Noterelle scherzose (ma non troppo) di metapolitica
E bravo Grillo!
Ci voleva un comico per smuovere, anche se solo
un po', le acque putride e stagnanti che ammorbano con i loro miasmi il mondo
intero.
Quello che ha detto in due ore di trasmissione lo showman genovese non sono
stati capaci di accennarlo generazioni di politici ignavi, ignominiosamente
succedutisi a pontificare da diverse cattedre, ma tutti ugualmente proni ad un
identico, occulto, livellante e degradante potere: quello del dio denaro. Ma
perché continuiamo a scriverlo con la minuscola? Meglio dire del Dio dollaro,
dal momento che l'unico, vero, imperante Dio nelle coscienze dei più è l'oro;
l'altro Dio, infatti, è morto e non fa più ascoltare la sua voce all'interno
degli animi abbrutiti di chi è disposto a vendersi per un vile pugno di monete
gialle. Ci voleva Beppe Grillo, dunque, a far riflettere gli italiani, per
scuotere le coscienze, per far tremare il Palazzo al suono delle sue impietose e
dissacranti battute? Sembra proprio di sì e ben venga tutto ciò. Onore al merito
di colui che, emarginato per anni, colpito dall'anatema dei potenti per aver
osato scalfire la coriacea corazza da cui sono ben protetti, ha ritenuto
opportuno dare la stura a quanto covava da tempo nel suo animo, senza più
reticenza alcuna, dicendo pane al pane e vino al vino.
E così, con la scusa di castigare ridendo mores, il comico genovese ha
dimostrato come la forza travolgente del riso sia più dirompente di quella della
dinamite, come in modo non violento si possano abbattere mostri sacri, luoghi
comuni, pregiudizi inveterati, tabù inviolabili. Giocandosi eroicamente il tutto
per tutto, Beppe Grillo ha reso un servizio alla nazione, ha tenuto una
magistrale lezione di educazione civica, migliore delle logorroiche e stantie
tiritere di accademici tromboni, superiore alle prediche di chi si proclama
illibato e razzola male, utile quant'altre mai alla crescita più responsabile
delle nuove generazioni. Non intendiamo intessere un panegirico di chi ha
dimostrato coraggio e fermezza, capacità d'indicare con abilità magistrale e nel
contempo con sovrana semplicità il centro del problema, ma dire che siamo con
lui, per non farlo sentir solo dopo l'ennesima querela ricevuta per aver detto
la verità, finalmente senza ambagi e coperture di sorta. Sì, perché le sue non
sono state le solite insulse melensaggini dei comici che vanno per la maggiore o
le gratuite oscenità di chi intende facilmente suscitare il riso plebeo senza
peraltro minimamente intaccare il potere dei padroni del vapore; le sue sono
state, invece, tremende mazzate inferte con determinazione ed intelligenza al
cuore del Moloch che avvinghia e stritola il mondo intero, ignaro di subirne il
fascino mortale.
* * *
II potere -ci ha detto un buffo ometto arruffato, sbraitante sulla scena,
citando prove inoppugnabili- non è quello detenuto dai politici. Attenzione -ci
ha ammonito- questi sono solo i burattini manovrati da Mangiafuoco. E chi è mai
costui? È un'eminenza grigia che s'asconde sotto fattezze diverse, a volte
dimesse ed insignificanti, ma che possiede la potenza strisciante e turpe,
immonda ed onnivora, sozza ed appestante del denaro. Costui e solo costui è
responsabile dei mali del mondo, vissuti sia dal singolo che dalla collettività:
ansia, stress, inquinamento, frode, consumismo, guerra, crisi esistenziale e dei
valori. Tutto è calpestato e disprezzato da chi si ritiene (ed a buon diritto,
perché nessuno ne mette in discussione lo smisurato potere) il padrone delle
universe cose.
Che splendida serata ci hai fatto passare, Beppe! Sei stato eroico come un
antico cavaliere, commovente come può esserlo un'anima candida che professa
umilmente il vero, più convincente dell'oratore consumato, che però si scalda a
freddo. Come possiamo sdebitarci con te, che tanto ci hai dato, in un breve
volger di tempo? Che ci hai nuovamente donato il gusto della dignità, l'idea di
contar qualcosa con il geniale invito a ribellarci alle vergognose istituzioni,
agli enti parassitari, agli immondi incravattati che riscuotono, nonostante
tutto, ancora la stima degli ingenui e degli sprovveduti? Come possiamo
dimostrarti di essere solidali con le tue nobili denunce contro un sistema
aberrante, corrotto e corruttore, marcio fin nelle midolle? È sufficiente
spedire la lettera contro le piovre che ci stritolano coi loro tentacoli, contro
i vampiri assetati di sangue fresco e mai sazi dell'immondo banchetto? È
sufficiente imitare il gesto coraggioso da te caldeggiato, ma che, comunque, ci
assicurava l'impunità, mentre solo tu rischiavi per tutti noi? E, infatti, solo
a te è arrivata la denuncia, mamma RAI non t'ha pagato un soldo per il
provvidenziale exploit e, per giunta, sparirai per molto dai teleschermi. Ma di
ciò non ti cale più di tanto, perché hai fegato, più di noi e di quanti
brontolano al desco di casa propria o al bar con gli amici, ma poi continuano ad
inchinarsi ai potenti di sempre ed a baciare la mano che li ha frustati a
sangue.
Un po' di dignità, perdio! Se ognuno di noi avesse il coraggio di sbugiardare
pubblicamente i loschi sfruttatori del genere umano, di boicottare senza mezze
misure i loro sporchi traffici, di vivere coerentemente col proprio pensiero,
senza piegarsi a ridicole
mode, quante cose cambierebbero!
* * *
Senza violenza si compirebbe la più grande, sconvolgente, inimmaginabile
rivoluzione del mondo, che priverebbe del loro diabolico potere i satanassi che
l'hanno detenuto con astuzia sottile, usando come carne da cannone non solo le
masse ignare, ma anche i loro compari politici che pensavano d'aver trovato il
paese di cuccagna e che ora, invece, pagano lo scotto della loro ingenuità.
Occorre che l'umanità si scrolli il giogo che l'opprime da secoli, da quando
siamo stati abbagliati da slogans abilmente manovrati, tesi a dar credito alle
«magnifiche sorti e progressive» legate alla prosperità d'alcuni ed allo
sfruttamento di tutti gli altri. Bisogna scoprire il subdolo gioco di chi ha
usato finora l'intelligenza per il male, per la rovina del pianeta e dei suoi
abitanti, senza rispetto per nulla e nessuno, proteso solo al guadagno ed
all'utile personale. Loro e solo loro hanno ordito complotti, manovrato
intrighi, causato guerre, fomentato rivolte. E mentre la gente moriva, casomai
inseguendo un luminoso ideale fomentato ad arte, loro ingrassavano
spropositatamente, grazie alle lacrime, al sudore, al sangue di tante brave
persone illuse.
Sì, ma ora -si dirà- le cose stanno cambiando e non sarà più come prima!
Davvero? Si è solo rivoltata la frittata per l'ennesima volta. Sono stati
catturati all'amo i pesci piccoli, ma gli squali continuano a girare al largo,
fendendo indisturbati le onde, spalancando le temibili mascelle ed arrotando la
spaventosa, duplice dentatura di cui sono dotati con le ossa dei malcapitati che
si trovano nei paraggi. Il centro del sistema, infatti, finora appare indenne da
qualunque attacco. Fuori infuria la guerra nucleare, ma loro si trovano al
sicuro nel bunker antiatomico.
* * *
Cosa fare, allora? Né guerre, né rivoluzioni, come hanno creduto, forse in buona
fede, i peones della riscossa nazionalpopolare e/o proletaria dei tempi andati.
Niente terrorismo, che finisce per fare il loro gioco, niente chiassose
contestazioni, che vengono ben presto addomesticate, assumendo l'aspetto
folkloristico d'una moda adatta a distrarre i teen-agers dai veri problemi, a
creare miti fasulli.
Quello che funzionerebbe davvero sarebbe una disubbidienza civile, una non
collaborazione gandhiana o tolstoiana che sia, il trionfo del buonsenso che,
vivaddio!, non è morto del tutto, ma solo stordito dal suono delle orchestrine
da circo create ad arte per confonderci. Quello che ci vuole è cambiare
radicalmente il sistema di vita, non prestando più orecchio alle sirene
ammaliatoci che intendono solo sfruttarci fino alla morte. E allora, ragazzi,
cosa s'aspetta? Proviamo a boicottare il consumismo caro ai padroni? Proviamo
non solo e non tanto a riciclare (altra moda su cui finiscono per lucrare i già
ricchi), ma a riutilizzare. Proviamo a semplificare la vita, a trovare spazio
per noi stessi, a pensare. Proviamo ad essere liberi e non a sentire i
gozzoviglianti che danzano su montagne di dollari, stupendosi, in fondo, della
nostra dabbenaggine.
* * *
E allora? Grillo for president? Perché no? Meglio lui di tanti altri.
Tuttavia, se non gradisse tale onorificenza, cominciamo a scrollarci di dosso
secoli di tremebonda soggezione, di statiche paure, di sdilinquimenti fuori
luogo al cospetto dei nostri carnefici e riacquistiamo una buona volta la nostra
dignità di esseri ragionevoli, autonomi, capaci di cambiare un sistema che
esiste solo per la nostra colpevole e complice connivenza con lo stesso. Non per
altro.
Perché, tuttavia, Grillo for president? Perché ancora sussiste il vizio
di attendere le riforme dall'alto? Perché aspettare dall'esterno il cambiamento,
inteso come una paternalistica concessione da parte del «liberatore» di turno?
Perché non fare tutti un primo passo per prendercela questa liberazione? Un
passo non costa nulla, soprattutto se compiuto all'unisono. Sarà più facile poi,
compierne altri e più in fretta ancora. Tutto potrebbe avvenire hic et nunc,
purché lo si voglia. Utopia? No, realtà.
Proviamo, allora, a modificare anche gradualmente le nostre abitudini indotte ad
arte? Cominciamo a non sorridere della pubblicità, fidando nel nostro
discernimento, ma, piuttosto, a non seguirne i dettami? Cominciamo a farci
furbi, una volta per tutte? Vedremo, allora, come la tigre che ha terrorizzato
il villaggio possedesse, in realtà, solo dei grossi denti di carta, che noi
stessi avevamo contribuito a ritagliare e ad incollare sul suo brutto muso di
cartapesta. Solo allora potremo dare alle fiamme il simulacro di paglia del
tiranno che aveva terrorizzato i nostri sonni di bambini con la sua mole
ingigantita da un abile gioco d'ombre cinesi. Ed allora sì che sarà festa e
festa grande e duratura! Scenderà la pace tanto invocata sul mondo e gli uomini
si riscopriranno fratelli, quando verrà smascherato il fondamento dell'arte di
governare d'ogni dispotismo: il divide et impera nefando, che ha permesso giochi
di potere infiniti e loschi intrighi di palazzo.
Alleluia alleluia, fratelli; il re è morto e non sarà più gridato viva il re!
Verrà pure il giorno della santa anarchia, non quella bombarola ed assembleare,
volgarmente promiscua e confusionaria, ma quella serena di chi è padrone di sé
stesso, di chi ha trasceso e ripudiato la legge esteriore, troppe volte
favorevole solo ai tiranni, interiorizzando quella eterna ed universale,
espressione della voce pacata della coscienza che non erra. Solo quando l'auriga
di platonica memoria avrà domato il cavallo nero che trascinava il carro
all'impazzata verso l'abisso; solo quando la religione naturale ed interiore di
Giovanni l'Apostolo, dei maghi Bruno e Campanella, ispiratisi agli antichi
Misteri, avrà trionfato sui riti di quella puramente esteriore; solo quando la
molteplicità caotica e vanamente contrapposta per il gioco diabolico
dell'illusione si sarà ricomposta nell'Unità pitagorica e plotiniana,
nell'Assoluto del Vedanta, solo allora potremo dire che les jeux sont faits
ed inizieremo a vivere davvero.
Fino a quel momento, al contrario, avremo solo vanamente impazzato, prendendo
cantonate continue nella stanza degli specchi, più o meno deformanti la Realtà;
fino ad allora, ci saremo follemente aggirati in tondo, rimanendo prigionieri
del nostro io e delle sue lusinghe.
La rivoluzione interiore, l'unica vera e risolutrice d'ogni antinomìa, è la via
da percorrere per liberare definitivamente lo Spirito che vive in noi, oppresso
da tante scorie che ne offuscano ancora la luce abbagliante.
Alfredo Stirati
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