«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 8 - 31 Dicembre 1993

 

le lettere

...e se il messaggio non viene raccolto, chi se ne frega!


Caro Carli,
si sta chiudendo un anno importante durante il quale abbiamo assistito al crollo di un regime e, in particolare, del suo partito cardine: la DC. Tante e tante volte abbiamo aspettato questo momento che, diciamoci la verità, ormai credevamo non dovesse arrivare più.
E dunque crollato il regime partitocratico dei vari Andreotti, De Mita, Pomicino, Gava, Forlani, Craxi, Martelli, De Lorenzo, Cariglia e La Malfa. E questo, spero sarai d'accordo, non è certo poco.
Effetto Tangentopoli? Certo, ma non solo. Che i politici fossero ladri e corrotti lo sapevano tutti -anche i gatti del Colosseo- però, magari proprio per questo, venivano votati. I ras del regime hanno infatti creato, per mantenere e consolidare il proprio consenso, assistenzialismo e clientelismo distribuendo contributi a pioggia ad enti, associazioni e carrozzoni partitocratici creati ad hoc. Ora tutto questo è crollato per un motivo semplice semplice: i soldi sono finiti. In una fase di recessione e di crisi come l'attuale, dove aumentano i balzelli e diminuisce l'occupazione, il mondo economico e produttivo si è ribellato alla classe politica. Solo così si può spiegare l'esplosione del fenomeno leghista da una parte e l'iniziativa della Magistratura dall'altra. È infatti risaputo che la Lega Nord, pur avendo un indiscusso consenso popolare, è sponsorizzata dalla piccola e media industria. Come è risaputo che gran parte dei magistrati, fino ad oggi tiepidi, se non proprio conniventi con il regime, sono massoni, quindi, legati a lobbies economico-finanziarie. Dunque, i conti tornano.
Ma cosa c'è dietro queste strategie? Semplice. Si vuoi creare in Italia un bipolarismo di facciata dietro al quale si nascondono gruppi di potere. Economico, s'intende. Non è certo un caso che il polo progressista sia sponsorizzato da uomini come De Benedetti mentre, per quello conservatore -ancora tutto da costruire- si è fatto avanti Berlusconi. C'è poi il tentativo di Mariotto Segni, secondo alcuni di simpatie massoniche e mondialiste, di creare un polo di centro.
Ma quali sono gli interessi del capitale? Anche in questo caso la risposta è semplice. Controllare e condizionare sempre più il potere politico ed arrivare alle privatizzazioni per far svendere, a prezzi stracciati, i capitali dello Stato. Chi si oppone a questo progetto? Allegri: la vecchia nomenclatura di regime che si annida e controlla gli apparati statali e parastatali. Questo è lo scenario. Fantapolitica? Forse. Se questa fosse la situazione reale viene proprio da ridere al solo pensiero che milioni di cittadini festeggiano il cambiamento e si preparano ad un nuovo quanto appassionante scontro ideologico tra sinistra riciclata e nuova destra. Ci arrendiamo ? No, ma è certo che se riuscissimo a far capire queste cose alla gente, al popolino che non ha capito mai niente e che lo ha preso sempre in quel posto... Quanti elettori -e magari anche dirigenti- della Lega, del MSI, dei Verdi, di Rifondazione, del PDS, del mondo cattolico lo possono sapere ? Ma come raggiungerli? Con "Tabularasa"? Caro Carli, ti ammiro molto per l'onestà e la purezza del tuo animo, ma renditi conto, una volta per tutte, di quanto è limitato il nostro raggio d'azione. Per far politica, una politica che non sia sterile, ci vogliono energie, mezzi e tanti soldi. Noi non abbiamo nulla di tutto questo.
Inoltre, per far politica, è necessario essere realisti. Non si fa politica con i sogni e le illusioni. Non si può far politica parlandoci addosso ed aspettando, seduti sulla riva del fiume, che passino i cadaveri dei nostri nemici. Così si è ininfluenti ed inconcludenti, si sprecano solo tempo ed energie preziose. Proprio questo è stato il limite dei tanti gruppi e movimenti di area che partivano già sconfitti in partenza. Vedi, caro Carli, è opportuno capire, e far capire ai più, che il vero problema non è di abbattere un regime per costituirne uno nuovo, magari votando a destra oppure a sinistra. Il vero obiettivo è quello di sconfiggere il sistema liberal-capitalista che considera, come valori principali dell'individuo, quelli proposti dalla società occidentale: tanto per intenderci, quei falsi valori legati al materialismo consumista USA (e getta) voluto dalle grandi lobbies finanziarie. E far capire che il mondo non può diventare un grande supermercato e l'uomo un animale senza più radici né autentici valori. Un automa senza sentimento che lavora, produce e consuma.
No, non ci interessa un nuovo partito o un nuovo movimento politico, ce ne sono anche troppi. Ed allora guardiamoci intorno e cerchiamo di trovare, nell'attuale scenario socio-politico, possibili interlocutori che possano essere interessati al nostro messaggio. Dobbiamo tentare di costituire un movimento d'opinione di tipo esistenzialista che, in modo trasversale, raggiunga e trovi consenso in tutte le forze politiche. Come? Inviamo, a destra ed a manca, ma in modo mirato, un documento o manifesto per far conoscere il nostro pensiero. Mi rendo conto che ciò è come gettare la classica bottiglia in mezzo all'oceano. Però, chissà, forse un giorno qualcuno la troverà e leggerà il nostro messaggio.
Se questo non avverrà, non importa; almeno possiamo dire di averci provato seriamente. Sia chiaro, però, che se noi facciamo tutto questo è perché nelle nostre idee ci crediamo veramente. Eppoi, così, ammazziamo il tempo e ci divertiamo pure. Quindi, se il nostro impegno servirà poco o nulla, chissenefrega. Tanto, in fin dei conti, mica dobbiamo diventare deputati o consiglieri regionali...

 

Antonio Kornas



È vero, caro amico Kornas: ci parliamo addosso. Ma prova un po' a pensare a come è strutturata la società odierna; quali sono gli stimoli e le aspettative. Chiediti, poi, quanti sono gli italiani che si interessano al futuro della comunità e quanti sono quelli attivamente mobilitati per raggiungere delle méte. Il 2, il 3%? E tra questi, quanti per personale interesse? Che cosa ne possiamo dedurre? Che, da questo tipo di società, chi ancora vagheggia idealità -di qualsiasi credo- è tagliato fuori. Oppure vi può influire in essa solo se, con alcune «idealità», riesce a far emergere la possibilità del raggiungimento, nell'immediato, di ragguardevoli vantaggi. Il «posto», per semplificare.
Questo, caro Kornas, è far politica da realisti. È vero quanto dici, ossia che con i sogni e le illusioni si è sconfitti in partenza. Ma io, così come molti collaboratori di "Tabularasa" -penso anche la maggior parte dei nostri lettori, e tu stesso- siamo eterni ragazzacci. Pur con i capelli bianchi (molti di noi), siamo capaci di viverla, la gioventù. Siamo riusciti a carpire quel segreto che ci permette di assorbire, dall'aria che respiriamo, le spore della verde età che i ventenni di oggi rigettano. Romanticismo? No, è un dato inoppugnabile della natura: dalle sue fonti sgorga quella giovinezza, sconosciuta ai più, alla quale noi ci dissetiamo. Sulle fresche rive del suo scorrere, ci attardiamo in lieti conversari, senza nostalgie di tempi passati. Siamo giovani. Viviamo l'oggi. Siamo gli eterni scapestrati convinti di poter espandere tutt'intorno il nostro entusiasmo. Ed a causa di ciò non raggiungeremo mai lo stadio della maturità, il primo gradino della vecchiaia.
Non ti chiedere per chi sono i nostri sacrifici, le nostre grane quotidiane... Difficile dirlo... Forse... forse per noi stessi. Che non ci siamo mai arresi, che non abbiamo mai firmato armistizi.
Concludi così la tua lettera: «Quindi, se il nostro impegno servirà poco o nulla, chissenefrega». Ed io vi aggiungo una poesia scritta da E. L. Masters nella sua "Antologia di Spoon River". La sbatto in faccia a tutti gli omologati d'Italia.

 

A. C.

 

Ascoltate, Thomas Rhodes, presidente della banca;
Coolbaugh Whedon, direttore dell'Argo;
Reverendo Peet, pastore della prima chiesa;
A. D. Blood, più volte sindaco di Spoon River;
e finalmente voi tutti, membri dell'Associazione del Buon Costume —
ascoltate le parole di Cambronne morituro,
ritto con gli eroici superstiti
della guardia di Napoleone a Mont Saint-Jean
sul campo di battaglia di Waterloo,
quando Maitland, l'inglese, gridò loro:
«Arrendetevi, prodi francesi!» —
là sul finir del giorno, quando la battaglia fu irrimediabilmente perduta,
e orde d'uomini che non eran più l'esercito
del grande Napoleone
si agitavano sul campo come brandelli laceri
di nuvole tonanti nella tempesta.
Ebbene, ciò che Cambronne disse a Maitland
prima che il fuoco inglese spianasse il ciglio della collina
contro la luce morente del giorno,
io dico a voi, e a tutti voi,
e a te, universo.
E v'incarico di scolpirlo
sulla mia tomba.

Edgar Lee Masters, "Antologia di Spoon River", Einaudi editore, Torino, 1943

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