«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 7 - 31 Ottobre 1993

 

Abbasso Craxi, viva Craxi


 

Perché questo articolo? Devo dire, con tutta onestà, che da un po' di tempo prendo la penna e mi accingo a scrivere, per poi sempre riporla e scrivere altro. E questo non per paura di andare controcorrente. È una «paura» che non ho e non ho mai avuta. Né tantomeno per gli eventuali sorrisi di compatimento che avrei sollevato o le incomprensioni e gli anatemi che mi sarei attirato. Sono stato, per la verità, trattenuto da altre motivazioni. Mi sono infatti sempre domandato se in questo Paese così cloroformizzato, così rassegnato e così appiattito in ogni sua manifestazione valeva la pena fare un certo ragionamento. Se valeva la pena sollevare dubbi e perplessità. Provocare. Se valeva la pena ragionare intorno ad un personaggio che quasi tutti hanno sommariamente archiviato quale «ladro», o meglio ancora quale unico «ladro» in questa Italia dove invece furfanti e profittatori hanno pullulato e pullulano come pidocchi addosso ad un cane.
Un evento però mi ha spinto a prendere la penna e, questa volta, scrivere ciò che avevo in cuore: la mancata autorizzazione, da parte della commissione parlamentare prima e della Camera dei Deputati poi, all'arresto dell'ex-ministro De Lorenzo. Ed è bene ricordare a tale proposito che i giudici hanno ritenuto l'ex-ministro della sanità «individuo socialmente pericoloso».
Ho sempre di fronte agli occhi il gran baccano che fu montato allorché la Camera dei Deputati non concesse, per alcuni casi, l'autorizzazione a procedere nei confronti di Craxi. Tutti giustamente indignati. Tutti giustamente offesi. Non ho di fronte agli occhi simili dimostrazioni, perché non vi sono state, per la mancata concessione all'arresto di un «individuo socialmente pericoloso». Tutti zitti o quasi. Nessuno si è scandalizzato. Stampa e TV, come sempre, hanno usato due pesi e due misure. Nessuno ha mobilitato la piazza. A poco serve, risultando del tutto strumentale, la tardiva demagogica presa di posizione di Scalfaro il quale dice che avrebbe voluto sciogliere le Camere, ma poi non lo fa.
Allora mi è sorto un dubbio. Se De Lorenzo è, come scrivono i giudici «individuo socialmente pericoloso» non è forse che Bettino Craxi sia stato, a differenza di tutti gli altri ladroni di regime, individuo politicamente pericoloso? Pericoloso, si badi bene, per ciò che aveva detto e aveva fatto. Pericoloso, può sembrare una eresia ma non lo è, proprio per quel Palazzo e per quell'assetto mondialista dei quali egli stesso sembrava alla maggior parte degli italiani essere uno dei massimi esponenti e sostenitori. Tale dubbio mi ha indotto a rivisitare nella memoria alcune prese di posizione dell'ex-segretario del PSI.
Ed allora ecco che ho ripensato immediatamente a Sigonella, quando Craxi era Presidente del Consiglio. Si trattò di momenti, perché tali purtroppo restarono, in cui molti di noi, dopo anni ed anni si sentirono di nuovo orgogliosi di essere italiani. Furono momenti nei quali improvvisamente riscoprimmo dignità ed identità nazionali. Furono momenti in cui finalmente, dopo anni di ignominiosa e supina servitù, l'Italia si ribellava al padrone americano. Ho ripensato anche alle tante prese di posizione, sempre molto coraggiose e controcorrente in favore del popolo palestinese. Ho ripensato poi a quel Maggio del 1989 allorché Craxi, nel suo intervento al 45° Congresso nazionale del suo partito, ebbe a dire testualmente: «Non vogliamo rinfocolare i sentimenti di odio e divisione tra gli italiani. Mi ha colpito il mese scorso la partecipazione di un esponente del MSI ad una celebrazione del 25 aprile accompagnata da una dichiarazione che voleva testimoniare di un sentimento di pacificazione... Un sentimento umano di questa natura non è estraneo a nessuno di noi».
Rappresentava un messaggio forte e chiaro. Era senza dubbio una affermazione coraggiosa. Poteva dare, se ascoltato, una svolta storica al nostro Paese. Era un esplicito invito, se collegato a Sigonella, ad unire quelle forze socialiste e nazionali, superando false e anacronistiche divisioni, che potevano avviare la costruzione di quel socialismo nazionale che è sempre stata l'aspirazione di tanti autentici socialisti, a qualunque parte appartengono o abbiano appartenuto.
Era, quello sì, veramente il nuovo che poteva irrompere nel nostro Paese. Ma al Palazzo, al sistema consociativo, quelle parole sembrarono pugnalate.
Anche questo Craxi, dopo Sigonella, doveva prima o poi pagare. Al vecchio sistema dei partiti, e questo è oramai chiaro, va bene l'incartapecorito e ammuffito Scalfaro che di recente ha affermato: «L'unica cosa che accomuna le due parti è il dolore per i propri morti, non le ragioni. I morti non cancellano la verità. E la verità è antifascista».
Ma c'è altro ancora. Ho ripensato al referendum, voluto da Craxi, per la giustizia giusta. Un referendum, in poche parole, che chiedeva che anche i giudici come tutti gli altri cittadini pagassero allorché sbagliavano. E quanti errori ed orrori nel recente passato hanno commesso! Basti pensare all'attuale presidente della commissione antimafia, il pidiessino Violante. Quando era un magistrato, ovviamente comunista, ha fatto incarcerare decine e decine di giovani, sapendoli innocenti. E sulla pelle di questi giovani, assolti poi nei relativi processi con formula piena, il pidiessino-comunista Violante ha fatto carriera.
Quel referendum, voluto da Craxi, intendeva fare giustizia anche e soprattutto di questi spudorati mentitori e profittatori. Ed anche questo, forse soprattutto questo, Craxi prima o poi doveva pagare. Ed ha inesorabilmente pagato. Prima ancora che sul piano prettamente penale su quello politico.
Quanto detto per assolvere dunque Bettino Craxi dagli eventuali reati che gli vengono addebitati? Per sostenere che gli avvisi di garanzia emessi nei suoi confronti sono infondati o inconsistenti?
Nemmeno per sogno. Se ha commesso dei reati dovrà pagare, come tutti. Anche se, e questo è un dato di fatto inconfutabile, la campagna diffamatoria montata nei suoi confronti è risultata essere mille volte superiore a quella che si è voluta riservare alle altre centinaia e centinaia di ladri e ladroni, altrettanto eccellenti, che hanno saccheggiato ed umiliato il nostro Paese. Il sistema delle tangenti, per anni e anni, ha ingrassato a dismisura partiti e uomini politici. Ci sono tutti dentro fino al collo. Poco importa se c'è chi ha rubato per sé o per il partito, se tanto o poco.
Ma in politica bisogna anche guardare i fatti. Ed allora emerge che la vecchia nomenclatura ed i vecchi partiti, in questi ultimi cinquant'anni, hanno maltrattato, turlupinato e vessato i loro sudditi. Oltre le ruberie hanno evidenziato una mediocrità, una rassegnazione ed una incompetenza disarmanti e devastanti. Ad ogni livello. Hanno trascinato il Paese verso la perdita di ogni valore e di ogni senso di dignità, riducendolo ad insignificante e disperata colonia americana. Nessun sprazzo di orgoglio nazionale e di autentica socialità. Disonesti, immorali, asociali, antinazionali.
Tutto questo ed altro ancora non può che far gridare: abbasso questo sistema. Nessun evviva per alcuno. Ecco il perché di questo mio scritto, a lungo meditato. Sicuramente provocatorio. Ecco il perché di un inizio e di una fine altrettanto provocatori: abbasso Craxi, viva Craxi.

 

Gianni Benvenuti

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