«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 5 - 15 Agosto 1993

 

l'ultima

Dio mio, che pacchia!

 


I nuovi: così nuovi e già così nuovi. Così piselloni, così chic, così danarosi, così a sinistra, così altrove, così cellophanati, così patinati, così inRepubblicati. Così week end. Tutti sostanzialmente così così, ma assolutamente in incognito: cretini in privato.
Sono nuovi, più-che-nuovi. Confezionati. Pare pena sciuparli, toccarli. Zuccherini, liquorini, sono signorini. Da passarli allo shaker: per scuoterli, non per agitarli. Un goccio di Martini e un'oliva.
Saranno forse approssimati, approssimativi, ma sono proiettati alla méta: prossimi a comandare. Prossimi a loro stessi. Quasi ipotecati. Nuovi obbligati. Sono professorali: vagamente panciuti, vagamente occhialuti, vagamente barbuti, alcuni. Vagamente baffuti, vagamente pelati, vagamente sudati, ancora vagamente occhialuti altri. Ma sono ficoni, straficoni, un tantino gigioni. Scivolano sovente su quest'ultima rima: «oni». Quasi ne fanno un vanto. Sono anche immaginifici all'occorrenza: lampeggiano di inesauribile imbecillità.
Si sa, è pura impronta italiana, per una bella rivoluzione da consumare dopo le diciotto. Ohe, una rivoluzione elegante. Manco a dirlo. In chiave di democrazia impattata, alleata, riformata, segnata. Eleganza democratica sussurrano. E mizzica direte: che civetteria, che galanteria. Ultimoda, sono l'ultima moda, squisitezza di gran gusto. Dopo le diciotto, dopo la doccia, dopo la sauna, ma anche più tardi: dopo le venti. Disposti a saltare la cena. Un tramezzino tuttalpiù. C'è per caso una rosetta al prosciutto crudo? No. Vada per il tramezzino. Giusto per non sentire l'affanno volgare dello stomaco. Con leggerezza appunto. Con più comodo. Con la frescura. Solo se alita. Dio ce ne scampi se arrivasse lo scirocco. Alita? Soffia un pochetto d'aria? Ma sì che alita, soffia, eppure soffia, che la trasparenza infine ne gode. Una trasparenza a prova di certificato antimafia. Una trasparenza che traspare fin nella più intima traspirazione: né panciere Gibaud, né sospensori. Sono i viveur del post-montecitorio. Una tastatina distratta ogni tanto. Per inseguire la cravatta. Per immedesimarsi nella fetta di cielo tra piazza del Pantheon e piazza Navona, nel clamore di Roma ciaciona, nel languore quirino, nell'aglio curiale.
Oh dolce rivoluzione italiana. Dolce vita dei rivoluzionari. Dolce stil nuovo grunge, dolcissima politica. Cosa sarebbe mai l'impegno civile senza i caffè? Senza, clic, i fotografi. Senza, slurp, un gelato. Senza, clap, gli applausi. Senza, lec lec, i "Venerdì di Repubblica". Cosa sarebbe mai? Un triste mugugno da carboneria nebbiosa. Una vendetta ad uso e consumo di irascibili bottegai. Un'astruseria da amministrazione burocratica: poco pop, niente affatto popolare, molto aut. Ancora un caffè dunque, ancora una vodka, ancora una grappa. Un giro di chitarra: adelante, addante. Ci si concede la compagnia di gente bella. Niente partiti, niente tessere, niente sezioni, niente militanti. Niente e nulla del passato. Niente e nulla di ciò che è fuori del nuovo. C'è il nuovo e basta. O meglio: c'è la rivoluzione del nuovo in corso. Dio mio che pacchia, che bellezza, che salute, che rivoluzione. Neppure tanto caldo fa. Si sta bene. A partire da domani ci si mette in polo. Dice un cameriere: la nazione si attarda alla toilette, forse si sente male? I nuovi: così nuovi e già così stronzi.

 

Pietrangelo Buttafuoco

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