Abbasso Craxi, viva Craxi
Perché questo articolo? Devo
dire, con tutta onestà, che da un po' di tempo prendo la penna e mi accingo a
scrivere, per poi sempre riporla e scrivere altro. E questo non per paura di
andare controcorrente. È una «paura» che non ho e non ho mai avuta. Né tantomeno
per gli eventuali sorrisi di compatimento che avrei sollevato o le
incomprensioni e gli anatemi che mi sarei attirato. Sono stato, per la verità,
trattenuto da altre motivazioni. Mi sono infatti sempre domandato se in questo
Paese così cloroformizzato, così rassegnato e così appiattito in ogni sua
manifestazione valeva la pena fare un certo ragionamento. Se valeva la pena
sollevare dubbi e perplessità. Provocare. Se valeva la pena ragionare intorno ad
un personaggio che quasi tutti hanno sommariamente archiviato quale «ladro», o
meglio ancora quale unico «ladro» in questa Italia dove invece furfanti e
profittatori hanno pullulato e pullulano come pidocchi addosso ad un cane.
Un evento però mi ha spinto a prendere la penna e, questa volta, scrivere ciò
che avevo in cuore: la mancata autorizzazione, da parte della commissione
parlamentare prima e della Camera dei Deputati poi, all'arresto dell'ex-ministro
De Lorenzo. Ed è bene ricordare a tale proposito che i giudici hanno ritenuto
l'ex-ministro della sanità «individuo socialmente pericoloso».
Ho sempre di fronte agli occhi il gran baccano che fu montato allorché la Camera
dei Deputati non concesse, per alcuni casi, l'autorizzazione a procedere nei
confronti di Craxi. Tutti giustamente indignati. Tutti giustamente offesi. Non
ho di fronte agli occhi simili dimostrazioni, perché non vi sono state, per la
mancata concessione all'arresto di un «individuo socialmente pericoloso». Tutti
zitti o quasi. Nessuno si è scandalizzato. Stampa e TV, come sempre, hanno usato
due pesi e due misure. Nessuno ha mobilitato la piazza. A poco serve, risultando
del tutto strumentale, la tardiva demagogica presa di posizione di Scalfaro il
quale dice che avrebbe voluto sciogliere le Camere, ma poi non lo fa.
Allora mi è sorto un dubbio. Se De Lorenzo è, come scrivono i giudici «individuo
socialmente pericoloso» non è forse che Bettino Craxi sia stato, a differenza di
tutti gli altri ladroni di regime, individuo politicamente pericoloso?
Pericoloso, si badi bene, per ciò che aveva detto e aveva fatto. Pericoloso, può
sembrare una eresia ma non lo è, proprio per quel Palazzo e per quell'assetto
mondialista dei quali egli stesso sembrava alla maggior parte degli italiani
essere uno dei massimi esponenti e sostenitori. Tale dubbio mi ha indotto a
rivisitare nella memoria alcune prese di posizione dell'ex-segretario del PSI.
Ed allora ecco che ho ripensato immediatamente a Sigonella, quando Craxi era
Presidente del Consiglio. Si trattò di momenti, perché tali purtroppo restarono,
in cui molti di noi, dopo anni ed anni si sentirono di nuovo orgogliosi di
essere italiani. Furono momenti nei quali improvvisamente riscoprimmo dignità ed
identità nazionali. Furono momenti in cui finalmente, dopo anni di ignominiosa e
supina servitù, l'Italia si ribellava al padrone americano. Ho ripensato anche
alle tante prese di posizione, sempre molto coraggiose e controcorrente in
favore del popolo palestinese. Ho ripensato poi a quel Maggio del 1989 allorché
Craxi, nel suo intervento al 45° Congresso nazionale del suo partito, ebbe a
dire testualmente: «Non vogliamo rinfocolare i sentimenti di odio e divisione
tra gli italiani. Mi ha colpito il mese scorso la partecipazione di un esponente
del MSI ad una celebrazione del 25 aprile accompagnata da una dichiarazione che
voleva testimoniare di un sentimento di pacificazione... Un sentimento umano di
questa natura non è estraneo a nessuno di noi».
Rappresentava un messaggio forte e chiaro. Era senza dubbio una affermazione
coraggiosa. Poteva dare, se ascoltato, una svolta storica al nostro Paese. Era
un esplicito invito, se collegato a Sigonella, ad unire quelle forze socialiste
e nazionali, superando false e anacronistiche divisioni, che potevano avviare la
costruzione di quel socialismo nazionale che è sempre stata l'aspirazione di
tanti autentici socialisti, a qualunque parte appartengono o abbiano
appartenuto.
Era, quello sì, veramente il nuovo che poteva irrompere nel nostro Paese. Ma al
Palazzo, al sistema consociativo, quelle parole sembrarono pugnalate.
Anche questo Craxi, dopo Sigonella, doveva prima o poi pagare. Al vecchio
sistema dei partiti, e questo è oramai chiaro, va bene l'incartapecorito e
ammuffito Scalfaro che di recente ha affermato: «L'unica cosa che accomuna le
due parti è il dolore per i propri morti, non le ragioni. I morti non cancellano
la verità. E la verità è antifascista».
Ma c'è altro ancora. Ho ripensato al referendum, voluto da Craxi, per la
giustizia giusta. Un referendum, in poche parole, che chiedeva che anche i
giudici come tutti gli altri cittadini pagassero allorché sbagliavano. E quanti
errori ed orrori nel recente passato hanno commesso! Basti pensare all'attuale
presidente della commissione antimafia, il pidiessino Violante. Quando era un
magistrato, ovviamente comunista, ha fatto incarcerare decine e decine di
giovani, sapendoli innocenti. E sulla pelle di questi giovani, assolti poi nei
relativi processi con formula piena, il pidiessino-comunista Violante ha fatto
carriera.
Quel referendum, voluto da Craxi, intendeva fare giustizia anche e soprattutto
di questi spudorati mentitori e profittatori. Ed anche questo, forse soprattutto
questo, Craxi prima o poi doveva pagare. Ed ha inesorabilmente pagato. Prima
ancora che sul piano prettamente penale su quello politico.
Quanto detto per assolvere dunque Bettino Craxi dagli eventuali reati che gli
vengono addebitati? Per sostenere che gli avvisi di garanzia emessi nei suoi
confronti sono infondati o inconsistenti?
Nemmeno per sogno. Se ha commesso dei reati dovrà pagare, come tutti. Anche se,
e questo è un dato di fatto inconfutabile, la campagna diffamatoria montata nei
suoi confronti è risultata essere mille volte superiore a quella che si è voluta
riservare alle altre centinaia e centinaia di ladri e ladroni, altrettanto
eccellenti, che hanno saccheggiato ed umiliato il nostro Paese. Il sistema delle
tangenti, per anni e anni, ha ingrassato a dismisura partiti e uomini politici.
Ci sono tutti dentro fino al collo. Poco importa se c'è chi ha rubato per sé o
per il partito, se tanto o poco.
Ma in politica bisogna anche guardare i fatti. Ed allora emerge che la vecchia
nomenclatura ed i vecchi partiti, in questi ultimi cinquant'anni, hanno
maltrattato, turlupinato e vessato i loro sudditi. Oltre le ruberie hanno
evidenziato una mediocrità, una rassegnazione ed una incompetenza disarmanti e
devastanti. Ad ogni livello. Hanno trascinato il Paese verso la perdita di ogni
valore e di ogni senso di dignità, riducendolo ad insignificante e disperata
colonia americana. Nessun sprazzo di orgoglio nazionale e di autentica
socialità. Disonesti, immorali, asociali, antinazionali.
Tutto questo ed altro ancora non può che far gridare: abbasso questo sistema.
Nessun evviva per alcuno. Ecco il perché di questo mio scritto, a lungo
meditato. Sicuramente provocatorio. Ecco il perché di un inizio e di una fine
altrettanto provocatori: abbasso Craxi, viva Craxi.
Gianni
Benvenuti
|