Una favola
(II)
Che voce stanca aveva la Vecchia Aquila! Si commossero le Creature della Foresta
-anche quelle che covavano un rancore più sordo, una più animosa ostilità-
quando, da un albero all'altro, la sentirono propagarsi grazie ai marchingegni
attivati dai Pastori Tedeschi. Era davvero un povero Capo Spennato quello che,
con accenti incrinati, prossimi a spezzarsi, parlava al suo Popolo! Eppure
vibrava in quei toni opachi e sommessi una forza nascosta, una potenza oscura e
indefinibile che sprigionava dignità. Ed un'eco di energia fatale, quasi che
quel Morto Resuscitato potesse far esplodere la Storia e tirar fuori elemento
vitale da quegli sparsi coriandoli di sangue.
«Dovete resistere!» esortò la Vecchia Aquila. «E se dobbiamo disperare,
disperiamo insieme, perché anche lo sgomento diventi forza. E se non credete a
me, se considerate la mia carcassa un confuso impasto di morte e forse di
dannazione -e può darsi che sia così-, credete almeno a voi stessi. Perché là
dove la nostalgia brilla, anche se vaga e nebulosa come un fuoco fatuo, quello è
il punto dove il Destino posa una pietra. Si ride, spesso, della sentimentale
confidenza con i ricordi, ce ne sentiamo catturati come dalla pania e vorremmo
reagire, timorosi di un'inerzia che paralizza tra incantamenti e lacrime. Eppure
è proprio dai ricordi che dobbiamo cominciare. Perché le memorie, ancorché
abbellite, tracciano il profilo di quello che eravamo o che eravamo prossimi ad
essere. Siamo stati noi a riempire il cielo di canti, noi a piantare alberi e a
costruire nidi, noi a vivere uniti l'ansiosa vigilia della gloria. Abbiamo
volato in alto, noi. E lasciate che volino in alto anche le mie parole. Che
importanza ha se mi si accusa di retorica! Per chi striscia sulla terra, colui
che fissa gli occhi nel sole è un retore. Per quelli che tra i nostri simili
gracchiano, il melodioso canto dell'usignolo è retorica perché è un peso troppo
grande da sopportare, perché è la prova di ciò che possono la voce modulata, il
ritmo, l'armonia. Per quelli, ancora, che tra i nostri simili si nutrono di
cadaveri o volteggiano lenti in cielo, malignamente accennando alla preda
agonizzante in attesa di farne scempio, sono retori i falchi e le aquile che
attaccano i vivi e fendono le carni con i becchi e le unghie, e tornano in alto,
ornati di gloria. Diffidate di chi diffida della retorica e confonde le parole
che si elevano per essere degne dello scopo con l'arroganza tribunizia che fa
chiasso per stordire e spadroneggiare nei cuori per vanamente eccitarli e, così
accalappiati, corromperli ed usarli, come si fa di una proprietà che non abbiamo
ereditato né conquistato con la fatica operosa, ma su cui abbiamo messo mano con
l'inganno. Imparate a capire che il vocabolario di noi Uccelli, di noi che
abbiamo ali e per ciò stesso diritto alla signoria, è ricco di parole retoriche
come dignità, onestà, generosità, virtù, onore. E aggiungete pure tutte quelle
che volete, quelle che non osate dire, e che pure ci sono, e che pure debbono
corrispondere a uno stile, essere verificate in un comportamento, misurarsi
giorno dopo giorno su un carattere. In cima ad esse troverete la più retorica di
tutte, quella che sempre ha fatto ghignare in gran segreto, prima che l'odio
potesse appalesarsi, Avvoltoi e Cornacchie, Condor e Pipistrelli, Civette e
Sparvieri, e Bull-dog, Bassotti, Cani di Lusso, Botoli ringhiosi, e Bisce,
Tarantole, Topi, Serpenti, Scimmie, Rospi; in cima ad esse troverete, gonfia
fino a scoppiare per la sua anacronistica dismisura, la parola più offensiva,
più atroce, più insopportabile per tutti coloro che ho nominato. Questa parola è
Patria. Creature dello Splendido Verde! Solo se tutte insieme non vi
vergognerete di gridare Patria!, potremo ricacciare i Bisonti nel loro Inferno!»
Questo fu il discorso che fece, con voce stanca e incrinata, Capo Spennato. Ma
questo fu anche il discorso che fece, con oscuri, indefiniti, accenti di
potenza, la Vecchia Aquila, il Dittatore. E chi si commosse, esultò; e chi provò
pietà, aprì anche il cuore alla speranza.
Mario
Bernardi Guardi
(seconda parte - continua)
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