«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 7 - 31 Ottobre 1993

 

Le «spigolature» di Beppe Niccolai


 

3 febbraio 1979


Una lettera del 1° gennaio 1971: «Caro Silvio, grazie dei tuoi auguri che ricambio a te, a Flora, alle piccole e a mamma. Con l'anno nuovo spero di maltrattare meno gli amici e di poter avere la gioia di passare qualche ora con voi. L'amico che ti porta questa mia è il dottor Giovanni Ventura di Castelfranco. È stato coinvolto per colpa di un democristiano, ex-seminarista, con la vocazione di giustiziere, con gli attentati di Milano. La polizia e la magistratura l'hanno completamente scagionato, come per me fu chiaro fin dall'inizio per quanto conosco di lui e della sua famiglia. Purtroppo quel tipo di pubblicità non gli ha giovato e ora ha qualche problema: se puoi aiutarlo, te ne sarò grata: mi sento un po' colpevole, come democristiana, del male che gli hanno fatto. Grazie, arrivederci a presto e tanti saluti cordiali anche per i tuoi. Tina».
Tutti sanno chi è Giovanni Ventura. Tina è Tina Anselmi, Ministro della Sanità. Silvio è Silvio Gava, già Ministro di Grazia e Giustizia.



11 agosto 1979


Nino Andreatta è il Ministro del Bilancio. Se l'Italia antifascista fosse una cosa seria, dovrebbe essere sollevata, nei confronti del neoministro, la questione morale. Infatti si da il caso che il professor Nino Andreatta, prima di essere fatto Ministro, fosse, in contemporanea, consigliere di amministrazione della FIDEURAM (fiduciaria europeo-americana, fondi di investimento) e dell'IMI (Istituto Mobiliare Italiano). E quando la FIDEURAM ha fatto bancarotta e il suo capo, il bancarottiere Bernard Cornfeld, è stato arrestato in Svizzera, Nino Andreatta, come consigliere dell'IMI, ha fatto pagare dall'Istituto la parte italiana coinvolta nel dissesto Cornfeld. Roba da Codice penale, come l'accusa di concorso in peculato contestatagli dalla magistratura romana per lo scandalo SIR. Invece te lo fanno Ministro! E del Bilancio! Gesù, salvaci tu!

 

10 dicembre 1981


«Voglio dire che è proprio nel 1976, cioè nel momento della nostra astensione che non solo abbiamo il massimo della mobilitazione della P2, ma anche un rapido accorrere nelle sue fila di politici, esponenti dei servìzi segreti, delle Forze Armate. Il fine di Gelli era chiaro, impedire con tutti i mezzi che si realizzasse la terza fase indicata da Moro. E non cito Moro a caso. Insomma la P2 come un grande vecchio. Ma non si sa già che "golpe Borghese", "Rosa dei venti", "piazza Fontana", "Italicus" avevano radici nella P2?»

Giuseppe D'Alema, PCI, "L'Espresso", 6.12.1981
 

Già, ma è proprio nel 1976, anzi meglio nel 1975, cioè nel momento in cui si gettano le fondamenta per l'ammucchiata PCI/DC che il generale Gianadelio Maletti, capo del controspionaggio militare, piduista, implicato nel processo della strage di Piazza Fontana, condannato in primo grado, prende contatti con i senatori Boldrini e Pecchioli del PCI, responsabili della politica militare e dei problemi dello Stato per conto del PCI.
Gli incontri avvengono negli uffici (riservati) di via Sicilia, di proprietà del SID. Vengono propiziati (ma guarda un po'!) dall'ufficiale dei carabinieri Giorgio Angeli, tuttora in servizio, che per anni aveva diretto gli uffici incaricati di vigilare sul PCI e i partiti comunisti dell'Est e di impedire infiltrazioni nelle FF.AA. C'è da stare davvero... freschi. Che si dicono Maletti, Boldrini e Pecchioli? Se lo è mai chiesto, l'onorevole D'Alema?
Tante cose, ma soprattutto è in quella sede di via Sicilia che il PCI, insieme alla DC, concorda le nomine (anche dei piduisti) ai vertici delle Forze Armate.
Che ne dice, onorevole D'Alema? Dramma? Farsa? E perché non si fa una bella Commissione d'inchiesta su questi episodi?

 

Beppe Niccolai
da "Rosso e Nero", edizioni de "L'Eco della Versilia", Viareggio, 1982

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