«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 7 - 31 Ottobre 1993

 

le interviste

Tra Pontida e Copanello


 

Il 26 settembre, a Copanello, suggestiva località turistica della costa jonica calabrese, il "Movimento federalista - Calabria Libera" ha avviato la fase costituente della "Lega dei Meridionali". Erano presenti delegazioni dei Comitati promotori di Movimenti federalisti del Sud (Sicilia Libera, Puglia, Campania, Sardegna, Lucania). C'era tantissima gente, quella che di solito non vedi ai convegni. C'era Carlo Turino, uno dei capi della rivolta operaia di Crotone. C'era Walter Aversa, figlio del maresciallo di PS trucidato dalla Mafia a Lamezia insieme alla moglie Lucia Precenzano. C'erano imprenditori, professionisti, lavoratori, disoccupati, giovani ed anziani, uomini e donne. C'era il popolo calabrese a Copanello. Un popolo desideroso di riscattarsi, di costruire la stagione della sua liberazione.
La redazione di "TabulaRasa" ha rivolto alcune domande a Beniamino Donnici sul progetto complessivo del Movimento.

D. — Qual è il motivo principale che vi ha spinto verso questa «costituente»? Non salva nulla dell'attuale quadro politico?
R. — II quadro politico «attuale» non esiste più. I partiti tradizionali, nessuno escluso, sono stati sconfitti dalla Storia prima che dal dottor Di Pietro. Si è chiusa un'epoca, un sistema è stato seppellito dalle stesse macerie che ha prodotto. Lei pensa davvero che si possa ancora parlare di partiti? Che DC, PSI, PDS, MSI e via dicendo contino ancora qualcosa? Che abbiano ancora senso e ruolo? Uno degli interventi più applauditi della manifestazione di Copanello è stato reso da un imprenditore turistico assai noto, il prof. Gianni Nisticò. In buona sostanza, si è espresso in questi termini: «Sono democristiano da trent'anni; ho ricoperto cariche elettive per quel partito; continuo ad essere democratico e cristiano, ma ho schifo della DC; sto dalla vostra parte, voglio combatterla anch'io questa battaglia ...». La verità è proprio questa. Il consociativismo partitocratico ha trasformato la democrazia in strumento di potere e di privilegi, i diritti in favori, la legalità e la giustizia in argomenti da convegnistica... No! non ce la faremo davvero a ricostruire un Paese libero, moderno e civile se non liberiamo preventivamente il terreno dall'attuale politicume. Noi di "Calabria Libera", questo lo abbiamo capito da tempo -anzi, in tempi davvero non sospetti- ed abbiamo lavorato a mettere insieme le tante energie di cui la nostra Terra dispone. Le aggregazioni le abbiamo fatte e le stiamo facendo: alla base, tra la gente per bene, nella società civile, al di fuori delle botteghe e dei palazzi. Ecco perché nel nostro Movimento si possono ritrovare e si ritrovano cattolici e laici, ex-missini ed ex-comunisti. Ci siamo stretti la mano ed andiamo avanti, senza tessere, sezioni, apparati: con il solo obiettivo di lavorare per il riscatto del nostro popolo. Da ieri, dopo la grande manifestazione di Copanello, a questo progetto lavorano siciliani, campani, pugliesi e sardi. Abbiamo cominciato a costruire una grande alleanza di popolo e tra i popoli del Sud. Non so se la chiameremo Lega dei Meridionali o che cosa: il nome e davvero secondario. Quello che conta è la sostanza del progetto e la volontà di realizzarlo.

D. — Cosa preoccupa maggiormente della situazione economica e sociale calabrese?
R. — Da un lato, la sconcertante sottovalutazione che di essa hanno i partiti ed i Governi, centrali, regionali e locali che immaginano di poterla tamponare con palliativi od atteggiamenti dilatori. Dall'altro l'accresciuto potere di ricatto delle aree forti del Paese che hanno buon gioco rispetto ad un ceto politico meridionale moralmente squalificato e prigioniero delle sue responsabilità. Siamo ormai ad un bivio e non ci sono più alibi per nessuno. Ogni componente viva della società calabrese deve fare la propria parte, attraverso scelte coraggiose e definitive. La stagione del piagnisteo e del lamento elevati a filosofia di vita si è chiusa per sempre. Chi insiste lungo questa strada è un nemico della Calabria e va pubblicamente denunciato. Si tratta di ripensare radicalmente lo sviluppo della nostra regione e dell'intero Meridione, uscendo definitivamente dal tunnel dell'assistenzialismo e creando le condizioni per una politica di sviluppo capace di coniugare le esigenze del mercato e quelle della solidarietà, ovvero una politica legata alla specificità dell'ambiente, del territorio, delle immense risorse naturali, culturali, materiali ed umane. Ma questo non può essere il compito di una classe dirigente che sull'assistenzialismo e sull'elemosina, sulle pensioncine fasulle, sui sussidi, sui contributi a pioggia, sui carrozzoni tipo ESAC, sull'esercito di forestali mai utilizzati per una politica di forestazione produttiva, sui doppioni di ospedali inutili per favorire il primario amico ecc, ha costruito il consenso elettorale: ovvero quel perverso meccanismo che va sotto il nome di voto di scambio. Il problema dello sviluppo della Calabria non è una questione tecnica, ma squisitamente politica. C'è bisogno di una nuova classe dirigente per tirarci fuori dal pantano e dal degrado.

D. — Rapporto con la Lega Nord. La vostra è forse una risposta all'antimeridionalismo di Miglio e soci?
R. — L'antimeridionalismo rozzo e viscerale di certi leghisti è una provocazione che non cogliamo. Noi non abbiamo nulla contro il Nord. Non facciamo discorsi razzisti, né ci lasciamo catturare da deliranti teorie antropologiche. La storia ed il valore di un popolo si misura nell'arco di millenni di civiltà e non soltanto per i suoi periodi di decadenza. Ma non vogliamo cadere in questa trappola. Ripeto: non abbiamo nulla contro il Nord. Siamo consapevoli che il nostro nemico è in casa e che non è sconfitto ancora: ci riferiamo ai partiti del malaffare, ai feudatari, ai mandarini, al perverso intreccio tra politica, criminalità ed affarismo... ci sono tanti coperchi da sollevare, tanti cassetti da aprire. Il lavoro di tanti Magistrati coraggiosi è iniziato e diventerà più spedito nella misura in cui sarà più forte la spinta di cambiamento ed al rinnovamento che solo un Movimento di popolo come "Calabria Libera" può dare. Dunque nessuna contrapposizione con la "Lega Nord" se questa si batte per il cambiamento, il federalismo e la pari dignità. Se, viceversa, i progetti sono diversi siamo già pronti a difendere le sacrosante ragioni ed i diritti di un popolo, quello calabrese e meridionale, che è stanco di avere padroni e di piegare la schiena davanti al potente di turno.

D. — Crede che il federalismo potrebbe essere la soluzione ai problemi meridionali?
R. — Certo che sì. Il federalismo è il solo modello istituzionale capace di armonizzare le differenze, di rendere solidali le diversità. Tante piccole Patrie, partecipi di un destino comune e di una Patria più grande. D'altra parte è ora di smetterla con le strumentalizzazioni e la retorica unitaria e risorgimentale. Il processo unitario è qualcosa da realizzare. Al momento ci sono due Italie, forse anche più di due. E la divisione l'ha realizzata un modello di Stato centralista e partitocratico che è ormai superato dal tempo e dalla storia. È giunto il momento di cambiare registro e di capire che a questo Stato il Sud ha pagato costi ben più alti ed insopportabili di altre regioni del Paese.

D. — Ha conosciuto Bossi? Ha avuto contatti con la Lega Nord?
R. — Sì, l'ho conosciuto. Siamo stati invitati ad un incontro tra delegazioni del nostro Movimento e della Lega Nord. È stato un incontro durante il quale hanno capito di non avere di fronte burattini o ascari, ma gente con la quale non si può bluffare. Non so se il dialogo si è interrotto per questo e se potrà riprendere in avvenire. Non dipende certo da noi. Certo abbiamo posto sul tavolo della discussione una Calabria ed un Sud di cui i leghisti ignorano l'esistenza e che li ha spaventati non poco.

D. — Non crede che i meridionali -a parte le giuste rivendicazioni- debbano fare anche autocritica?
R. — Se non c'è questa presa di coscienza delle nostre responsabilità non potremo mai uscire dal degrado nel quale stiamo sprofondando. Questa classe dirigente, questi partiti, questi feudatari non ce li ha mandati né il padreterno, né una sorta di congiura della Storia e della natura. Ce li siamo scelti noi, li abbiamo applauditi, osannati o -nell'ipotesi migliore- sopportati o subiti senza reagire. Siamo caduti in una sorta di pigrizia e di rassegnazione che è stata devastante. Finalmente, tanti segnali ci dicono che qualcosa si muove. Che la gente sta tornando popolo. Che ritorna l'orgoglio, la dignità, il coraggio e l'esuberanza di un popolo che s'era smarrito per strada, lungo decenni di sudditanza. Ora dobbiamo davvero rimboccarci le maniche. Innanzi tutto per liberare le strade ed i villaggi dalle macerie del vecchio mondo partitocratico, per iniziare la ricostruzione. Il Sud è il crocevia tra l'Europa ed il Mediterraneo e si trova in una posizione strategicamente ideale per giocare un ruolo da protagonista nell'ormai prossimo Terzo millennio. Fior di cervelli stanno elaborando un progetto che prima ancora che una rivoluzione economica, è una rivoluzione culturale. Parliamo del Mediterraneo, del ruolo che la nostra posizione geografica e politica -ovvero strategica- ci da all'interno dell'asse Sud-Nord. Sarebbe lungo illustrare tutto questo nel breve spazio di un'intervista. Magari vi torneremo nel prossimo numero. Anche se questo è il tempo in cui i progetti e le idee vanno portati direttamente alla gente. Nelle strade e nelle piazze di questa Calabria e di questo Meridione che stiamo chiamando alla civile ribellione.

 

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