«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 2 - 15 Marzo 1994

 

Le metamorfosi


 

Nell'attualità farraginosa della trasmigrazione subdola ed arrogante degli apparati partitocratici e di quelli pseudo sindacali dell'agonizzante prima Repubblica italiana, di conio resistenziale, verso quella di prossima, alquanto incerta caratterizzazione nei possibili requisiti istituzionali (repubblica bicamerale, oppure presidenziale, forse alla kolkoz, ecc.) ed in quelli politici, emerge dalla collettiva rincorsa alla «centralizzazione» oppure alla «moderazione» di facciata un'ampia paura di perdere anche il più periferico e distratto consenso elettorale, anziché presentare con concretezza la necessaria coscienza di responsabilità civile per garantire alla Nazione ed al nostro popolo un preciso programma di riattivazione economica, di effettiva ripresa della produttività industriale ed artigianale, di regolamentazione operante dei servizi pubblici e di risanamento delle funzionalità sociali. E tutto in dimensione e rigorosità europee.
Nel contempo, emerge la necessità non meno impellente di pre-bonificare la realtà italiana del futuro, per ogni giorno e in provata continuazione, del grave pericolo di rigenerazione parassitaria di quel falso, ipocrita ed ingannevole «progressismo» di origine comunista e, quindi, anche di genere pidiessino -comunque di sinistra- che ha vigorosamente aiutato la defunta «democrazia cristiana», ed i suoi successori di parte, nel generare tutte le forme immaginabili di compromessi speculativi e di danneggiamento delle risorse esistenti, fatti di cui l'intero popolo italiano è rimasto a sue spese testimone e vittima.
Nel suo traghetto dalle ultime, già franose sponde della tramontante Repubblica ciellenista -devastata in finale anche dall'esplosione della tempesta di tangentopoli- verso quei lidi dove gli Italiani di buona volontà auspicano di riuscire a realizzare e potenziare effettive innovazioni istituzionali, politiche e sociali, la devastante partitocrazia di vecchia impronta ha imbarcato sulle proprie zattere di salvataggio (vedasi l'elenco dei candidati nei posti sicuri alle prossime elezioni politiche di fine marzo '94 sia nel maggioritario quanto nel proporzionale bloccato) quasi tutti coloro che l'hanno servita e di essa si sono serviti nel dominare lo scenario decisionale a proprio vantaggio, anche se in veste di... oppositori, naturalmente di comodo.
Nel contempo, sono cambiate quasi tutte le denominazioni dei partiti oppure dei movimenti esistenti, ma in realtà le strutture di ognuno di essi sono rimaste quelle di prima, con gli stessi dirigenti, con il medesimo personale addetto ai lavori ed ai «clienti», eccettuati gli «esuberi» sbocciati dalla modernizzazione delle attrezzature e, quindi, avviati in Cassa integrazione e poi in pre-pensionamento, come di solito a spese degli... utenti, cioè dei contribuenti; l'industria dei partiti dev'essere accettata giocoforza quanto un'azienda produttrice di beni effettivi, anziché qual'è sul serio: una centrale disseminatrice di demagogia e di paurosi disavanzi ed inefficienze nell'economia pubblica.
Assistere, nella Liguria, a questa metamorfosi politico-rappresentativa delle varie forze nelle sedi parlamentari e poi anche in quelle da esse derivanti (quali Regioni, Province, Comuni, Enti vari ecc.) non consola, perché questa trasformazione viene seguita dai cittadini con preoccupazione, con il rammarico e con il tormento di quanto sofferto socialmente nei redditi durante il recente passato, per quanto è traballante nell'andamento socio-economico del mercato del lavoro, con pesanti riduzioni della produzione industriale ed una collaterale disarticolazione di funzionalità nel movimento delle imprese, della cantieristica, nell'edilizia, nell'artigianato e nei consumi in genere.
Forte incremento esiste unicamente nella Cassa integrazione guadagni, nei pre-pensionamenti e nella disoccupazione, con a lato la trasformazione in cimiteri della produzione e del fallimento commerciale di tante, troppe aziende della province di Genova, Imperia, Savona e La Spezia.
In coda a queste considerazioni, è bene rammentare -per concludere- come tra le zattere politiche in navigazione della vecchia Repubblica ciellenista verso i lidi del futuro, c'è anche quella del MSI-DN e soggetta a trasformazione (durante il periplo elettorale) da schieramento portatore delle più vitali istanze istituzionali, politiche e sociali, ad iniziare dallo Stato Nazionale del Lavoro e sino agli avanzati postulati della Repubblica Sociale, in quell'agglomerato reazionario, vagamente liberale e scarsamente popolare che ripudia tutto quanto sostenuto da Mussolini ad Almirante, da Gray a Niccolai; che se continua a deragliare con tanta celerità dai princìpi per cui venne fondato nel 1946, il prossimo 25 aprile avrà tra i suoi maggiori paladini la cosiddetta élite degli attuali missini.
 

Bruno De Padova

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