«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 6 - 30 Settembre 1993

 

Giorgio Bocca, l'antifascista


 

Abbiamo letto con attenzione l'intervista rilasciata da Giorgio Bocca al giornalista Fabrizio Salvo, il 14 agosto scorso, e pubblicata su "L'Indipendente" nella rubrica: «I lettori intervistano lo scrittore preferito». Alla domanda del giornalista: «(...) Fascista, scrisse sul "Giornale di Cuneo" un artìcolo antisemita. (...)», il Nostro risponde: «(...) In epoca fascista scrivevo di sport, quel presunto articolo antisemita che mi è stato contestato decine di volte non era altro che la recensione di un libro, "I savi anziani di Sion"».
In tempi di «pentiti» e «collaboranti», vale la pena rinfrescare la memoria a Giorgio Bocca e fargli rileggere il «presunto articolo antisemita». Ecco quanto ebbe a scrivere il compianto Beppe Niccolai, già deputato e giornalista parlamentare, su "L'Eco della Versilia" n° 5, maggio 1980, nella sua rubrica "Rosso e Nero":

«È il 14 agosto 1942. Le Armate dell'Asse dilagano nel Caucaso e in Africa. Sul settimanale di Cuneo, "La Provincia grande", compare un articolo dal titolo:
"Documenti dell'odio giudaico: i protocolli dei Savi anziani di Sion".

Eccone alcuni stralci:

«II sovvertimento mondiale attuato dagli ebrei, prima con le istituzioni liberali, poi con il collettivismo ha ricevuto un colpo tremendo dal sorgere del movimento fascista che ha denunciato la inconsistenza pratica della parola libertà in campo politico dove gli uomini sono in tal modo costruiti da trasformare la libertà loro accordata in anarchia. Una rabbia immensa deve avere riempito il cuore degli anziani di Sion, nel sentire dei non ebrei dire che il comunismo è una utopia irraggiungibile e che le sue applicazioni pratiche sono costruzioni meccaniche e crudeli dove milioni di schiavi lavorano per una minoranza. L'odio di chi vede svelati i suoi piani è enorme, l'odio di chi vede rovinare i propri piani è tremendo. Questo odio degli ebrei contro il Fascismo (la maiuscola è dell'autore dell'articolo, n.d.r.) è la causa prima della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza, infatti, sarebbe una vittoria degli anglosassoni e della Russia: in realtà sarebbe una vittoria degli ebrei.
«A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l'idea di dovere in un tempo non lontano essere schiavo degli ebrei? «Da ciò la necessità ineluttabile di questa guerra, intesa come una ribellione dell'Europa ariana al tentativo ebraico di porla in stato di schiavitù».


Così concludeva Beppe Niccolai: «Chi è l'autore di questa nota? Provate ad indovinare. È il giornalista più coccolato della sinistra radical-chic. È il giornalista più intervistato d'Italia. È il giornalista, senza il quale, la Televisione non da avvio a dibattiti sulla libertà, l'antifascismo, il terrorismo.
Si chiama GIORGIO BOCCA. È stato comandante partigiano della Decima Divisione Giustizia e Libertà, vice commissario politico nel cuneese. Lo ricordano spietato, crudele. La cosa non sorprende: la necessità di dover far dimenticare il suo passato «in camicia nera», quando la sorte delle armi cambiò in sfavore dell'Asse, lo portava ad essere feroce. I voltagabbana si caratterizzano sempre così».
 

Beppe Niccolai

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