«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 5 - 15 Agosto 1993

 

Bombe contro l'Europa


 

«... la pesante campana, che da un millennio era di ornamento alla torre del Battifredo e il
cui suono aveva accompagnato il vivere e il morire d'innumera gente, si arroventò sempre più
vivida e infine precipitò dai suoi appoggi, facendo minare la torre...»
Ernst Junger, "Sulle scogliere dì marmo"


Solo un idiota, ovvero il popolo italiano, può credere che sia inconsueto il comportamento dei «servizi» che non riescono a prevenire gli attentati. E in malafede quando dichiara, per bocca dei suoi governanti, che le autobombe sono fatte esplodere dalla mafia. È la stessa contumelia lanciata contro gli anarchici prima, contro i fascisti poi. In Italia, i «servizi» hanno sempre condizionato i vertici politici, e non viceversa. Perfetti esecutori delle direttive impartite dal famelico Leviatano d'Oltreoceano, dedito alla programmazione a lunghe scadenze di strategie intese a rendere schiavi i popoli della terra. Ricordiamoci che cosa disse Reagan, quando si insediò alla Casa Bianca, rivolgendosi ai suoi connazionali: «Abbiamo gettato via l'Europa, l'Europa è il passato da rifiutare. Siamo la nazione eletta».
Ebbene, l'Europa, caduti i muri e le cortine, è oggi in grado di riscattare cinquant'anni di vassallaggio. Riprende la sua potenzialità. La Germania riunificata, l'orgogliosa Francia, la feconda nuova Russia possono diventare il fulcro che farà ruotare l'Europa intera; intorno alla quale, e con la quale, i popoli d'Africa e d'Asia potranno trovare la volontà e la capacità di mettere a frutto le loro energie e gli abbondanti prodotti della loro terra.
Ma in Europa c'è una nazione che, più di ogni altra, ha accettato di entrare in un universo sconosciuto accettando il «modello» americano: l'Italia. Che ha liquidato l'idea nazionale sostituendola con una realtà diversa, indefinibile, vasta, profonda: l'Occidente. Uomo-massa senza identità, l'italiano si è «purificato» cancellando la memoria. Annullandola. Rendendosi schiavo del superfluo, della cambiale, della carta di credito, della banca. Convertendosi ad nuova religione: quella del dio denaro.
Siamo il ventre molle della futura Europa. Se in ogni dove, dal più piccolo borgo alla più grande città, non vi fossero disseminati gli «archi e le pietre» (le nostre radici) a dimostrare ciò che siamo stati, oggi saremmo un popolo culturalmente e civilmente irrilevante. Un popolo sciocco, smemorato, che ha smesso di pensare e anche di odiare perché non sa più amare. Ci vogliono impedire di interrogarci sul nostro passato. Ecco perché mettono le bombe. Perché persista l'oblio. Perché le cattedrali, i castelli, le opere d'arte, gli «archi e le pietre», sono le nostre radici, la memoria che si concretizza nella loro visione. Sono il repertorio di una storia gloriosa, l'insegnamento per l'oggi e la dimostrazione pratica di quanto grande potrebbe essere il nostro contributo all'Europa di domani.
È venuto il momento di riprenderci la nostra identità. Ora che ci siamo liberati dalla alienazione DC, recuperiamola questa memoria e soffermiamoci sul significato religioso della rivoluzione che è in atto. Contro il rigore statalista, contro le prefetture, contro le questure, contro le banche; contro quella magistratura che raramente è riuscita a rendere giustizia e che ha permesso, ad una classe dirigente di sé stessa, di rendere legittimi lo sperpero, l'inerzia, il furto; contro le istituzioni che non sono mai state in grado di difendere templi, bandiere, fiumi, mari. Questo è un paese «sfatto», imbastardito, inebetito dal miracolo capitalistico, con i riflessi condizionati dalle centrali d'Oltreoceano. Senza ideali, senza tessuto morale, dedito al culto materiale del benessere.
Dobbiamo creare. Non si ottiene ordine se prima non si crea. Dobbiamo ricostruire un popolo per poterlo poi difendere. Chi invoca semplicemente misure più severe in questo Stato, per una comprensibile reazione al caos in cui siamo immersi, difetta di sensibilità, di contatto. Dobbiamo vedere oltre la nostra vita, oltre la nostra testimonianza, oltre la stessa testimonianza dei nostri padri. Che onoriamo.... ma ci sono i figli che verranno. Operiamo affinchè ci possano ricordare.

 

a. c.

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