«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 4 - 15 Giugno 1994

 

Addio: con rancore!

 

 

Finalmente il primo Governo Berlusconi è nella pienezza delle sue funzioni e potrà utilizzare i suoi smisurati poteri, avendo già dimostrato disponibilità alla tentazione di abusarne.
La fiducia del Parlamento si è dimostrata una fastidiosa formalità. Si è fatto un gran clamore intorno al voto del Senato, alimentando una suspense che avrà appassionato i soliti coglioni di cui è strapopolato questo nostro Paese. Una finzione, nient'altro che l'ennesima finzione di questa strana fase della vita politica nostrana tutta pervasa dal sogno berlusconiano: irresistibile e leggero come l'etere, concreto e suadente come il pulsante del telecomando.
Personalmente non mi sono appassionato di questo passaggio istituzionale, convinto che i numeri mancanti alla sua maggioranza il Cavaliere li avesse annotati su qualche libro paga, in dare o in avere, all'indomani del voto del 27 e 28 marzo.
Del resto, questa nuova destra -forte del consenso popolare che in democrazia è fattore decisivo- dovrà pur provare a governare. L'impresa non dovrebbe essere difficile visti i bilanci fallimentari del partitismo consociativo. Addante, dunque. Giulio di nuovo alla sbarra, Bettino moribondo a Tunisi, Arnaldo pressocché scomparso: il rito dell'abdicazione è stato consumato, tocca ai dignitari ed ai cortigiani salvare il regno e tutelare i forzieri dei vecchi monarchi. È cambiato tutto là fuori, come dopo un terremoto. I sudditi sono felici e plaudenti, sanno che diminuiranno i balzelli ed i sacrifici, persino le malattie. Che ci sarà prosperità e lavoro. Che diventeremo tutti milanisti epperciò campioni. Che l'Italia vincerà i mondiali e sarà festa grande. Che verrà l'estate e scoperemo come mandrilli. Che persino in Terronia cesseranno i mugugni e ci faremo le seghe col bergamotto dentro confortevoli gabbie salariali.
È cambiato tutto là fuori. Proprio tutto. Vai a spiegarlo a quel distinto signore che dietro la tenda, nella penombra, segue impassibile il fumo del sigaro, continua a ripetere che questo Governo è da rispettare assai, infatti c'è il Ministero della famiglia; che Biondi è persona serissima e metterà a posto tutti i fetusi; che pure Maroni è un bravo caruso e deve scindìri chhiù spesso; che presto verranno trasferiti in Sicilia Canale 5 ed Italia 1; che Fede è un leccaculo e da queste parti non poti stare, ma Sgarbi sì... così la smette di scassare le palle; che, insomma, sistemeranno tutto, parola di gattopardo...
D'accordo, ho fatto un sogno. Me l'ha ispirato il Ministro delle Poste che in fondo mi è simpatico. Fa tenerezza quella sua antica insofferenza a cravatte e cinture sacrificata al bene della patria; quel suo voler apparire orditore di chissà quali trame, lo sguardo misterioso che rimanda al malcapitato vincitore di una lotteria, incredulo e sgomento davanti a tanta fortuna.
Adelante, destra di governo. Con o senza juicio. Lancia in resta verso poltrone e poltroncine, verso Enti e sottobosco come i vecchi boiardi. Che solo così potrà uscire dalle ambiguità e dalla confusione un'opposizione che appare come un pugile suonato in mezzo al ring.
L'opposizione. Ecco la questione vera che ci sta davanti con la quale dovranno confrontarsi nei prossimi mesi ed anni quanti non s'arrendono all'idea dell'azienda-Italia, al marketing applicato alla Politica. Ma non sono oggi nello stato d'animo migliore per ragionare di questo: c'è tempo per farlo.
I sentimenti, caro direttore..., bisogna pur parlarne. Quelli che metti da parte, spesso sacrificandoli alla lucida e fredda razionalità, ma che riaffiorano, ti fanno star male. L'amarezza di oggi, di questo tempo per breve che sia... la delusione, il disinganno... quando ripercorri alcune tappe della vita e pur pensando alle altre che ti stanno davanti ti accorgi che, beh, un po' coglione sei stato. Magari strumento di altri, di disegni che passavano sulla tua testa, sui quali pur avresti dovuto interrogarti.
Che hai preteso di difendere Valori, Princìpi ed Ideali nel campo sbagliato, con compagni in armi pronti ad indossare la giubba del nemico... Valori, princìpi, ideali... sulla trincea sbagliata, con le seconde linee pronte a sparare ad alzo zero, salvo poi chiederti scusa se avessi avuto il culo di sfuggire al rito della medaglia alla memoria. Il tuo ambiente, la tua storia, la comunità. Con che cosa ti sei trastullato in questi anni? Ma sì che lo sappiamo come sono andate le cose in questo dopoguerra e come continueranno ad andare per qualche tempo ancora!
Ci è chiaro -certo che ci è chiaro!- il perché nel 1946, di fatto ancora in piena guerra civile, con l'Italia calda e sofferente di macerie e di sangue, si lascia organizzare un Movimento che si richiama apertamente al Fascismo! A quali logiche questo dovesse corrispondere lo abbiamo visto nei passaggi decisivi della vita della Repubblica, ogni volta che il Potere dominante fosse in difficoltà. Le ombre, materializzate in tutti i momenti delle scelte significative ed essenziali di quel partito, che abbiamo anche noi fatto finta di ignorare o, quanto meno sottovalutato, adesso sono uomini in carne ed ossa. Una luce sinistra rende finalmente intelligibili tanti misteri. Si è compiuto il ciclo, ogni debito è stato saldato. Adelante, destra di governo!
D'accordo, è tutto chiaro! Ma, perdio!, i sentimenti -e perché no- i risentimenti qualche volta bisogna pur accarezzarli. Altrimenti fanno male.
Ma come? Fini, dal suo punto di vista realizzando una grande e coerente operazione politica porta il MSI al Governo ma anche a rinnegare la sua stessa ragione sociale collocandolo -si badi, strategicamente e non tatticamente- sul versante del capitalismo feudale degli Agnelli, dei De Benedetti, dei Berlusconi e dei Cuccia e non un grido? Non un cane di segretario di sezione che sbatta la porta o almeno la socchiuda educatamente girando le spalle? Non un iscritto che dica io non ci sto? Che, quelli che lo diranno -da er pecora in giù- lo faranno con la benedizione del capo: per consolidarne il ruolo, per renderne l'immagine più credibile, il doppiopetto più elegante. Non solo, ma molti tra coloro che avevano avuto un empito di dignità e di orgoglio nel luglio del 1991 sono già pronti a risalire sul carro che oggi è vincente. Che importa se questo carro ha insegne diverse! Se esso assomiglia maledettamente al carro della vecchia DC! Se il Potere ha cambiato forma e facce, ma la pelle è la stessa! Se dietro i vincitori ci sono gli stessi potentati palesi ed occulti, legali ed illegali della prima. Che è in atto un tentativo pericolosissimo di restaurazione... che tra poco dimenticheremo mani pulite, che tutto tornerà allegramente a funzionare come prima...
Ma come? tutto questo accade senza la benché minima protesta? Neanche in quello che ritenevi il tuo ambiente diverso, il tuo universo incontaminato?
Ricordo Pino Rauti. Amava ripetere in più occasioni -come il maestro davanti a discepoli affamati di verità- che il fascismo fosse stato sconfitto da una guerra -e che guerra!- mentre il comunismo si era dovuto arrendere ai supermercati, a qualche fast-food.
Ironia della sorte per chi oggi subisce la fatale attrazione della Standa. Dove sono i nazionalpopolari, i rivoluzionari, i pazzi e gli eretici, i tanti intellettuali d'area? Cosa scrivono? Per quale padrone? Chi agitava qualche canto di E. Pound per ribellarsi all'usura cosa pensa della Fininvest e di Publitalia, della telecrazia?
Ed i sindacalisti della Cisnal pronti a navigare verso rotte di sinistra nazionale?
Non faranno presto rimpiangere i luogotenenti della triplice, così come i loro referenti ministeriali faranno rimpiangere i peggiori partitocrati contro cui continuano a lanciare patetici strali? I sindacalisti rivoluzionari -penso a Sorel ed a Corridoni- ammonivano come fosse impossibile sconfiggere i bottegai lasciandosi tentare dalla bottega. Amarezza, delusione, caro direttore, ma non illuderti ch'essa diventi rassegnazione.
Cercherò il compagno di viaggio -e di lotta- nei posti dove non l'ho mai cercato. Stringerò la mano al nemico di ieri rimpiangendo di non averlo fatto prima. Gli affaristi, i rampanti, i sistemati diranno che sono un traditore e ne sarò onorato. Magari che sono antifascista, ma lo faranno dire al pecora di turno, ministro ombra depositario dell'ortodossia. Forse ha ragione lui, han ragione loro. Se questo è il fascismo...
Si è chiuso un ciclo. Per sempre. Tutto torna alle origini. Questo è tempo di scomposizioni. Signori sentimenti, avete avuto lo sfogo che domandavate. Tornate nei ranghi. Arrivederci al prossimo bilancio, in un'altra fase della vita. Qui od altrove.
La partita è appena cominciata, nessuno creda di averla già vinta.

 

Beniamino Donnici

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