Nervi saldi!
Quello che stiamo vivendo è uno di quei momenti storici in cui gli spiriti
deboli si smarriscono e finiscono per divenire complici inconsapevoli dei loro
stessi aguzzini. Nel momento stesso in cui sembra che tutto sia generato dal
caos, dal disordine, dallo sfascio, dalla precarietà, dalla massima confusione
delle idee, ebbene quello, viceversa, è il momento in cui diventa operativo un
disegno organico da lungo tempo preparato in ogni minimo particolare e che trova
attuazione meticolosa nei tempi e nei luoghi previsti attraverso gli uomini che
il «potere occulto» ha piazzato da tempo nei posti giusti con l'incarico di
agire secondo i famosi «piani prestabiliti». Occuparsi di «politica» senza
essere consapevoli di questa realtà significa veramente pestare l'acqua nel
mortaio ed entrare a far parte di quella maggioranza di Iloti che credono, per
esempio, di poter risolvere tutto con un nuovo sistema elettorale da affrontare
con la formazione di aggregazioni più o meno progressiste o moderate, o ancor
peggio, di alleanze più o meno nazionali. Valenza salvifica della scheda
elettorale e catarsi collettiva attraverso le elezioni anticipate: questa è la
grande aspettativa che si lascia intravedere in questo momento al popolo
italiano.
La realtà è ben diversa: analizziamo i fatti partendo dall'assetto scaturito
dall'esito della seconda guerra mondiale, quella che, al di là di ogni
valutazione storico-militare, rimane comunque «la guerra del sangue contro
l'oro». Jalta, il mondo diviso in due blocchi apparentemente separati sul piano
ideologico, le sfere d'influenza, i paesi a sovranità limitata al di qua e al di
là del Muro di Berlino, le numerose guerre regionali che hanno ingrassato i
mercanti di morte, lo strangolamento usuraio dei popoli del cosiddetto Terzo
Mondo, lo sfruttamento selvaggio delle risorse mondiali da parte di minoranze,
l'alterazione dell'ecosistema del pianeta Terra.
Poi, quelle stesse logge massoniche d'oltre Atlantico che nel 1917 favorirono e
finanziarono la vittoria del bolscevismo nel territorio dell'impero zarista,
decidono che è giunto il momento di far cessare quell'esperimento. È l'ora del
N.O.M. (Nuovo Ordine Mondiale), che prevede un unico governo mondialista che
gestisca il mercato ed il parco buoi dell'intera umanità. Ecco, quindi,
l'implosione del sistema comunista in tutti i Paesi dell'Est eurasiatico,
compresa l'Unione Sovietica.
In questo contesto, quale trattamento e quale ruolo è,stato riservato
all'Italia? È innegabile che da 50 anni l'Italia sia un Paese a sovranità
limitata. Nonostante ogni mistificazione di tipo resistenzial-antifascista,
l'Italia ha perso la guerra ed è un Paese in punizione; anzi, un Paese che va
umiliato pesantemente perché è in Italia che è nato il «Fascismo», cioè quel
sistema politico-dottrinario che, quanto meno, ha tenuto testa per un ventennio
alle plutocrazie mondiali ed ha interrotto il disegno massonico
dell'asservimento dell'umanità.
Basta prendere visione dei documenti massonici dettati da Londra e cifrati in
francese e che vanno dal 1 settembre 1935 al 15 dicembre 1936 per comprendere
gli avvenimenti passati e per prevedere con esattezza quanto avverrà nel
prossimo futuro. E non perché dotati di virtù profetiche, ma soltanto perché,
alle stesse cause, rispondono sempre gli stessi effetti. L'Italia va punita, ma
paradossalmente -nonostante tutti gli sforzi della classe politica imposta dai
vincitori e l'art. 17 del Trattato di Pace che impone una capillare
defascistizzazione dello Stato-, la «maledizione fascista» è dura a morire.
L'Italia si ritrova alla fine della guerra con una legislazione sociale
avanzatissima; le realizzazioni del Fascismo in questo campo costituiscono una
spina nel fianco del sistema capitalistico; strutture e istituti dell'economia
fascista consentono alla nazione Italia una ripresa che ha del miracoloso; i
codici, la legge bancaria, la legge urbanistica, l'organizzazione scolastica,
una burocrazia che -al di là delle opinioni politiche individuali- mantiene
inalterato il senso dello Stato, rappresentano ostacoli imprevedibili
all'attuazione del disegno massonico. Allora si modifica la strategia:
dall'attacco frontale, approfittando anche del cambio generazionale, si passa al
sistema della corruzione, un sistema lento, penetrante, invasivo, ma dai
risultati sicuri. Si corrompono gli uomini, si minano le strutture portanti
dell'edificio statale, i valori morali diventano un optional, la lotta di classe
viene esasperata fino a divenire lotta tra le generazioni, tra i sessi, tra gli
stessi lavoratori. Il debito pubblico assume livelli da bancarotta per cui il
«Paese» è sottoposto ad amministrazione controllata da parte della finanza
internazionale che può imporre così la svendita della «argenteria di famiglia».
La vecchia classe politica che si è lasciata facilmente corrompere, adesso è
abbandonata dai padrini-padroni d'oltre Atlantico ed è buttata in pasto alla
plebe inferocita. Emblematico il piattino preparato dalla CIA ad Andreotti.
Ma ecco che, a salvare la situazione, c'è il «nuovo» che avanza, il «nuovo» che
riporterà ordine, benessere e felicità ad un popolo disorientato, smarrito,
incredulo di fronte al disastro morale e materiale di cui è collettivamente ed
oggettivamente responsabile. A questo punto, nervi saldi, ragazzi, perché il
«nuovo» che si intravede è gestito dalle «logge» e fa parte del solito, vecchio
disegno mondialista di chiara marca massonica. Nessuna meraviglia, quindi, che
anche il cosiddetto «partito neofascista» sia entrato a far parte del gioco.
Quello che viceversa meraviglia -e scusate il bisticcio- è la meraviglia di
alcuni «camerati» che solo adesso e soltanto di fronte a certe dichiarazioni ed
abiure, si accorgono che il MSI è ormai ridotto a un giocattolo acchiappa-voti
nelle mani dei demo-massonici. E non da ora! Certo, dopo anni di
discriminazione, per alcuni può essere gratificante sperare di poter essere
accettati nel «salotto buono» dei liberal-democratici.
Personalmente sono un eretico, mi ritengo un combattente, e non sono affatto
disposto ad arrendermi anche perché non è detto che tutto debba procedere
secondo il disegno mondialista. Esistono ancora in Italia e nel mondo delle
minoranze qualificate che antropologicamente posseggono un patrimonio genetico
di anticorpi sufficiente per non essere sopraffatti. Queste minoranze sono di
destra, di sinistra o di centro? È politicamente stupido volerle etichettare
secondo vecchi schemi e parametri ormai superati dalla cronaca e dalla storia.
Anche se personalmente, consentimelo Direttore, io voglio orgogliosamente
rivendicare -oggi ancora più di ieri- il mio essere fascista e per di più
repubblicano, perché il messaggio dei Seicento giorni della RSI ha ancora una
sua validità per l'avvenire dei popoli e delle nazioni. E se questo dovesse
crearti qualche problema, puoi sempre seguire l'esempio del direttore de
"L'Italia settimanale" che ha probabilmente e salvo ripensamenti, cestinato la
mia ultima lettera la quale, evidentemente, non era compatibile con la linea
editoriale del periodico e con le ipotesi delle probabili alleanze elettorali.
Stelvio Dal Piaz
* * *
Caro Dal Piaz,
io non ho «qualche problema». E credo non ne abbiano -di questo genere- i
lettori ed i redattori della rivista. Eppoi, «con i problemi», ci piace
convivere.
La lettera
inviata a Marcello Veneziani
Caro Direttore,
«C'era una volta il Duce ...».
Condivido la Sua analisi e
viceversa sono molto perplesso sulle prospettive da Lei indicate anche perché
non tengono conto che l'Italia è tuttora un paese a sovranità limitata e con una
economia in amministrazione controllata da parte di quell'entità sovranazionale
e mondialista che è il Fondo Monetario Internazionale. Comunque, al di là di
tutto questo, ritengo necessarie alcune precisazioni. Il Movimento Sociale
Italiano da almeno 20 anni non era più, nella sostanza, un movimento
neo-fascista. L'operazione almirantiana della «costituente di destra» ne aveva
già all'epoca sanzionato la fine perché -nella circostanza- cadde la
pregiudiziale massonica. Il fatto che l'operazione non dette i frutti sperati
dai suoi architetti è attribuibile ai tempi, ma soprattutto non riuscì perché si
trattò di una combine di tipo verticistico. I retroscena di quell'operazione
come pure la verità sulla successiva scissione, sono ancora tutti da scrivere e,
a quel momento, qualche personaggio «mito» ne uscirà piuttosto malconcio. La
sopravvivenza formale di un «ectoplasma» di destra con etichetta neo-fascista è
giustificata in tutti questi anni da due fattori: il primo è che un partito con
tale etichetta era funzionale ai disegni del regime consociativo catto-comunista
e liberal-demomassonico; il secondo è che il vertice dei «destri nazionali» ha
abilmente sfruttato la buona fede e i sentimenti della minoritaria componente
dei fascisti repubblicani che, per malintesa carità di patria, hanno subito e
sopportato tutto e il contrario di tutto. Il dramma è stato che per tale gioco
perverso molti abbiano perso la vita e altri abbiano scontato anni di carcere!
Queste ultime elezioni hanno avuto il grande merito di avere eliminato
definitivamente due grossi equivoci della politica italiana: l'unità dei
cattolici e quella dei fascisti repubblicani che, al momento del voto, si
sentivano ancora legati ad un referente che non li rappresentava più né sul
piano del pensiero né su quello della prassi. Ora tutto è più chiaro e per il
Fascismo idea, per il Fascismo cultura e per il Fascismo progetto, si aprono
grandi spazi. Sì, perché dopo l'implosione del comunismo adesso tocca al
capitalismo, a quel capitalismo che attualmente, solo spostando enormi quantità
di dollari, sta mettendo in ginocchio nazioni e continenti.
Stelvio
Dal Piaz
Arezzo, 17.12.1993
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