«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 1 - 31 Gennaio 1994

 

Una favola

(II)



Che voce stanca aveva la Vecchia Aquila! Si commossero le Creature della Foresta -anche quelle che covavano un rancore più sordo, una più animosa ostilità- quando, da un albero all'altro, la sentirono propagarsi grazie ai marchingegni attivati dai Pastori Tedeschi. Era davvero un povero Capo Spennato quello che, con accenti incrinati, prossimi a spezzarsi, parlava al suo Popolo! Eppure vibrava in quei toni opachi e sommessi una forza nascosta, una potenza oscura e indefinibile che sprigionava dignità. Ed un'eco di energia fatale, quasi che quel Morto Resuscitato potesse far esplodere la Storia e tirar fuori elemento vitale da quegli sparsi coriandoli di sangue.
«Dovete resistere!» esortò la Vecchia Aquila. «E se dobbiamo disperare, disperiamo insieme, perché anche lo sgomento diventi forza. E se non credete a me, se considerate la mia carcassa un confuso impasto di morte e forse di dannazione -e può darsi che sia così-, credete almeno a voi stessi. Perché là dove la nostalgia brilla, anche se vaga e nebulosa come un fuoco fatuo, quello è il punto dove il Destino posa una pietra. Si ride, spesso, della sentimentale confidenza con i ricordi, ce ne sentiamo catturati come dalla pania e vorremmo reagire, timorosi di un'inerzia che paralizza tra incantamenti e lacrime. Eppure è proprio dai ricordi che dobbiamo cominciare. Perché le memorie, ancorché abbellite, tracciano il profilo di quello che eravamo o che eravamo prossimi ad essere. Siamo stati noi a riempire il cielo di canti, noi a piantare alberi e a costruire nidi, noi a vivere uniti l'ansiosa vigilia della gloria. Abbiamo volato in alto, noi. E lasciate che volino in alto anche le mie parole. Che importanza ha se mi si accusa di retorica! Per chi striscia sulla terra, colui che fissa gli occhi nel sole è un retore. Per quelli che tra i nostri simili gracchiano, il melodioso canto dell'usignolo è retorica perché è un peso troppo grande da sopportare, perché è la prova di ciò che possono la voce modulata, il ritmo, l'armonia. Per quelli, ancora, che tra i nostri simili si nutrono di cadaveri o volteggiano lenti in cielo, malignamente accennando alla preda agonizzante in attesa di farne scempio, sono retori i falchi e le aquile che attaccano i vivi e fendono le carni con i becchi e le unghie, e tornano in alto, ornati di gloria. Diffidate di chi diffida della retorica e confonde le parole che si elevano per essere degne dello scopo con l'arroganza tribunizia che fa chiasso per stordire e spadroneggiare nei cuori per vanamente eccitarli e, così accalappiati, corromperli ed usarli, come si fa di una proprietà che non abbiamo ereditato né conquistato con la fatica operosa, ma su cui abbiamo messo mano con l'inganno. Imparate a capire che il vocabolario di noi Uccelli, di noi che abbiamo ali e per ciò stesso diritto alla signoria, è ricco di parole retoriche come dignità, onestà, generosità, virtù, onore. E aggiungete pure tutte quelle che volete, quelle che non osate dire, e che pure ci sono, e che pure debbono corrispondere a uno stile, essere verificate in un comportamento, misurarsi giorno dopo giorno su un carattere. In cima ad esse troverete la più retorica di tutte, quella che sempre ha fatto ghignare in gran segreto, prima che l'odio potesse appalesarsi, Avvoltoi e Cornacchie, Condor e Pipistrelli, Civette e Sparvieri, e Bull-dog, Bassotti, Cani di Lusso, Botoli ringhiosi, e Bisce, Tarantole, Topi, Serpenti, Scimmie, Rospi; in cima ad esse troverete, gonfia fino a scoppiare per la sua anacronistica dismisura, la parola più offensiva, più atroce, più insopportabile per tutti coloro che ho nominato. Questa parola è Patria. Creature dello Splendido Verde! Solo se tutte insieme non vi vergognerete di gridare Patria!, potremo ricacciare i Bisonti nel loro Inferno!» Questo fu il discorso che fece, con voce stanca e incrinata, Capo Spennato. Ma questo fu anche il discorso che fece, con oscuri, indefiniti, accenti di potenza, la Vecchia Aquila, il Dittatore. E chi si commosse, esultò; e chi provò pietà, aprì anche il cuore alla speranza.
 

Mario Bernardi Guardi

(seconda parte - continua)

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