i dibattiti
Al
confronto
Al confronto
C'è chi si indigna per la «scesa in campo» di Berlusconi.
L'autodenuncia
Io no. Ho deciso di non stare all'opposizione, ma di aderire a Forza Italia. Più
precisamente ho aderito ad una sorta di cellula giacobina: un club. Una
conventicola che, nella peggiore tradizione Carbonara, si concentra nel ventre
di Pisa in due stanzette di uno storico palazzo (sono gli spogliatoi della
servitù), di proprietà (?) di un artista pisano recentemente scomparso, che si
mangiò tutto, anche l'anima a cui probabilmente non credeva in onore di Dioniso.
Nobile arrivato agli onori della cronaca per aver partecipato ad alcune
trasmissioni di Costanzo.
L'osservazione
Quante volte si è discusso della eterogeneità dei contenuti di "Tabularasa"! Il
numero del 30 aprile ha dissolto questa caratteristica infamante per un giornale
di partito, ma essenziale per una voce movimentista. "Tabularasa" di aprile: un
blocco di cemento. Tutti contro Berlusconi.
I motivi
Dice Antonio Carli in prima pagina: «È un insieme gelatinoso. Destra che
disattende il vivo desiderio di poter ottenere pulizia morale. Falso Fascismo
alla ricerca di professionali consensi per strabiliare gli ingenui».
Per Beniamino Donnici siamo alla operazione di salvataggio del sistema
mirabilmente riuscita.
Per Gianni Benvenuti è la sola faccia del capitalismo, che aggrega in una realtà
sostanziale l'arco che parte dal MSI e termina al PDS.
Vita nova
Collocarsi alla sinistra dell'estrema sinistra. La Sinistra Nazionale. È la
ricetta essenziale che propone "Tabularasa". Ricetta che si sforza di riproporre
antichi impasti della premiata farmacia del Sindacalismo Rivoluzionario,
amalgamata attraverso l'eroica ginnastica fisico-intellettuale di Fiume e Salò.
Ritessiamo il filo
Mi si permetta di osservare che la fuga alla sinistra della sinistra è
ricorrente per le minoranze nelle crisi dei movimenti pre-fascisti, fascisti e
post-fascisti. Mito che è espressione stessa di crisi, impotenza nascosta con
una formulazione linguistica, di mutare la strada del movimento. Espressione di
una nobile e corretta insoddisfazione di fronte ad un generale rilassamento
ideale. Però è confusione.
Confusione di termini
Siamo un gruppo che sempre ha contestato l'autodefinirsi di destra. Un concetto
politico che per essere espresso ha necessità di aggettivi è confuso e confonde.
Ho sempre pensato durante la feroce polemica nel MSI, negli anni '80, che la
discussione sul termine Destra si isterilisse e divenisse nominalistica.
"Tabularasa" cade nel medesimo errore. Impone il termine sinistra,
contemporaneamente è costretto ad aggettivarlo e, per farsi intendere,
immaginare una presenza geografico-parlamentare un po' ridicola (a sinistra
della sinistra).
Il torcicollo
Gli articoli più brutti di "Tabularasa" sono «replicanti»; sempre costantemente
quelli che parlano del MSI. La sindrome dell'amante tradito è un errore.
Proporrei, anche se è difficile, di trattare il MSI-AN come gli altri partiti.
Non comprendo perché si può discutere pacatamente di Bertinotti, Occhetto e De
Mila e perdere la torcia della ragione se si sente nominare Gianfranco Fini. Al
di là del romanticismo prendiamo atto della separazione delle strade.
Le contraddizioni
Non mi sembra corretto dire che si vuoi fare l'interesse del popolo e poi
definire il popolo bue. Non mi sembra che esista un elettorato intelligente, in
specie quello che vota Donnici, ed uno stupido, quello che vota Berlusconi.
L'autocelebrazione del «Noi fummo, siamo e saremo minoranza» è come l'assurgersi
a martiri per disegno personale. Autocompiaciuti, reietti e proscritti.
Il gusto della differenza
Non sono di sinistra e non sono socialista. Ho sempre annusato nella sinistra
quella voglia di eguaglianza che deprime l'uomo. Il puzzo del totalitarismo. Mi
domando come farebbe Antonio Carli, che ha sputato sangue nella vita e ha
cresciuto figli che ha sempre pensato debbono percorrere strade proprie ed
essere uomini, a porsi alla sinistra di coloro che pensano che lui è uguale a
loro; che pensano, dipendenti del comune, che il proprio figlio dovrà essere
dipendente del comune, vivendo in una casa comunale di cui forse neanche pagano
l'affitto.
Mi domando se gelatinosa non sia la produzione di una società basata
sull'egoismo dell'abbattimento delle differenze; dell'annullamento dei corpi
intermedi; del superamento delle origini culturali e religiose non per incontro,
ma per sopraggiunta inutilità o dichiarazione statale di sovrastruttura. Che sia
trasbordato nella Destra e nel capitalismo inavvertitamente?
Filo di memoria
Il 30 aprile del 1984 «L'Eco della Versilia» pubblicò un pamphlet (in verità era
qualcosa di diverso, non credi? - N.d.R.) di Beppe Niccolai: «Socialismo
Tricolore». Uno scritto-assalto all'arma bianca contro la DC; l'apertura di
credito al socialismo craxiano. Alla fine del 1984 al XIV Congresso nazionale
del MSI, dall'acquitrino inquinato dell'unità interna, emergeva il documento
«Segnali di Vita» di Beppe Niccolai, Umberto Croppi e Peppe Nanni. Fu la
salvezza del popolo delle rane.
«Non è importante la vita. Importante è ciò che si fa della vita. La DC è il
male italiano [...] il partito della sopravvivenza di un'Italia che esce dalla
storia, innalzando a proprio vessillo la furbizia untuosa, l'abilità manovriera,
la mancanza di fede, la spregiudicatezza cattiva del potere che in sé esaurisce
e da sé si giustifica. L'anticomunismo non può essere un alibi per difendere il
meno peggio, o addirittura, la convenienza di pochi, altrimenti si farebbe il
gioco del comunismo. Il gioco del comunismo si fa rimanendo subalterni al
partito-stato. Occorre ridefinirsi come alternativa totale al regime DC.
Soprattutto in politica estera».
Anche in quel caso molto non condividevo, ma aderii per il molto che
condividevo. Ti ricordi, Antonio, le pressioni, le angherie, la lista dei
proscritti a cui si sorrideva ammiccanti («siamo d'accordo, ma non si può dire»)
per poi dare una pedata nei testicoli?
Programma Berlusconi
Scrive Berlusconi: «II Governo e il Parlamento devono fissare ed applicare le
regole del gioco, ma il gioco deve restare nelle mani degli individui liberi,
delle famiglie, delle imprese, delle associazioni in cui si divide la società
civile. Senza restituire ai cittadini la libertà e la responsabilità che la
vecchia politica aveva confiscato a vantaggio dello Stato e dei partiti, niente
è possibile. Soltanto sulla libertà si possono fondare l'unità del Paese e la
solidarietà di tutti».
Quarto obiettivo del programma di Forza Italia
Vogliamo un'Italia che non basi la sua politica estera sull'improvvisazione ma
sulla corretta definizione dei suoi interessi nazionali.
Punto 30 del programma
Valutare la partecipazione dell'Italia alle iniziative dell'ONU in funzione
della realizzabilità di tali operazioni valutandone finalità, limiti e natura.
Il Problema Italiano: una politica estera coerente e sottratta alla tentazione
di un utopistico universalismo. Gli USA sono guidati da una nuova generazione
politica, e con essa cade l'idea di una loro responsabilità mondiale. La caduta
del bipolarismo rende il quadro internazionale assai meno influente nella nostra
politica estera. Da soggetto appartenente ad uno dei blocchi siamo dì nuovo
nella situazione di soggetto politico capace di politica estera autonoma.
Punto 12 del programma
Incrementare la capacità del personale della Difesa di operare in ambito
internazionale.
Punti 13, 16, 21 del programma
La famiglia italiana rappresenta un elemento di stabilità, di equilibrio e di
solidarietà. Creare leggi che riconoscano la dignità del lavoro che le donne
svolgono nell'ambito del proprio nucleo familiare. Istituire un assegno di
maternità. Promuovere una nuova legislazione minorile, uno statuto del diritto
del minore.
Punto 11 del programma
Cultura e patrimonio artistico è la nostra principale risorsa, la vera ricchezza
ed identità nazionale, non sono mai stati al centro della strategia nazionale.
Punto 6 del programma
Bioetica. I problemi etici posti in campo dalla ricerca biologica non possono
essere lasciati alle intese di comportamento fissate dalla comunità scientifica.
Commento
Non so se questo sia il programma di rinascita nazionale di Lido Gelli. Ma
condivido molto di più di questo programma di quanto abbia condiviso mozioni
congressuali del MSI, che pure mi è capitato di votare e servire. Non so se
Forza Italia sia il circuito di riciclaggio craxiano, ma francamente non me ne
frega niente. I miei 17 anni di militanza nel MSI hanno fatto sì che della
sopportazione, della pazienza e dell'attenzione abbia fatto pratica Zen. Tanto
che non escludo di poter scrivere un testo dal titolo "Lo Zen e il porto delle
mutande di ferro".
Partecipare a Forza Italia
È così che ho deciso di scendere in campo.
Sono più grassoccio di quando avevo 15 anni. Ho più capelli bianchi. Mi incazzo
sempre facilmente, ma ho imparato a separare lo sdegno dalla sua manifestazione.
Non ho paura di farmi male, di tagliarmi i polsi con le contraddizioni. Ho
voglia di pensare, di leggere e di studiare. Di agire e di volare restando in
piedi.
Non ringrazierò mai Berlusconi per i lungometraggi americani, ma certo lo dovrò
ringraziare per aver dato l'opportunità al Paese di superare, di frantumare
l'idea che alla DC si opponga il PCI; quindi finita la DC, governa il PDS. Dovrò
ringraziarlo perché, anche con le sue insicurezze politiche ed intellettuali (ma
c'è qualcuno più sicuro?), ha il coraggio di rischiare in prima persona la
propria storia e la propria vita. Avrebbe potuto, con sicuro successo, mediare,
comprare o cooptare larga parte della sinistra, non escluso il PDS. Invece ha
affrontato con i suoi 64 denti, che spero si replichino come quelli degli
squali, la battaglia. No, non vedo perché dovrei irritarmi e non difendere
quella parte di bandiera che è anche mia.
Le mutande di ferro le conservo sempre.
Gino
Logli
Caro Logli, ho la sensazione che i lettori, non conoscendoti personalmente,
trarranno, dal tuo scritto, una pessima impressione.
Controbattere, punto per punto, una così lunga e puntigliosa elencazione,
richiederebbe spazio, pazienza e, soprattutto, tanta affettuosa umanità. La tua
chiusa mi ha colpito: «Le mutande di ferro le conservo sempre». Vuoi dire che la
tua adesione a quel club non è poi così entusiastica. Temi e ti guardi le
spalle. Brutto segno per un neofita. Altri ti consiglierebbero di mettere a
frutto le esperienze e, di esse tenerne conto. Altri, non io. Perché ho sempre
pensato che il fastidioso richiamo alle esperienze celi, in verità, la brutta
strada del compromesso. Per questo, forse, vivo come un lupo solitario,
disprezzando apertamente gli opportunisti, i pavidi, i baciapile. Vivere senza
capi e senza seguaci. Provaci. In fondo, le tue doglianze, dimostrano
chiaramente che non sei tipo da sopportare la vicinanza, o peggio, la stretta di
mani sudaticce dei soci di cotanto club.
Mi rimproveri, poi, che abbia usato l'epiteto di bue per definire il popolo. Mi
correggo: è un popolo videota. Anzi, idiota. E sogno il giorno in cui, a un
magistrato, verrà in mente di trascinare sul banco degli imputati il tuo
Berlusconi sotto il peso di un'accusa infamante: circonvenzione d'incapaci.
Berlusconi ha dimostrato coraggio? Sì, quello dell'imprenditore che ha fatto
fortuna con le miserie altrui, connivendo con avventurieri di tutte le risme, da
Flavio Carboni a Gelli. Egli è sì uno squalo, e non in senso metaforico. Leggiti
gli atti della Commissione parlamentare sulla loggia massonica P2. Leggiti il
libro "Berlusconi. Inchiesta sul signor TV" di Giovanni Ruggeri e Mario Guarino,
Kaos Edizioni, Milano, 1994. E se te la senti ancora di far parte di quel club,
beh, sono affari tuoi e del tuo... fondo schiena. Nessuna meraviglia che anche
tu ti sia fatto turlupinare. Non sei il solo. Altri, con le tue stesse non
comuni capacità intellettuali sono stati circuiti, e mi riferisco ad alcuni
amici di "Alleanza Cattolica" che aborrivano la massoneria, eguagliata a
prodotto del demonio. Per battere il comunismo... dicono. E con quell'ambiente
si mischiano divenendone i sensali.
A proposito della Sinistra. Su questo termine la discussione sarà eterna, almeno
finché nel mondo regnerà l'ingiustizia e la prepotenza del denaro. Forse hai
frainteso ciò che ho scritto. Scrivevo: «se questa è la destra»... aggiungendo
il resto. Non mi considero uguale agli «altri» perché, ben conoscendo i miei
limiti, peccherei di presunzione. Sono convinto, infatti, che gli «altri»,
qualsiasi «altro» può essere migliore di me.
Io non scrivo perché penso di riuscire a fare accettare le mie posizioni ideali,
ma per esprimere ciò che sento, nella speranza di trovare interlocutori che mi
costringano a pensare. A migliorare con il loro aiuto, sì da darmi la certezza
che la concezione che ho della vita sia quella giusta. Per questo ho cresciuto i
miei figli educandoli a percorrere strade proprie. Sempre dubitando, però, delle
mie «lezioni». Esclusa quella che diedi quando negai loro la iscrizione al MSI.
Dissi che dovevano vivere da uomini liberi, che dovevano ascoltare la loro
coscienza, che non potevano essere condizionati dalla vita che conduceva il
padre. E, almeno una, l'ho «indovinata».
A.C.
|