le opinioni
Noi e la Lega
Confesso di avere difficoltà nel
capire se è veramente il tempo dei cambiamenti o se, invece, tutto ciò che
convulsamente si muove è il palesarsi della prova dell'esistenza del nemico
principale che, eliminato il pericolo occasionale -il Comunismo- ridefinisce le
proprie regole in Italia. Una guerra di regime, con la parte vincente decisa a
liberarsi della pesante zavorra del malgoverno democristiano. Così, all'ombra
della liberazione dal pericolo dell'Est e accompagnati dalla ciclica crisi
dell'economia liberale, forse è scattato un meccanismo di ristabilizzazione. I
perni? Il PDS, ultimo alfiere dell'antifascismo storico a conservare credibilità
(o ad essere conservato credibile), e un'altra cosa che non c'è, ma ci sarà al
momento opportuno.
Ma forse è solo un pensiero rassicurante. Pensando ad una stabilizzazione su
perni nuovi spiego tutto. Da Cossiga ad Orlando, passando da Segni fino alle
bombe, acquisisco la convinzione della conoscenza. Riaffermo la sicurezza, un
po' bambina, delle certezze e degli schemi meccanicamente perfetti. È la
sindrome della malattia causata dalla letteratura sulla Guerra Occulta, che ha
influenzato la mia infanzia politica, per cui ciò che si vede non è che
manifestazione di fenomeni più complessi e profondi. Una scena vivacizzata solo
da marionette in mano ad un Grande Architetto, sempre di razza padrona, dalla
scienza centenaria e dalle azioni intimamente connesse con le più meschine
velleità, passioni ed ambizioni dell'uomo. Il Grande Muratore della Torre di
Babele. Niente di più utile di chi cerca nemici che concentrano il Male.
È questa la mia difficoltà nel buttarmi sugli avvenimenti con passione: la paura
di essere marionetta. È il rischio dello stare immobili. Di pararsi con il
pessimismo per aprire ad una comoda posizione di osservatore. Regimare ogni
passione ed offrirsi il ruolo di duro e puro tra le rovine. Confondere con il
distacco olimpico artificiale il significato del «posso osare»; attendere che
divengano «radi i capelli», dicendo che «ci sarà tempo» come il triste "Prufrock"
di T. E. Eliot.
Credo che il trionfo del dubbio pessimista, della turgida, forse putrescente
speculazione politica, sia il pericolo più grave che stiamo correndo come gruppo
che, stretto intorno a "Tabularasa", si trova in un'epoca comunque tempestosa.
Avversa a questa psicologia è da salutare la "Lega dei Meridionali". Da
coltivare le aspirazioni di Beniamino Donnici. Da amplificare la caduta positivi
del pensiero di Umberto Croppi sull'impegno differente di ognuno, ma legato da
un intimo filo di appartenenze contigue ad un unico sentire.
Ci avviciniamo alle elezioni politiche. Chiedo ai dieci lettori «nordisti» di
"Tabularasa" cosa intendono fare: a chi vogliono regalare il proprio contributo?
O forse intendono attendere che gli avvenimenti si dispieghino fino a poter
essere incasellati in uno schema ideologico?
Fino ad ieri ho sempre fatto prevalere, nei confronti della "Lega Nord", il mio
distruttivo spirito critico. «Prendiamo il mitra». Ridevo ricordando che il
Fascismo, poetando sul manganello, lo usò realmente. Mentre la Lega demagogizza
le espressioni forti. Ridicolizzavo le velleità di cambiamento di persone che si
dilaniano con lotte intestine diffuse capillarmente ogni dove hanno piantato una
bandierina. Come faceva la peggiore DC.
Non mi piace l'atmosfera antimeridionalista; ho sempre avuto rispetto ed
ammirazione per la filosofia dei popoli meridionali. È grezzo il pensiero sugli
extra-comunitari. Che caos questa Lega.
Rimane in piedi la domanda: e noi? Con il nostro cosmo cosa siamo? Cosa
decidiamo?
Inviterei a leggere una pagina riportata su "Autobiografia del Fascismo" di
Renzo De Felice (l'adesione ai "Fasci di Combattimento" di uno studente liceale
fiorentino) del 14 giugno 1920.
La scelta di questa pagina del Fascismo del '20 è forse la prova dello spessore
culturale dello studioso. Per noi potrebbe essere un ricordo-segnale. Dobbiamo
indossare il saio della politica. Scendere dalla cattedra delle definizioni.
Sporcarci con il reale e cercare nel caos l'elemento ordinativo.
Perché non scendere sul piano del confronto politico con la Lega? Perché non
portare la nostra esperienza in quel caos per cogliere presenze positive?
Guardiamo dentro e verifichiamo se in una comune critica verso il centralismo
partitico e nel tentativo di far vincere e divenire protagonisti una schiera di
cittadini fino ad ieri paurosi, nascosti dietro le persiane, sudditi del regime
DC, ci possa essere un seme nuovo contro il nemico principale. Guardiamo i
nemici della Lega e forse aumenterà la nostra attenzione.
Spogliamoci di atteggiamenti paternalistici e rendiamoci veramente -e non
retoricamente-, conto che non si sceglie l'epoca in cui si vive; ma se si vuoi
vivere, si devono usare i materiali disponibili.
Tanto, su "Tabularasa", sappiamo che, pur lontani, c'è un'intima luce, un'anima
profonda che più di tanto non ci perde e non ci allontana.
Gino
Logli
|