«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 8 - 31 Dicembre 1993

 

Causa trasloco svendesi tutto



«È valoroso il pino che non cambia il suo colore sotto il peso della neve.
Anche tu, o mio popolo, devi essere simile a lui»

Imperatore Hiro Hito, Tokyo, 1.1.1946



Impresa Trasporti: gli sbardelliani Fiori, Potito Salatto (con tanto di «avviso di garanzia») & Fratelli (in P2). Facchini: bottegai, commercianti, palazzinari. Sensale: Pinuccio Tatarella, soprannominato il Richelieu di Gianfranco Fini. Sovrintendente tendaggi e tappezzerie: Alessandra Mussolì. Nella nuova sede, niente bandiere, niente altari, niente idee, niente politica. Niente più sogni, siamo alla smobilitazione. Si sta con il libero mercato e con il parlamento. Per la creazione di un nuovo «sistema» dove vigerà la mediazione in nome della conciliazione. Questa la nuova religione. Ausiliari del capitalismo. Per il futuro di un'Italia dove i ricchi saranno più ricchi e i poveri più poveri. Torpore senza felicità. Noia, solitudine, disperazione, video, droga, disoccupazione di massa.
Ci sovviene quanto scrisse Domenico Campana su "Il Giorno" del 4.1.1988: «Che si debba recitare il De Profundis tanto al fascismo che all'antifascismo è una cosa che prima o poi deve accadere. Fascismo e antifascismo rappresentano due isole culturali "eroiche" in un Paese che di eroico non vuole più nulla. Perché considera l'eroismo pericoloso, sciocco, retaggio del passato, e soprattutto portatore di guai. Si sono sbriciolati i fiori sulle tombe delle Camicie nere adolescenti che affrontavano a mani nude i carri armati inglesi nel Sahara. Si sbriciolano le lapidi dei ragazzi partigiani fucilati. Viviamo nel tempo opaco e confortevole del centrismo, delle buone intenzioni e dei buoni affari».
È tempo di corvi, di chi ha una pomposa estimazione di sé, di chi ostenta disprezzo nei confronti dei valori umani -così come è accaduto per la visita alle «Fosse Ardeatine»-, di chi non capisce che l'odio è un sentimento profondo per la cui consunzione necessita lo scorrere di diverse generazioni. Che ciascuno pianga i propri Morti. Quella «visita» non è stata dettata dal rispetto, bensì dalla spasmodica ricerca di una legittimazione che non aveva ragion d'essere. Sottomissione, quindi. Occorre ricordare che soltanto chi amministra l'imperium può compiere gesti di magnanimità? Quel gesto è paragonabile a quello del valletto che offre al principe la sua lustra livrea per ingraziarsene i favori senza rendersi conto che, quella livrea, qualifica la sua condizione servile. Simili atteggiamenti possono, sì, avere giustificazioni di bassa bottega elettorale, ma aiutano i denigratori a demonizzare la Storia e gli uomini che, nel tentativo di riscattare gli Italiani, con sogni disperati -perdenti e vincenti-, la Storia l'hanno scritta. Sanguinosa quanto si vuole, carica di dolore, ma Storia. Uomini che non saranno certamente ricordati per poltrone, tangenti, spogliarelli ideologici e non o percentuali elettorali.
Quando la memoria è dispersa, muore la società. Non c'è più legame tra gli individui che la compongono perché non hanno più nulla in comune. Sì, meglio odio e rancori, che almeno presuppongono stima e rispetto per il nemico che si è battuto con onore. E nei tempi a venire, se alcuni avranno a stupirsi delle nostre disfatte, vi saranno altri che ricorderanno «quelli» che rifiutarono di gettare le armi e di alzare le braccia.
Pisanò dichiara che è stato un gesto da traditori. Non sono d'accordo. Fini si è limitato a «consegnare i libri» che gli erano stati incautamente affidati da... John Wayne. Sappiamo bene che, con essi, non ha mai avuto grande dimestichezza. E li ha portati al «mercatino» dell'usato.

 

a. c.

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