«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 2 - 15 Marzo 1994

 

l'ultima

Il brindisi di Girella
 

Girella (emerito
Di molto merito),
Sbrigliando a tavola
L'umor faceto,
Perde la bussola
E l'alfabeto
E nel trincare,
Cantando un brindisi,
Della sua cronaca
Particolare
Gli usć di bocca
La filastrocca.
            Viva Arlecchini
            E burattini
            Grossi e piccini;
            Viva le maschere
            D'ogni paese;
            Le giunte, i club, i Principi e le chiese.
Da tutti questi
Con mezzi onesti,
Barcamenandomi
Tra il vecchio e il nuovo,
Buscai da vivere,
Da farmi il covo.
La gente ferma,
Piena di scrupoli,
Non sa con l'anima
Giocar di scherma;
Non ha pietanza
Dalla finanza.
            Viva Arlecchini
            E burattini;
            Viva i quattrini!
            Viva le maschere
            D'ogni paese,
            Le imposizioni e l'ultimo del mese.
Io, nelle scosse
Delle sommosse,
Tenni, per àncora
D'ogni burrasca,
Da dieci o dodici
Coccarde in tasca.
Se cadde il prete,
Io feci l'ateo,
Rubando lampade,
Cristi e pianete,
Case e poderi
Di monasteri.
            Viva Arlecchini,
            E burattini,
            E ghibellini,
            E guelfi e maschere
            D'ogni paese;
            Evviva chi saĺ, viva chi scese.
Quando torṇ
Lo status quo,
Feci baldorie;
Staccai cavalli,
Mutai le statue
Su i piedistalli
E adagio adagio
Tra l'onde e i vortici,
Su queste tavole
Del gran naufragio,
Gridando evviva,
Chiappai la riva.
            Viva Arlecchini,
            E burattini,
            E il re Chiappini;
            Viva le maschere
            D'ogni paese,
            La carta, i tre colori e il crimen laesae.
Ora son vecchio;
Ma con l'orecchio,
Per abitudine
E per trastullo,
Certi vocaboli
Pigliando a frullo,
Placidamente
Qua e là m'esercito
E sotto l'egida
Del presidente
Godo il papato
Di pensionato.
            Viva Arlecchini,
            E burattini,
            E teste fini;
            Viva le maschere
            D'ogni paese,
            Viva chi sa tener l'orecchie tese.
Quante cadute
Si son vedute!
Chi perse il credito,
Chi perse il fiato,
Chi la collottola,
E chi Io Stato.
Ma capofitti
Cascaron gli asini;
Noi valentuomini
Siamo sempre ritti,
Mangiando i frutti
Del mal di tutti.
            Viva Arlecchini,
            E burattini,
            E gl'indovini;
            Viva le maschere
            D'ogni paese,
            Viva Brighella, che ci fa le spese.



Giuseppe Giusti

Brani tratti dal componimento poetico di Giuseppe Giusti -scritto tra il 1835 e 1836- dedicato «ai liberali del '31 oggi avvocati del Fisco». Noi lo dedichiamo ai futuri parlamentari italiani.

Indice