Le «spigolature» di Beppe
Niccolai
3 febbraio 1979
Una lettera del 1° gennaio 1971: «Caro Silvio, grazie dei tuoi auguri che
ricambio a te, a Flora, alle piccole e a mamma. Con l'anno nuovo spero di
maltrattare meno gli amici e di poter avere la gioia di passare qualche ora con
voi. L'amico che ti porta questa mia è il dottor Giovanni Ventura di
Castelfranco. È stato coinvolto per colpa di un democristiano, ex-seminarista,
con la vocazione di giustiziere, con gli attentati di Milano. La polizia e la
magistratura l'hanno completamente scagionato, come per me fu chiaro fin
dall'inizio per quanto conosco di lui e della sua famiglia. Purtroppo quel tipo
di pubblicità non gli ha giovato e ora ha qualche problema: se puoi aiutarlo, te
ne sarò grata: mi sento un po' colpevole, come democristiana, del male che gli
hanno fatto. Grazie, arrivederci a presto e tanti saluti cordiali anche per i
tuoi. Tina».
Tutti sanno chi è Giovanni Ventura. Tina è Tina Anselmi, Ministro della Sanità.
Silvio è Silvio Gava, già Ministro di Grazia e Giustizia.
11 agosto 1979
Nino Andreatta è il Ministro del Bilancio. Se l'Italia antifascista fosse una
cosa seria, dovrebbe essere sollevata, nei confronti del neoministro, la
questione morale. Infatti si da il caso che il professor Nino Andreatta, prima
di essere fatto Ministro, fosse, in contemporanea, consigliere di
amministrazione della FIDEURAM (fiduciaria europeo-americana, fondi di
investimento) e dell'IMI (Istituto Mobiliare Italiano). E quando la FIDEURAM ha
fatto bancarotta e il suo capo, il bancarottiere Bernard Cornfeld, è stato
arrestato in Svizzera, Nino Andreatta, come consigliere dell'IMI, ha fatto
pagare dall'Istituto la parte italiana coinvolta nel dissesto Cornfeld. Roba da
Codice penale, come l'accusa di concorso in peculato contestatagli dalla
magistratura romana per lo scandalo SIR. Invece te lo fanno Ministro! E del
Bilancio! Gesù, salvaci tu!
10 dicembre 1981
«Voglio dire che è proprio nel 1976, cioè nel momento della nostra astensione
che non solo abbiamo il massimo della mobilitazione della P2, ma anche un rapido
accorrere nelle sue fila di politici, esponenti dei servìzi segreti, delle Forze
Armate. Il fine di Gelli era chiaro, impedire con tutti i mezzi che si
realizzasse la terza fase indicata da Moro. E non cito Moro a caso. Insomma la
P2 come un grande vecchio. Ma non si sa già che "golpe Borghese", "Rosa dei
venti", "piazza Fontana", "Italicus" avevano radici nella P2?»
Giuseppe D'Alema, PCI,
"L'Espresso", 6.12.1981
Già, ma è proprio nel 1976, anzi
meglio nel 1975, cioè nel momento in cui si gettano le fondamenta per
l'ammucchiata PCI/DC che il generale Gianadelio Maletti, capo del
controspionaggio militare, piduista, implicato nel processo della strage di
Piazza Fontana, condannato in primo grado, prende contatti con i senatori
Boldrini e Pecchioli del PCI, responsabili della politica militare e dei
problemi dello Stato per conto del PCI.
Gli incontri avvengono negli uffici (riservati) di via Sicilia, di proprietà del
SID. Vengono propiziati (ma guarda un po'!) dall'ufficiale dei carabinieri
Giorgio Angeli, tuttora in servizio, che per anni aveva diretto gli uffici
incaricati di vigilare sul PCI e i partiti comunisti dell'Est e di impedire
infiltrazioni nelle FF.AA. C'è da stare davvero... freschi. Che si dicono
Maletti, Boldrini e Pecchioli? Se lo è mai chiesto, l'onorevole D'Alema?
Tante cose, ma soprattutto è in quella sede di via Sicilia che il PCI, insieme
alla DC, concorda le nomine (anche dei piduisti) ai vertici delle Forze Armate.
Che ne dice, onorevole D'Alema? Dramma? Farsa? E perché non si fa una bella
Commissione d'inchiesta su questi episodi?
Beppe
Niccolai
da "Rosso e Nero", edizioni de "L'Eco della Versilia",
Viareggio, 1982
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