Causa trasloco svendesi
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«È valoroso il pino che non cambia
il suo colore sotto il peso della neve.
Anche tu, o mio popolo, devi essere simile a lui»
Imperatore Hiro Hito, Tokyo, 1.1.1946
Impresa Trasporti: gli sbardelliani Fiori, Potito Salatto (con tanto di «avviso
di garanzia») & Fratelli (in P2). Facchini: bottegai, commercianti, palazzinari.
Sensale: Pinuccio Tatarella, soprannominato il Richelieu di Gianfranco Fini.
Sovrintendente tendaggi e tappezzerie: Alessandra Mussolì. Nella nuova sede,
niente bandiere, niente altari, niente idee, niente politica. Niente più sogni,
siamo alla smobilitazione. Si sta con il libero mercato e con il parlamento. Per
la creazione di un nuovo «sistema» dove vigerà la mediazione in nome della
conciliazione. Questa la nuova religione. Ausiliari del capitalismo. Per il
futuro di un'Italia dove i ricchi saranno più ricchi e i poveri più poveri.
Torpore senza felicità. Noia, solitudine, disperazione, video, droga,
disoccupazione di massa.
Ci sovviene quanto scrisse Domenico Campana su "Il Giorno" del 4.1.1988: «Che si
debba recitare il De Profundis tanto al fascismo che all'antifascismo è una cosa
che prima o poi deve accadere. Fascismo e antifascismo rappresentano due isole
culturali "eroiche" in un Paese che di eroico non vuole più nulla. Perché
considera l'eroismo pericoloso, sciocco, retaggio del passato, e soprattutto
portatore di guai. Si sono sbriciolati i fiori sulle tombe delle Camicie nere
adolescenti che affrontavano a mani nude i carri armati inglesi nel Sahara. Si
sbriciolano le lapidi dei ragazzi partigiani fucilati. Viviamo nel tempo opaco e
confortevole del centrismo, delle buone intenzioni e dei buoni affari».
È tempo di corvi, di chi ha una pomposa estimazione di sé, di chi ostenta
disprezzo nei confronti dei valori umani -così come è accaduto per la visita
alle «Fosse Ardeatine»-, di chi non capisce che l'odio è un sentimento profondo
per la cui consunzione necessita lo scorrere di diverse generazioni. Che
ciascuno pianga i propri Morti. Quella «visita» non è stata dettata dal
rispetto, bensì dalla spasmodica ricerca di una legittimazione che non aveva
ragion d'essere. Sottomissione, quindi. Occorre ricordare che soltanto chi
amministra l'imperium può compiere gesti di magnanimità? Quel gesto è
paragonabile a quello del valletto che offre al principe la sua lustra livrea
per ingraziarsene i favori senza rendersi conto che, quella livrea, qualifica la
sua condizione servile. Simili atteggiamenti possono, sì, avere giustificazioni
di bassa bottega elettorale, ma aiutano i denigratori a demonizzare la Storia e
gli uomini che, nel tentativo di riscattare gli Italiani, con sogni disperati
-perdenti e vincenti-, la Storia l'hanno scritta. Sanguinosa quanto si vuole,
carica di dolore, ma Storia. Uomini che non saranno certamente ricordati per
poltrone, tangenti, spogliarelli ideologici e non o percentuali elettorali.
Quando la memoria è dispersa, muore la società. Non c'è più legame tra gli
individui che la compongono perché non hanno più nulla in comune. Sì, meglio
odio e rancori, che almeno presuppongono stima e rispetto per il nemico che si è
battuto con onore. E nei tempi a venire, se alcuni avranno a stupirsi delle
nostre disfatte, vi saranno altri che ricorderanno «quelli» che rifiutarono di
gettare le armi e di alzare le braccia.
Pisanò dichiara che è stato un gesto da traditori. Non sono d'accordo. Fini si è
limitato a «consegnare i libri» che gli erano stati incautamente affidati da...
John Wayne. Sappiamo bene che, con essi, non ha mai avuto grande dimestichezza.
E li ha portati al «mercatino» dell'usato.
a. c.
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