavalieresco. Nessuno è tenuto a saperlo. Ma, si sa, lo sanno quasi tutti: l'arazza
ariana, l'integrità nazionale, la purezza culturale. Lo dicono proprio tutti.
Quindi sembra una notizia, qualcosa che appartiene alla sfera dei paradossi. Fa
notizia, se i fascisti difendono i negri! Qualcuno dice di sì, molti pensano sia
impossibile.
Eppure. C'è una riunione di segreteria nella federazione missina di Catania. I
balconi sono aperti per il troppo caldo. Arriva da basso un chiasso insolito. I
vigili urbani stanno cacciando via, e in malo modo, tre ragazzi africani. La
loro mercanzia viene spazzata in un angolo del marciapiede. C'è modo e modo.
Figurarsi cosa succede quando si fanno i controlli nei bar gestiti dalla
malavita. Figurarsi, c'è modo e modo. I tre africani accennano una pallida
giustificazione: il loro bazaar è improvvisato. Ma pare proprio che qualche
pedata in perfetto stile sceriffesco si posi sugli orologi, sugli occhiali,
sulle spille. Natalina Costa, una giovane dirigente etnea, da sola, senza
chiamare nessuno, esce dalla sala riunioni e corre in difesa dei tre ragazzi.
Urla, come può urlare una donna determinata, contro i vigili. Arriva la polizia,
tutto sembra inutile, Natalina Costa resta sempre più sola, la bella gente che
passeggia rimastica: non se ne può più di tutti questi negri. Infatti quella
splendida città mediterranea affonda nel suo mare di guai per i troppi africani
che ci vanno per vendere collanine e fez. Lo dicono in tanti: non se ne può più.
Ma giustizia è fatta. La bella gente viene saziata, i tre ragazzi spariranno in
qualche stanza della questura.
Oppure. Sembra una notte di Vespri in forma di incubo. È la festa del Corpus
Domini, in un grosso centro di Sicilia che la misericordia degli onesti ci
impone di non nominare. C'è la processione, c'è una bionda dea che s'innalza con
il labaro delle confraternite. Potrebbe essere lei la causa. Ma non lo è. C'è la
fiera lungo il corso. Ci sono i negri, tanti negri che vendono i loro piccoli
oggetti del corredo sottoproletario. C'è una ragazza. Una strascinata senza
luce. Una minigonna inguinale. Qualcuno dice: il negro guarda. In due secondi
succede tutto. Tre baldi giovanotti eseguono il rituale della giustizia. Piegano
la maglietta del ragazzo attorno al volto. Non vede, non si può muovere. Una
pioggia di pugni, una raffica precisa e continua di pedate si abbatte sui
fianchi. Uno solo, u fascista, si tuffa nella mischia in difesa do niuru,
l'ultimo suo pugno l'aveva lasciato in faccia ad un democristiano quasi dieci
anni fa, ma arriva dopo un attimo un amico. Si pareggia, tre contro tre. Una
signora piange. Una folla si schiera addosso per ridere, per guardare. Questa
stessa folla -lo diciamo per cronaca- nei giorni feriali si impegna nelle marce
pacifiste e antirazziste. Spinello in pugno, negro al fianco. Un bel tomo,
consigliere de La Rete, se ne sta immobile e guardingo, al massimo della sua
solidarietà. La folla confabula. Per dire: non se ne può più di 'sti negri. Non
ci sono i vigili, non c'è la polizia. Diceva Almirante: dovete essere i
carabinieri nei vostri paesi, nelle vostre città. Giusto, Segretario, nei secoli
fedeli, noi ci arrangiamo.
Ma intanto, cosa succede? Quella sensazione di schifo che divora le viscere.
L'arroganza contro i deboli, la vigliaccheria di tanti contro uno,
l'intransigenza degli straccioni, il razzismo. Come quando gli italiani si
spaccavano la schiena sulle panche delle baracche svizzere. Per tanto quanto
pane e muffa mangiò Mussolini immigrato in terra altrui. Perché ognuno di noi ha
i suoi rami in ogni angolo della terra: in Germania, in Belgio, in Libia, in
Australia, nelle Americhe. Nei santuari del lavoro.
Ma intanto cosa succede? I disoccupati del grande mare proletario non si degnano
di lavorare nei campi. Questo è un esempio, però non vogliono i negri fra i
piedi. Qualcuno soffia sul fuoco. Per distogliere gli occhi dalle cose più dure.
Come i servizi segreti in Germania, o come qualche mentecatto in Italia. I
naziskin tedeschi bruciano i turchi e ancora nessuno gli spiega che sono ariani
col bollo, che Istanbul è una perla della luce d'oriente, che quella bandiera
con la mezzaluna e la stella posata sulle bare avrebbe disperato di cieco dolore
pure Goebbels. L'imperatore degli ariani si trovava ad un passo della cartina,
in Persia. Che glielo facciano sapere, eviteranno di agitarsi.
Ma intanto. Quella sensazione di schifo che divora le viscere. Quando si dice,
rispettabile pubblico, i fascisti vi deludono: non riescono a recitare la parte
dei razzisti. La vita è sacra, porta tutti i colori. Come la santità di
Agostino: filosofo africano, filosofo latino, filosofo degli europei.
Fa notizia dunque, quando i fascisti difendono i negri, fa notizia? No,
dimenticate la notizia. La retorica è fuori luogo.
Pietrangelo Buttafuoco
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