«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 1 - 31 Gennaio 1994

 

Nervi saldi!



Quello che stiamo vivendo è uno di quei momenti storici in cui gli spiriti deboli si smarriscono e finiscono per divenire complici inconsapevoli dei loro stessi aguzzini. Nel momento stesso in cui sembra che tutto sia generato dal caos, dal disordine, dallo sfascio, dalla precarietà, dalla massima confusione delle idee, ebbene quello, viceversa, è il momento in cui diventa operativo un disegno organico da lungo tempo preparato in ogni minimo particolare e che trova attuazione meticolosa nei tempi e nei luoghi previsti attraverso gli uomini che il «potere occulto» ha piazzato da tempo nei posti giusti con l'incarico di agire secondo i famosi «piani prestabiliti». Occuparsi di «politica» senza essere consapevoli di questa realtà significa veramente pestare l'acqua nel mortaio ed entrare a far parte di quella maggioranza di Iloti che credono, per esempio, di poter risolvere tutto con un nuovo sistema elettorale da affrontare con la formazione di aggregazioni più o meno progressiste o moderate, o ancor peggio, di alleanze più o meno nazionali. Valenza salvifica della scheda elettorale e catarsi collettiva attraverso le elezioni anticipate: questa è la grande aspettativa che si lascia intravedere in questo momento al popolo italiano.
La realtà è ben diversa: analizziamo i fatti partendo dall'assetto scaturito dall'esito della seconda guerra mondiale, quella che, al di là di ogni valutazione storico-militare, rimane comunque «la guerra del sangue contro l'oro». Jalta, il mondo diviso in due blocchi apparentemente separati sul piano ideologico, le sfere d'influenza, i paesi a sovranità limitata al di qua e al di là del Muro di Berlino, le numerose guerre regionali che hanno ingrassato i mercanti di morte, lo strangolamento usuraio dei popoli del cosiddetto Terzo Mondo, lo sfruttamento selvaggio delle risorse mondiali da parte di minoranze, l'alterazione dell'ecosistema del pianeta Terra.
Poi, quelle stesse logge massoniche d'oltre Atlantico che nel 1917 favorirono e finanziarono la vittoria del bolscevismo nel territorio dell'impero zarista, decidono che è giunto il momento di far cessare quell'esperimento. È l'ora del N.O.M. (Nuovo Ordine Mondiale), che prevede un unico governo mondialista che gestisca il mercato ed il parco buoi dell'intera umanità. Ecco, quindi, l'implosione del sistema comunista in tutti i Paesi dell'Est eurasiatico, compresa l'Unione Sovietica.
In questo contesto, quale trattamento e quale ruolo è,stato riservato all'Italia? È innegabile che da 50 anni l'Italia sia un Paese a sovranità limitata. Nonostante ogni mistificazione di tipo resistenzial-antifascista, l'Italia ha perso la guerra ed è un Paese in punizione; anzi, un Paese che va umiliato pesantemente perché è in Italia che è nato il «Fascismo», cioè quel sistema politico-dottrinario che, quanto meno, ha tenuto testa per un ventennio alle plutocrazie mondiali ed ha interrotto il disegno massonico dell'asservimento dell'umanità.
Basta prendere visione dei documenti massonici dettati da Londra e cifrati in francese e che vanno dal 1 settembre 1935 al 15 dicembre 1936 per comprendere gli avvenimenti passati e per prevedere con esattezza quanto avverrà nel prossimo futuro. E non perché dotati di virtù profetiche, ma soltanto perché, alle stesse cause, rispondono sempre gli stessi effetti. L'Italia va punita, ma paradossalmente -nonostante tutti gli sforzi della classe politica imposta dai vincitori e l'art. 17 del Trattato di Pace che impone una capillare defascistizzazione dello Stato-, la «maledizione fascista» è dura a morire.
L'Italia si ritrova alla fine della guerra con una legislazione sociale avanzatissima; le realizzazioni del Fascismo in questo campo costituiscono una spina nel fianco del sistema capitalistico; strutture e istituti dell'economia fascista consentono alla nazione Italia una ripresa che ha del miracoloso; i codici, la legge bancaria, la legge urbanistica, l'organizzazione scolastica, una burocrazia che -al di là delle opinioni politiche individuali- mantiene inalterato il senso dello Stato, rappresentano ostacoli imprevedibili all'attuazione del disegno massonico. Allora si modifica la strategia: dall'attacco frontale, approfittando anche del cambio generazionale, si passa al sistema della corruzione, un sistema lento, penetrante, invasivo, ma dai risultati sicuri. Si corrompono gli uomini, si minano le strutture portanti dell'edificio statale, i valori morali diventano un optional, la lotta di classe viene esasperata fino a divenire lotta tra le generazioni, tra i sessi, tra gli stessi lavoratori. Il debito pubblico assume livelli da bancarotta per cui il «Paese» è sottoposto ad amministrazione controllata da parte della finanza internazionale che può imporre così la svendita della «argenteria di famiglia». La vecchia classe politica che si è lasciata facilmente corrompere, adesso è abbandonata dai padrini-padroni d'oltre Atlantico ed è buttata in pasto alla plebe inferocita. Emblematico il piattino preparato dalla CIA ad Andreotti.
Ma ecco che, a salvare la situazione, c'è il «nuovo» che avanza, il «nuovo» che riporterà ordine, benessere e felicità ad un popolo disorientato, smarrito, incredulo di fronte al disastro morale e materiale di cui è collettivamente ed oggettivamente responsabile. A questo punto, nervi saldi, ragazzi, perché il «nuovo» che si intravede è gestito dalle «logge» e fa parte del solito, vecchio disegno mondialista di chiara marca massonica. Nessuna meraviglia, quindi, che anche il cosiddetto «partito neofascista» sia entrato a far parte del gioco. Quello che viceversa meraviglia -e scusate il bisticcio- è la meraviglia di alcuni «camerati» che solo adesso e soltanto di fronte a certe dichiarazioni ed abiure, si accorgono che il MSI è ormai ridotto a un giocattolo acchiappa-voti nelle mani dei demo-massonici. E non da ora! Certo, dopo anni di discriminazione, per alcuni può essere gratificante sperare di poter essere accettati nel «salotto buono» dei liberal-democratici.
Personalmente sono un eretico, mi ritengo un combattente, e non sono affatto disposto ad arrendermi anche perché non è detto che tutto debba procedere secondo il disegno mondialista. Esistono ancora in Italia e nel mondo delle minoranze qualificate che antropologicamente posseggono un patrimonio genetico di anticorpi sufficiente per non essere sopraffatti. Queste minoranze sono di destra, di sinistra o di centro? È politicamente stupido volerle etichettare secondo vecchi schemi e parametri ormai superati dalla cronaca e dalla storia. Anche se personalmente, consentimelo Direttore, io voglio orgogliosamente rivendicare -oggi ancora più di ieri- il mio essere fascista e per di più repubblicano, perché il messaggio dei Seicento giorni della RSI ha ancora una sua validità per l'avvenire dei popoli e delle nazioni. E se questo dovesse crearti qualche problema, puoi sempre seguire l'esempio del direttore de "L'Italia settimanale" che ha probabilmente e salvo ripensamenti, cestinato la mia ultima lettera la quale, evidentemente, non era compatibile con la linea editoriale del periodico e con le ipotesi delle probabili alleanze elettorali.


Stelvio Dal Piaz


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Caro Dal Piaz,
io non ho «qualche problema». E credo non ne abbiano -di questo genere- i lettori ed i redattori della rivista. Eppoi, «con i problemi», ci piace convivere.
 



La lettera inviata a Marcello Veneziani



Caro Direttore,
«C'era una volta il Duce ...».

Condivido la Sua analisi e viceversa sono molto perplesso sulle prospettive da Lei indicate anche perché non tengono conto che l'Italia è tuttora un paese a sovranità limitata e con una economia in amministrazione controllata da parte di quell'entità sovranazionale e mondialista che è il Fondo Monetario Internazionale. Comunque, al di là di tutto questo, ritengo necessarie alcune precisazioni. Il Movimento Sociale Italiano da almeno 20 anni non era più, nella sostanza, un movimento neo-fascista. L'operazione almirantiana della «costituente di destra» ne aveva già all'epoca sanzionato la fine perché -nella circostanza- cadde la pregiudiziale massonica. Il fatto che l'operazione non dette i frutti sperati dai suoi architetti è attribuibile ai tempi, ma soprattutto non riuscì perché si trattò di una combine di tipo verticistico. I retroscena di quell'operazione come pure la verità sulla successiva scissione, sono ancora tutti da scrivere e, a quel momento, qualche personaggio «mito» ne uscirà piuttosto malconcio. La sopravvivenza formale di un «ectoplasma» di destra con etichetta neo-fascista è giustificata in tutti questi anni da due fattori: il primo è che un partito con tale etichetta era funzionale ai disegni del regime consociativo catto-comunista e liberal-demomassonico; il secondo è che il vertice dei «destri nazionali» ha abilmente sfruttato la buona fede e i sentimenti della minoritaria componente dei fascisti repubblicani che, per malintesa carità di patria, hanno subito e sopportato tutto e il contrario di tutto. Il dramma è stato che per tale gioco perverso molti abbiano perso la vita e altri abbiano scontato anni di carcere!
Queste ultime elezioni hanno avuto il grande merito di avere eliminato definitivamente due grossi equivoci della politica italiana: l'unità dei cattolici e quella dei fascisti repubblicani che, al momento del voto, si sentivano ancora legati ad un referente che non li rappresentava più né sul piano del pensiero né su quello della prassi. Ora tutto è più chiaro e per il Fascismo idea, per il Fascismo cultura e per il Fascismo progetto, si aprono grandi spazi. Sì, perché dopo l'implosione del comunismo adesso tocca al capitalismo, a quel capitalismo che attualmente, solo spostando enormi quantità di dollari, sta mettendo in ginocchio nazioni e continenti.
 

Stelvio Dal Piaz
Arezzo, 17.12.1993

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