le interviste
Tra Pontida e Copanello
Il 26 settembre, a Copanello,
suggestiva località turistica della costa jonica calabrese, il "Movimento
federalista - Calabria Libera" ha avviato la fase costituente della "Lega dei
Meridionali". Erano presenti delegazioni dei Comitati promotori di Movimenti
federalisti del Sud (Sicilia Libera, Puglia, Campania, Sardegna, Lucania). C'era
tantissima gente, quella che di solito non vedi ai convegni. C'era Carlo Turino,
uno dei capi della rivolta operaia di Crotone. C'era Walter Aversa, figlio del
maresciallo di PS trucidato dalla Mafia a Lamezia insieme alla moglie Lucia
Precenzano. C'erano imprenditori, professionisti, lavoratori, disoccupati,
giovani ed anziani, uomini e donne. C'era il popolo calabrese a Copanello. Un
popolo desideroso di riscattarsi, di costruire la stagione della sua
liberazione.
La redazione di "TabulaRasa" ha rivolto alcune domande a Beniamino Donnici sul
progetto complessivo del Movimento.
D. — Qual è il motivo principale che vi ha spinto verso questa «costituente»?
Non salva nulla dell'attuale quadro politico?
R. — II quadro politico «attuale» non esiste più. I partiti tradizionali,
nessuno escluso, sono stati sconfitti dalla Storia prima che dal dottor Di
Pietro. Si è chiusa un'epoca, un sistema è stato seppellito dalle stesse macerie
che ha prodotto. Lei pensa davvero che si possa ancora parlare di partiti? Che
DC, PSI, PDS, MSI e via dicendo contino ancora qualcosa? Che abbiano ancora
senso e ruolo? Uno degli interventi più applauditi della manifestazione di
Copanello è stato reso da un imprenditore turistico assai noto, il prof. Gianni
Nisticò. In buona sostanza, si è espresso in questi termini: «Sono democristiano
da trent'anni; ho ricoperto cariche elettive per quel partito; continuo ad
essere democratico e cristiano, ma ho schifo della DC; sto dalla vostra parte,
voglio combatterla anch'io questa battaglia ...». La verità è proprio questa. Il
consociativismo partitocratico ha trasformato la democrazia in strumento di
potere e di privilegi, i diritti in favori, la legalità e la giustizia in
argomenti da convegnistica... No! non ce la faremo davvero a ricostruire un
Paese libero, moderno e civile se non liberiamo preventivamente il terreno
dall'attuale politicume. Noi di "Calabria Libera", questo lo abbiamo capito da
tempo -anzi, in tempi davvero non sospetti- ed abbiamo lavorato a mettere
insieme le tante energie di cui la nostra Terra dispone. Le aggregazioni le
abbiamo fatte e le stiamo facendo: alla base, tra la gente per bene, nella
società civile, al di fuori delle botteghe e dei palazzi. Ecco perché nel nostro
Movimento si possono ritrovare e si ritrovano cattolici e laici, ex-missini ed
ex-comunisti. Ci siamo stretti la mano ed andiamo avanti, senza tessere,
sezioni, apparati: con il solo obiettivo di lavorare per il riscatto del nostro
popolo. Da ieri, dopo la grande manifestazione di Copanello, a questo progetto
lavorano siciliani, campani, pugliesi e sardi. Abbiamo cominciato a costruire
una grande alleanza di popolo e tra i popoli del Sud. Non so se la chiameremo
Lega dei Meridionali o che cosa: il nome e davvero secondario. Quello che conta
è la sostanza del progetto e la volontà di realizzarlo.
D. — Cosa preoccupa maggiormente della situazione economica e sociale calabrese?
R. — Da un lato, la sconcertante sottovalutazione che di essa hanno i partiti ed
i Governi, centrali, regionali e locali che immaginano di poterla tamponare con
palliativi od atteggiamenti dilatori. Dall'altro l'accresciuto potere di ricatto
delle aree forti del Paese che hanno buon gioco rispetto ad un ceto politico
meridionale moralmente squalificato e prigioniero delle sue responsabilità.
Siamo ormai ad un bivio e non ci sono più alibi per nessuno. Ogni componente
viva della società calabrese deve fare la propria parte, attraverso scelte
coraggiose e definitive. La stagione del piagnisteo e del lamento elevati a
filosofia di vita si è chiusa per sempre. Chi insiste lungo questa strada è un
nemico della Calabria e va pubblicamente denunciato. Si tratta di ripensare
radicalmente lo sviluppo della nostra regione e dell'intero Meridione, uscendo
definitivamente dal tunnel dell'assistenzialismo e creando le condizioni per una
politica di sviluppo capace di coniugare le esigenze del mercato e quelle della
solidarietà, ovvero una politica legata alla specificità dell'ambiente, del
territorio, delle immense risorse naturali, culturali, materiali ed umane. Ma
questo non può essere il compito di una classe dirigente che
sull'assistenzialismo e sull'elemosina, sulle pensioncine fasulle, sui sussidi,
sui contributi a pioggia, sui carrozzoni tipo ESAC, sull'esercito di forestali
mai utilizzati per una politica di forestazione produttiva, sui doppioni di
ospedali inutili per favorire il primario amico ecc, ha costruito il consenso
elettorale: ovvero quel perverso meccanismo che va sotto il nome di voto di
scambio. Il problema dello sviluppo della Calabria non è una questione tecnica,
ma squisitamente politica. C'è bisogno di una nuova classe dirigente per tirarci
fuori dal pantano e dal degrado.
D. — Rapporto con la Lega Nord. La vostra è forse una risposta
all'antimeridionalismo di Miglio e soci?
R. — L'antimeridionalismo rozzo e viscerale di certi leghisti è una provocazione
che non cogliamo. Noi non abbiamo nulla contro il Nord. Non facciamo discorsi
razzisti, né ci lasciamo catturare da deliranti teorie antropologiche. La storia
ed il valore di un popolo si misura nell'arco di millenni di civiltà e non
soltanto per i suoi periodi di decadenza. Ma non vogliamo cadere in questa
trappola. Ripeto: non abbiamo nulla contro il Nord. Siamo consapevoli che il
nostro nemico è in casa e che non è sconfitto ancora: ci riferiamo ai partiti
del malaffare, ai feudatari, ai mandarini, al perverso intreccio tra politica,
criminalità ed affarismo... ci sono tanti coperchi da sollevare, tanti cassetti
da aprire. Il lavoro di tanti Magistrati coraggiosi è iniziato e diventerà più
spedito nella misura in cui sarà più forte la spinta di cambiamento ed al
rinnovamento che solo un Movimento di popolo come "Calabria Libera" può dare.
Dunque nessuna contrapposizione con la "Lega Nord" se questa si batte per il
cambiamento, il federalismo e la pari dignità. Se, viceversa, i progetti sono
diversi siamo già pronti a difendere le sacrosante ragioni ed i diritti di un
popolo, quello calabrese e meridionale, che è stanco di avere padroni e di
piegare la schiena davanti al potente di turno.
D. — Crede che il federalismo potrebbe essere la soluzione ai problemi
meridionali?
R. — Certo che sì. Il federalismo è il solo modello istituzionale capace di
armonizzare le differenze, di rendere solidali le diversità. Tante piccole
Patrie, partecipi di un destino comune e di una Patria più grande. D'altra parte
è ora di smetterla con le strumentalizzazioni e la retorica unitaria e
risorgimentale. Il processo unitario è qualcosa da realizzare. Al momento ci
sono due Italie, forse anche più di due. E la divisione l'ha realizzata un
modello di Stato centralista e partitocratico che è ormai superato dal tempo e
dalla storia. È giunto il momento di cambiare registro e di capire che a questo
Stato il Sud ha pagato costi ben più alti ed insopportabili di altre regioni del
Paese.
D. — Ha conosciuto Bossi? Ha avuto contatti con la Lega Nord?
R. — Sì, l'ho conosciuto. Siamo stati invitati ad un incontro tra delegazioni
del nostro Movimento e della Lega Nord. È stato un incontro durante il quale
hanno capito di non avere di fronte burattini o ascari, ma gente con la quale
non si può bluffare. Non so se il dialogo si è interrotto per questo e se potrà
riprendere in avvenire. Non dipende certo da noi. Certo abbiamo posto sul tavolo
della discussione una Calabria ed un Sud di cui i leghisti ignorano l'esistenza
e che li ha spaventati non poco.
D. — Non crede che i meridionali -a parte le giuste rivendicazioni- debbano fare
anche autocritica?
R. — Se non c'è questa presa di coscienza delle nostre responsabilità non
potremo mai uscire dal degrado nel quale stiamo sprofondando. Questa classe
dirigente, questi partiti, questi feudatari non ce li ha mandati né il
padreterno, né una sorta di congiura della Storia e della natura. Ce li siamo
scelti noi, li abbiamo applauditi, osannati o -nell'ipotesi migliore- sopportati
o subiti senza reagire. Siamo caduti in una sorta di pigrizia e di rassegnazione
che è stata devastante. Finalmente, tanti segnali ci dicono che qualcosa si
muove. Che la gente sta tornando popolo. Che ritorna l'orgoglio, la dignità, il
coraggio e l'esuberanza di un popolo che s'era smarrito per strada, lungo
decenni di sudditanza. Ora dobbiamo davvero rimboccarci le maniche. Innanzi
tutto per liberare le strade ed i villaggi dalle macerie del vecchio mondo
partitocratico, per iniziare la ricostruzione. Il Sud è il crocevia tra l'Europa
ed il Mediterraneo e si trova in una posizione strategicamente ideale per
giocare un ruolo da protagonista nell'ormai prossimo Terzo millennio. Fior di
cervelli stanno elaborando un progetto che prima ancora che una rivoluzione
economica, è una rivoluzione culturale. Parliamo del Mediterraneo, del ruolo che
la nostra posizione geografica e politica -ovvero strategica- ci da all'interno
dell'asse Sud-Nord. Sarebbe lungo illustrare tutto questo nel breve spazio di
un'intervista. Magari vi torneremo nel prossimo numero. Anche se questo è il
tempo in cui i progetti e le idee vanno portati direttamente alla gente. Nelle
strade e nelle piazze di questa Calabria e di questo Meridione che stiamo
chiamando alla civile ribellione.
Tabularasa
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