l'ultima
Gli
affari di Berlusconi
Audizione di Emilio Pellicani in
"Commissione P2"
(24 febbraio 1983 Volume III, Tomo XX,
pagg. 414, 415, 416)
Massimo Teodori — Per quanto riguarda il dottor Corona, lei parla ad un
certo punto del suo memoriale di compensi elettorali: vuole specificare da chi
ha avuto queste notizie, di che cosa si tratta e di quale periodo?
Pellicani — Il periodo in cui Corona inizia a prendere dei soldi da
Carboni parte dal 1980, quando lui era ancora presidente della Regione sarda. In
quella occasione credo che lui abbia avuto da parte di Carboni dei finanziamenti
provenienti dal gruppo Berlusconi per l'operazione Olbia 2.
Massimo Teodori — Provenienti, scusi?
Pellicani — Dal gruppo Berlusconi, Silvio Berlusconi, Edilnord.
Massimo Teodori — Dal progetto Olbia 2?
Pellicani — Da Olbia 2. In quell'occasione Carboni mi disse di aver già
bonificato a varie persone della Sardegna, tra cui l'onorevole Corona, per circa
380 milioni di cui 200 dati all'onorevole Corona ed altri ad altre persone.
Massimo Teodori — Quindi è Carboni che lei ha detto di aver... lei non ha
seguito queste pratiche in proprio?
Pellicani — No.
Massimo Teodori — È una notizia che lei ha da Carboni.
Pellicani — Io so perché ci furono addebitati 500 milioni che furono
portati da Fedele Confalonieri tutti in contanti a Cagliari mentre Carboni,
Berlusconi e Corona erano a Cagliari.
Massimo Teodori — Cioè, furono portati 500 milioni in contanti?
Pellicani — 500 milioni in contanti.
Massimo Teodori — Quante valigie occupano 500 milioni in contanti? E una
dimensione che io non conosco.
Pellicani — Una valigetta ventiquattr'ore.
Massimo Teodori — Furono portati a Cagliari dove c'erano...? Può
ripetere?
Pellicani — Dove c'erano Silvio Berlusconi, Flavio Carboni ed Armando
Corona. Però i soldi non furono consegnati tutti; Carboni disse che aveva
consegnato tutti i soldi, mentre in realtà, in quell'occasione, credo abbia
distribuito 280 milioni e di questa distribuzione vi è traccia sempre nei
documenti dati alla magistratura.
Il personaggio Flavio Carboni
Salvatore Formica —
Vorrei fare una sola domanda. Signor Pellicani, lei ha spiegato le ragioni per
le quali non era in condizione di poter uscire dalla situazione in cui si era
cacciato. Ma il Carboni da lei dipinto è un fior di farabutto, come ritengo che
sia; aveva rapporti con mafiosi, delinquenti, con gaglioffi come questo
Dell'Amico, di cui diventava socio o si interessava per costruire delle società;
questo aveva anche una situazione finanziaria abbastanza dissestata, sia pure
con alterne vicende; si affidava ad usurai, riciclava denaro; insomma, faceva
tanti mestieri ed era, comunque, in ambientini abbastanza maleodoranti. Come si
spiega che persone sicuramente estranee a questo ambiente, tipo Giovannini,
Caracciolo, Corona, Binetti, Pisanu, Roich, Consoli o altri, che dovevano
conoscere la storia non limitata e non possibile ad essere coperta — anche
perché molti di questi fatti erano chiari e manifesti... Come si spiega che
alcune di queste persone diventavano socie, diventavano finanziatori, e quindi
un minimo di informazione dovevano prenderla? Poi, altri erano sardi, e quindi
conoscevano bene la situazione, perché la Sardegna non è gli Stati Uniti
d'America e quindi la gente si conosce. Qual è il suo giudizio, ne ha mai
parlato con questi signori? Come mai questi entravano in rapporto? Quale era la
forza mistica o la forza materiale?
Forse
sarebbe opportuno rivolgere la stessa domanda anche a Berlusconi. Con Carboni
era socio in affari.
N.d.R.
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