«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 8 - 31 Dicembre 1993

 

«Caro Diario», voglio scrivere un film
 

«Tira a sinistra, ma guarda a destra»
Michele Apicella (da «Palombella rossa»)

«Sarà la musica che gira intorno,
quella che non ha futuro,
saremo noi che abbiamo nella testa
un maledetto muro»
Ivano Fossati

«Mentre si guarda la luna nel cielo
si perde la perla che si ha nella mano»
Antico proverbio Zen



La cinepresa vaga per una surreale Roma estiva dietro una Vespa o una più «proletaria» Lambretta, inseguendo i profili dei palazzi dell'architettura razionale. Un regista vaga nelle corti delle palazzine del popolare quartiere della Garbatella, dietro al progetto di un film su un pasticciere trotzkista nell'Italia conformista e democristiana degli anni '50, in chiave di musical. Nelle sale cinematografiche, film italiani in cui è diffusa la pratica dell'autocommiserazione, con personaggi che s'interrogano sul loro passato e sul loro presente. Vorrebbero invitare lo spettatore a prendere coscienza di sé e dei tempi oscuri, sulla odierna crisi delle ideologie, della favola bella che ieri ci illuse.
Forse basterebbe dare un'occhiata ai «tamburini» della programmazione cinematografica per capire... L'estate cinematografica romana offre solo film horror, porno, oppure italiani. Film italiani, intesi appunto come genere cinematografico.
È dura la vita delle minoranze. È dura la vita di chi «ama le persone, ma non la maggioranza delle persone».
L'itinerario del sogno prosegue alla ricerca di un altrove. Alla ricerca di una terra in cui fuggire rimanendo fermi. «Oh, Sud America, Sud America», cantava il Paolo Conte di qualche stagione fa, con i ballerini che «aspettan su una gamba l'ultima carità di un'altra rumba».
E in una balera di periferia, il nostro novello Ulisse scopre di aver sempre desiderato di ballare. Magari sulle note del merengue, inseguendo il felpato passo di una improbabile attrice, già «mitica» protagonista di Flashdance. Il cinema e le balere sono luoghi di sogno e a forza di evocare Jennifer, ecco Jennifer appare. Poi la motoretta si dirige verso il mare di Roma, verso il luogo dove è morto Pasolini. Una piccola sosta poetica e via. Il viaggio di Ulisse deve continuare.
Navigare necesse verso le isole. Alla ricerca di un approdo tranquillo dove finire di stendere la sceneggiatura del film.
Panarea, Stromboli, Lipari, sono i luoghi dove l'altrove sembra vicino. Macché. Neanche sull'orlo del vulcano che avvampa l'aria e fa lontani dal mondo. Là sotto anche Efesto, anziché forgiare armi per gli Dei, vede Beautiful.
Altrove il paese è in mano ai figli unici, che monopolizzano il telefono. Altrove ai sindaci modernisti che sognano di chiamare Vittorio Storaro per illuminarlo ed Ennio Morricone, quello di scion, scion, per scrivere una colonna sonora che accompagni la vita quotidiana dei residenti e dei turisti.
Il filo di Arianna dell'intero italico paese sembra smarrito, semmai è esistito. E il nostro, armi e bagagli capisce che si può essere soli ovunque anche in mezzo al traffico automobilistico impazzito di una isoletta o nel tranquillo verde di Casalpalocco a qualche chilometro dal centro di Roma.
Il percorso continua nei scivolosi tenitori del dolore. Ma leggero come il passo di danza del ballerino che avrebbe voluto essere. Attraverso la malattia ed i medici, «che sanno parlare, ma non sanno ascoltare». «Medico cura te stesso», suggeriva un precetto del mondo classico. Ma il mondo classico chi lo ricorda? E non sono forse la volgarità trionfante e la presunzione di sé, i primi mali di questo secolo con poca o punta grazia?
Mancano i valori? Forse. Sicuramente manca la straordinaria sensazione del vivere sorprendendosi della vita giorno dopo giorno, godendo di un buon bicchiere d'acqua, la mattina. Appena svegli. Levo il calice alla tua salute, Nanni. E brindo, insieme ad altri «splendidi» trentenni e quarantenni, a questo nostro saper star sempre con le minoranze.
Ho deciso: domani scriverò la sceneggiatura di un film che ha per protagonista un commerciante di dolciumi reazionario Zen nella Italia conformista, grazie a Dio non più democristiana, degli anni '90.
 

Barbanera

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