«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno II - n° 8 - 31 Dicembre 1993

 

Favole d'oggi: Alleanza (o Democrazia) Nazionale


 

Dal "Don Chisciotte" di Miguel de Cervantes: «La storia è madre della verità, emula del tempo, depositarla delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro». Assistiamo alla nascita d'uno gnomo politico, un «Pollicino» per ricostruire l'Italia, che riassume nella sua genesi, nei suoi cromosomi, l'essenza del riferimento di don Miguel. Diamo la spiegazione. Ma facciamo prima una doverosa premessa. Analizziamo il parto da un osservatorio che si muove in tranquillità, discostato, indifferente seppure interessato a godersi la giustezza di una scelta, compiuta in epoca non sospetta. Non c'è odio, il quale, sentimento forte, va riversato su ciò che merita. Non c'è livore: dalla nostra scelta abbiamo guadagnato, seppure solo in termini di libertà. È poco? Non c'è visceralità, passione né calore. Il nostro è un giudizio freddo ma spietato, rivolto soprattutto a coloro che credono di stare laddove stanno perché quella consorteria rappresenta il Sacrario del Fascismo.
Nulla di più falso. È la simbologia, dapprima, ad attestarlo. La fiamma tricolore, simbolo di speranza, s'innalzava dal trapezio, catafalco simbolico dell'Uomo di Predappio. Ora decolla un triangolo (oppure un deltaplano? Comunque un superleggero) tricolore che alla base ha quel che ha: non certo la storia. Questa è la «madre della verità» che affonda le radici nella storia.
Leggiamo Ernesto Massi ("Nazione Sociale", Ed. ISC, pag. 46): «Non ritenevo possibile accordarmi con i venticinqueluglisti. [...] Per noi, allora, erano "sentenze da eseguire". Lo dissi, una volta, a De Marzio. E lui: "Non lo so, non lo so proprio se sono da eseguire"».
II catafalco trapezoidale si annullava. Si tentò nel 1976, «avvertimento per il futuro», lo si realizza nel 1993, «testimone del passato» e «depositario delle azioni». Esempio e annuncio del presente. Un presente vissuto su un palcoscenico di «pupi»: Fini, Fisichella, Menia, Urso, Little Tremaglia, La Russa, Gasparri. Giovani terribilmente vecchi. C'è anche Biancaneve.
Da "il Giornale" del 19.11.1993: «Sciogliere il MSI in un'Alleanza Nazionale? Perché no? -dice Assunta Stramandinoli- ad Almirante non dispiacerebbe. Anzi, proprio lui, sotto la Fiamma, ha scritto Destra Nazionale. E ha raccolto il DC Giacchero, il monarchico Covelli, e perfino Plebe. Per Giorgio sarebbe una grande gioia vivere questi giorni. Ma io sono convinta che lui sia con noi, in qualche modo. Finalmente vince il suo progetto».
È la «madre della verità». Allora è vero che sulla storia di «Democrazia Nazionale» l'ultimo erede di una famiglia di teatranti non era contrario. Lo diventò quando s'accorse che gli altri della compagnia non erano disposti a riconoscergli il ruolo di prima donna. Ah! la destra, la destra...
Giorgio Almirante nel 1952, la pensava così: «È falso che ci si possa sistemare a destra senza finire, prima o poi, tra le braccia della DC. Il vero, l'unico, il logico partito di destra in Italia è la DC».
La DC è morta? Ma i democristiani son vivi e vegeti. Biancaneve e i Sette Nani non son soli. Questa è la favola delle favole. L'immarcescibile «Mangiafuoco» li sovrasta, in alto sulle quinte. L'astuto e machiavellico Pinuccio Tatarella, il «puparo», manipola il bilancino. Mentre i fili tirano e s'allentano, egli s'acclara come il «depositario delle azioni» della storia. Fu lui a fare il pesce in barile nel famoso Comitato Centrale in cui ci fu da votare i due «ordini del giorno»: quello Almirante e l'altro di Tedeschi. Era lui ad incontrarsi segretamente -così dicono le-malelingue- con Cerullo. Se con «Democrazia Nazionale» non ci fosse andato De Marzio, ci sarebbe andato lui. O no? «Esempio e annuncio del presente»? Certo, ma un po' più povero.
Con «DN» se n'andarono De Marzio, Tedeschi, Roberti, Menicacci, Delfino. Ognuno, eccellente nel suo campo. Con «AN» c'è quello che passa il convento. E peccato che Miglio, il «grillo parlante», abbia già una sua collocazione: avrebbe fatto ottima figura in compagnia di Mangiafuoco, Biancaneve e i Sette Nani. Del resto s'è persa un po' memoria di quando Mangiafuoco corteggiava il Grillo Parlante. Ai «soldatini di piombo», fermi ancora a «far la guardia al bidone vuoto», noi chiediamo, dopo la narrazione della favola: «Siete ancora convinti d'essere nel solco della storia, fra le zolle concimate dal vostro e dal sangue degli avi»?
E noi? Fermi anche noi. Là, a credere in comunione con un maledetto toscano, Berto Ricci, che «contro la filosofia regnante non ammettiamo che tutto sia storia: storia è quel che passa, è quel che dura. Il centro è compromesso, noi fummo affermazione simultanea degli estremi. Noi ci ponemmo più in alto. Il centro è una media aritmetica, noi fummo una composizione di forze. Il centro, cioè la mediocrità accomodante, fu e resta per noi il nemico numero uno».
Più chiaro di così...

 

V.E.

Indice