Addio: con rancore!
Finalmente il primo Governo
Berlusconi è nella pienezza delle sue funzioni e potrà utilizzare i suoi
smisurati poteri, avendo già dimostrato disponibilità alla tentazione di
abusarne.
La fiducia del Parlamento si è dimostrata una fastidiosa formalità. Si è fatto
un gran clamore intorno al voto del Senato, alimentando una suspense che avrà
appassionato i soliti coglioni di cui è strapopolato questo nostro Paese. Una
finzione, nient'altro che l'ennesima finzione di questa strana fase della vita
politica nostrana tutta pervasa dal sogno berlusconiano: irresistibile e leggero
come l'etere, concreto e suadente come il pulsante del telecomando.
Personalmente non mi sono appassionato di questo passaggio istituzionale,
convinto che i numeri mancanti alla sua maggioranza il Cavaliere li avesse
annotati su qualche libro paga, in dare o in avere, all'indomani del voto del 27
e 28 marzo.
Del resto, questa nuova destra -forte del consenso popolare che in democrazia è
fattore decisivo- dovrà pur provare a governare. L'impresa non dovrebbe essere
difficile visti i bilanci fallimentari del partitismo consociativo. Addante,
dunque. Giulio di nuovo alla sbarra, Bettino moribondo a Tunisi, Arnaldo
pressocché scomparso: il rito dell'abdicazione è stato consumato, tocca ai
dignitari ed ai cortigiani salvare il regno e tutelare i forzieri dei vecchi
monarchi. È cambiato tutto là fuori, come dopo un terremoto. I sudditi sono
felici e plaudenti, sanno che diminuiranno i balzelli ed i sacrifici, persino le
malattie. Che ci sarà prosperità e lavoro. Che diventeremo tutti milanisti
epperciò campioni. Che l'Italia vincerà i mondiali e sarà festa grande. Che
verrà l'estate e scoperemo come mandrilli. Che persino in Terronia cesseranno i
mugugni e ci faremo le seghe col bergamotto dentro confortevoli gabbie
salariali.
È cambiato tutto là fuori. Proprio tutto. Vai a spiegarlo a quel distinto
signore che dietro la tenda, nella penombra, segue impassibile il fumo del
sigaro, continua a ripetere che questo Governo è da rispettare assai, infatti
c'è il Ministero della famiglia; che Biondi è persona serissima e metterà a
posto tutti i fetusi; che pure Maroni è un bravo caruso e deve scindìri chhiù
spesso; che presto verranno trasferiti in Sicilia Canale 5 ed Italia 1; che Fede
è un leccaculo e da queste parti non poti stare, ma Sgarbi sì... così la smette
di scassare le palle; che, insomma, sistemeranno tutto, parola di gattopardo...
D'accordo, ho fatto un sogno. Me l'ha ispirato il Ministro delle Poste che in
fondo mi è simpatico. Fa tenerezza quella sua antica insofferenza a cravatte e
cinture sacrificata al bene della patria; quel suo voler apparire orditore di
chissà quali trame, lo sguardo misterioso che rimanda al malcapitato vincitore
di una lotteria, incredulo e sgomento davanti a tanta fortuna.
Adelante, destra di governo. Con o senza juicio. Lancia in resta verso poltrone
e poltroncine, verso Enti e sottobosco come i vecchi boiardi. Che solo così
potrà uscire dalle ambiguità e dalla confusione un'opposizione che appare come
un pugile suonato in mezzo al ring.
L'opposizione. Ecco la questione vera che ci sta davanti con la quale dovranno
confrontarsi nei prossimi mesi ed anni quanti non s'arrendono all'idea dell'azienda-Italia,
al marketing applicato alla Politica. Ma non sono oggi nello stato d'animo
migliore per ragionare di questo: c'è tempo per farlo.
I sentimenti, caro direttore..., bisogna pur parlarne. Quelli che metti da
parte, spesso sacrificandoli alla lucida e fredda razionalità, ma che
riaffiorano, ti fanno star male. L'amarezza di oggi, di questo tempo per breve
che sia... la delusione, il disinganno... quando ripercorri alcune tappe della
vita e pur pensando alle altre che ti stanno davanti ti accorgi che, beh, un po'
coglione sei stato. Magari strumento di altri, di disegni che passavano sulla
tua testa, sui quali pur avresti dovuto interrogarti.
Che hai preteso di difendere Valori, Princìpi ed Ideali nel campo sbagliato, con
compagni in armi pronti ad indossare la giubba del nemico... Valori, princìpi,
ideali... sulla trincea sbagliata, con le seconde linee pronte a sparare ad alzo
zero, salvo poi chiederti scusa se avessi avuto il culo di sfuggire al rito
della medaglia alla memoria. Il tuo ambiente, la tua storia, la comunità. Con
che cosa ti sei trastullato in questi anni? Ma sì che lo sappiamo come sono
andate le cose in questo dopoguerra e come continueranno ad andare per qualche
tempo ancora!
Ci è chiaro -certo che ci è chiaro!- il perché nel 1946, di fatto ancora in
piena guerra civile, con l'Italia calda e sofferente di macerie e di sangue, si
lascia organizzare un Movimento che si richiama apertamente al Fascismo! A quali
logiche questo dovesse corrispondere lo abbiamo visto nei passaggi decisivi
della vita della Repubblica, ogni volta che il Potere dominante fosse in
difficoltà. Le ombre, materializzate in tutti i momenti delle scelte
significative ed essenziali di quel partito, che abbiamo anche noi fatto finta
di ignorare o, quanto meno sottovalutato, adesso sono uomini in carne ed ossa.
Una luce sinistra rende finalmente intelligibili tanti misteri. Si è compiuto il
ciclo, ogni debito è stato saldato. Adelante, destra di governo!
D'accordo, è tutto chiaro! Ma, perdio!, i sentimenti -e perché no- i
risentimenti qualche volta bisogna pur accarezzarli. Altrimenti fanno male.
Ma come? Fini, dal suo punto di vista realizzando una grande e coerente
operazione politica porta il MSI al Governo ma anche a rinnegare la sua stessa
ragione sociale collocandolo -si badi, strategicamente e non tatticamente- sul
versante del capitalismo feudale degli Agnelli, dei De Benedetti, dei Berlusconi
e dei Cuccia e non un grido? Non un cane di segretario di sezione che sbatta la
porta o almeno la socchiuda educatamente girando le spalle? Non un iscritto che
dica io non ci sto? Che, quelli che lo diranno -da er pecora in giù- lo faranno
con la benedizione del capo: per consolidarne il ruolo, per renderne l'immagine
più credibile, il doppiopetto più elegante. Non solo, ma molti tra coloro che
avevano avuto un empito di dignità e di orgoglio nel luglio del 1991 sono già
pronti a risalire sul carro che oggi è vincente. Che importa se questo carro ha
insegne diverse! Se esso assomiglia maledettamente al carro della vecchia DC! Se
il Potere ha cambiato forma e facce, ma la pelle è la stessa! Se dietro i
vincitori ci sono gli stessi potentati palesi ed occulti, legali ed illegali
della prima. Che è in atto un tentativo pericolosissimo di restaurazione... che
tra poco dimenticheremo mani pulite, che tutto tornerà allegramente a funzionare
come prima...
Ma come? tutto questo accade senza la benché minima protesta? Neanche in quello
che ritenevi il tuo ambiente diverso, il tuo universo incontaminato?
Ricordo Pino Rauti. Amava ripetere in più occasioni -come il maestro davanti a
discepoli affamati di verità- che il fascismo fosse stato sconfitto da una
guerra -e che guerra!- mentre il comunismo si era dovuto arrendere ai
supermercati, a qualche fast-food.
Ironia della sorte per chi oggi subisce la fatale attrazione della Standa. Dove
sono i nazionalpopolari, i rivoluzionari, i pazzi e gli eretici, i tanti
intellettuali d'area? Cosa scrivono? Per quale padrone? Chi agitava qualche
canto di E. Pound per ribellarsi all'usura cosa pensa della Fininvest e di
Publitalia, della telecrazia?
Ed i sindacalisti della Cisnal pronti a navigare verso rotte di sinistra
nazionale?
Non faranno presto rimpiangere i luogotenenti della triplice, così come i loro
referenti ministeriali faranno rimpiangere i peggiori partitocrati contro cui
continuano a lanciare patetici strali? I sindacalisti rivoluzionari -penso a
Sorel ed a Corridoni- ammonivano come fosse impossibile sconfiggere i bottegai
lasciandosi tentare dalla bottega. Amarezza, delusione, caro direttore, ma non
illuderti ch'essa diventi rassegnazione.
Cercherò il compagno di viaggio -e di lotta- nei posti dove non l'ho mai
cercato. Stringerò la mano al nemico di ieri rimpiangendo di non averlo fatto
prima. Gli affaristi, i rampanti, i sistemati diranno che sono un traditore e ne
sarò onorato. Magari che sono antifascista, ma lo faranno dire al pecora di
turno, ministro ombra depositario dell'ortodossia. Forse ha ragione lui, han
ragione loro. Se questo è il fascismo...
Si è chiuso un ciclo. Per sempre. Tutto torna alle origini. Questo è tempo di
scomposizioni. Signori sentimenti, avete avuto lo sfogo che domandavate. Tornate
nei ranghi. Arrivederci al prossimo bilancio, in un'altra fase della vita. Qui
od altrove.
La partita è appena cominciata, nessuno creda di averla già vinta.
Beniamino
Donnici
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