«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 4 - 30 Giugno 1993

 

Un uomo di parte e di Patria: Berto Ricci


 

"L'Eco della Versilia", prima, e "Tabula Rasa", poi, hanno in più occasioni ricordato la figura di Berto Ricci. Non per farne un santino perché, da bravo fiorentino d'Oltrarno, il fondatore de "l'Universale" santo non era e non voleva essere. Gli bastava comportarsi da uomo: far parte della schiera -tutt'altro che nutrita, anzi!- di quelli che hanno carne e sangue, nervi e idee, passioni ed emozioni, e non son disposti a rinunciare nemmeno a un goccio della vita che gli ribolle dentro. E che è tanto breve: un soffio. Tutto sta che sia un soffio potente, non un sospiro verginale.
Il professore di Matematica Alberto Ricci, detto Berto, povero ma dignitoso, capace di scrivere articoli che erano fucilate ma anche di imbracciare davvero il fucile per difendere l'Italia contro gl'Inglesi di fuori e quelli di dentro; il professor Berto Ricci -e come si fa, lui, a chiamarlo prof! era potente. Ha scritto Montanelli vecchio compagno di fede, che si è perso lo stampo di uomini come Berto, gente fiera, leale, indomita, che non ha paura della morte, perché ama la lotta: ed è vero.
A me tante volte sembra che noi -anche noi di "Tabula Rasa", che pure non siamo i peggiori- ci si accapigli per incapacità di lottare. Come se questi quarantacinque anni di libertà flaccida e condizionata ci avessero, nello stesso tempo, dissanguato e avvelenato, e ci scorresse dentro un'acquerugiola putrida che di tanto in tanto ribolle per umorale stizza ma niente di più. Col capino poggiato sul cuscino un po' sudicio delle nostre abitudini quotidiane, vezzosamente agitando i pugni quando lo schifo è troppo, facendo brillare gli occhietti di sdegno ogni qual volta un residuato bellico di dignità inizi a scoppiettar per la coscienza, noi non assomigliamo a Berto Ricci. Più che le idee che siamo sempre pronti a sbandierare -i begli Ideali gonfi e pettoruti, la vecchia camicia nera un po' lisa oppure il doppiopetto oppure il vestitino acquistato ai supermarket del forcaiolismo padano o del neomassimalismo piagnone venuto dalla infettata Sicilia-, ci manca il cuore. La politica si fa quando le idee hanno cuore. Quando nella furbizia e nella spregiudicatezza c'è un tocco di cuore: ce lo mette anche quel cinico del Machiavelli quando, nel finale del Principe, esorta a liberar l'Italia dai barbari.
Né furbo né spregiudicato, politico unicamente delle idee e del cuore, Berto Ricci ci provò a dire (e a fare!) la sua parte. Proviamo, noi, ad attingere, sul serio, qualche spirito vitale dell'aria in cui visse, ripercorrendone la vita breve ed intensa. Paolo Buchignani -di ceppo lucchese, professore di lettere, storico della covata defeliciana- lo ha fatto con un libro che uscirà in autunno per i tipi del Mulino.
In attesa che "Tabula Rasa" chiami l'Autore a una presentazione-dibattito, gli abbiamo fatto una lunga intervista. Ne diamo un assaggio ai lettori:

D — Buchignani, il tuo Ricci è un fascista o un comunista?
R — II titolo del mio libro è "Una letteratura e una rivoluzione. Berto Ricci intellettuale fascista": quindi ti ho già risposto. Ora, però, precisiamo. Se Berto non fu né un comunista né un antifascista, se il suo radicalismo nazionale di tipo mazziniano, il suo spiritualismo, il suo imperialismo lo collocano indubbiamente all'interno del fascismo (al quale resterà fedele fino alla morte), è vero che egli non cesserà mai di lottare per un fascismo diverso da quello storicamente realizzato. Ricci era un sovversivo e un anticapitalista, è vero, ma certamente avrebbe rifiutato per sé la definizione di fascista di sinistra. Nel fascismo ricciano, infatti, impero universale e rivoluzione sociale, destra (intesa come sostegno alle ragioni dell'autorità, non a quelle del privilegio economico e della reazione) e sinistra sono due aspetti inscindibili, da portare avanti contestualmente, dato che possono alimentarsi a vicenda, ma anche da preferire alternativamente, a seconda delle esigenze legate alla contingenza politica. C'è da ricordare, a questo proposito, che se nel '38 l'intellettuale fiorentino assumerà una posizione molto radicale relativamente al capitalismo e alla questione sociale, negli anni de "l'Universale", pur non trascurando questi aspetti, intendeva volgere la sua attenzione specialmente alla politica estera e sviluppare la battaglia contro l'ordine di Versailles e per la creazione dell'Impero.

D — E dell'anarchismo di Berto non ancora approdato al fascio, che mi dici?
R — Beh, era un anarchismo un po' speciale. C'erano dentro Stirner, Nietzsche, Carlyle, Sorel, l'individualismo eroico e la concezione della violenza come elemento essenziale della lotta politica, il culto per la tradizione nazionale italiana (e dentro di esso l'amore per gli alfieri toscani di una civiltà letteraria impegnata: Dante, Machiavelli, Carducci) e la credenza in una nostra missione nel mondo.

D — Qual era il suo nemico principale?
R — Indubbiamente non il comunismo ma la civiltà capitalistica. Scomparsa quest'ultima ed affermatasi quella fascista-corporativa (che doveva realizzare anche una rivoluzione sul piano sociale, intesa non come eliminazione della proprietà, ma come estensione, in linea col modello mazziniano) sarebbero scomparse le ragioni che avevano dato origine al socialismo e al comunismo.

D — Buchignani, a Bir Gandula, Berto morì antifascista?
R — No. I testimoni oculari ci dicono che non fu un suicidio e, del resto, anche le lettere che Berto scrive nei giorni immediatamente precedenti a quell'evento non sono lettere di un uomo che medita di uccidersi, ma di un uomo che guarda al futuro. Contrariamente a quanto ha scritto Zangrandi, il quale per altro non porta alcuna prova a sostegno di quel che afferma, Ricci nel '40 non era né fuori del fascismo né sull'orlo del suicidio, ma bensì ben determinato a combattere (in questo caso con le armi) per la causa per la quale aveva sempre combattuto. I numerosi documenti consumabili non lasciano dubbi in proposito.
 

Mario Bernardi Guardi

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