«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 5 - 15 Agosto 1994

 

Colpo di mano e di spugna della P2


 

Gino Logli è servito. Volevo muovergli delle eccezioni a proposito del suo arruolamento sotto le sporche bandiere azzurre del Cavaliere della P2. Ora non serve più. parlano i fatti e sovviene alla mente quell'antico proverbio: «Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei». Quel colpo di spugna, che avrebbe reso libere legioni di malfattori della peggior risma, grassatori della peggior specie, filibustieri della peggior ciurma, è ormai realtà. Un governo di affaristi, piduisti e continuisti salva i compari giustamente ristretti nelle patrie galere con un decreto approntato da quell'oscuro sottosegretario Contestabile, che porta nel suo nome il suo destino.
Quei cancelli vengono riaperti da capo di un governo, amico, sodale e connivente con Craxi, caporione di tanti lestofanti, che non sarebbe stato ingiusto impiccare ai lampioni delle città. Banditi impudenti che dopo aver violato tutte le leggi morali e giuridiche ed aver praticato la spoliazione di un popolo, speculando bassamente anche sul bisogno, le sofferenze e le debolezze della gente, hanno avuto l'ardire di lamentarsi d'un carcere comodo, conseguenza di leggi ipergarantiste, varate per proteggere questa mala genìa, artefice e complice d'un sistema mafioso fondato sulla locupletazione. Se i giudici non li avessero messi al fresco, non avrebbero «cantato». Questo è il dato di fatto, il resto è chiacchiericcio fastidioso.
Ma tant'è. Il «nuovo» avanza e questa è la nuova politica d'un branco di mediocri teleimbonitori e bari, usi sempre a far pastette. La faccia tosta d'un sudaticcio ministro per i rapporti col Parlamento, novello gattopardo al servizio degli interessi del padrone della Standa, è uno schiaffo vibrato all'intelligenza d'un popolo. La dichiarazione dell'on. Maceratini ("la Repubblica", 15 luglio 1994: «C'è solo un messaggio chiarissimo diretto alla magistratura: è ora che rientri dentro i confini suoi confini. Adesso l'emergenza è finita e qua c'è un governo che governa») schizza fango sulla sua persona e su di noi che con lui abbiamo condiviso un pezzo del cammino della nostra vita. Di lui possiamo fregarcene, e lo facciamo sicuramente, ma a noi ci teniamo.
Quali sono i confini della magistratura se non quelli disegnati dalla legge? Quale jattura un governo che governa liberando la feccia della nazione. I prosseneti dei gaglioffi dimostrano di non essere immorali. L'immoralità presuppone l'esistenza della moralità. Essi sono amorali, cioè manca loro il fattore cognitivo di quel valore. E sono anche politicamente insulsi e sprovveduti. Come si fa ad affermare con stupida jattanza che Di Pietro può far quel che vuole, anche dimettersi e andarsene? Di Pietro ha assunto nell'immaginario collettivo nazionale l'idea incarnata del fustigatore dei cattivi costumi, il simbolo d'un riscatto popolare, il segno palmare della liberazione da un regime marcio e corrotto.
Evidentemente i nuovi sacerdoti dell'antico sinedrio credono davvero di poter impunemente procedere, fregandosene delle ansie e delle aspettative d'un popolo, ritenuto dalle narici inanellate. Cioè credono, come i loro predecessori ai quali sono legati da un cordone di mala vita, d'essere politicamente immortali. Ma il decreto che annulla i misfatti di Tangentopoli, mentre restituisce libertà ai ceffi del regime vecchio e nuovo, si appalesa come prodromo di future sventure, assassine della libertà di stampa e di opinione. Perché viene pesantemente limitato, fino ad annullarlo, il diritto-dovere di cronaca? Ma c'è la tendenza di questo governo a mettere la mordacchia. E diventano sempre più frequenti i messaggi in codice che ci arrivano dagli uomini di questo potere infame. Non è da decrittare quell'invito «amichevole» del ministro Biondi, rivolto ai giudici di Mani Pulite, a ritirare le loro dimissioni?
Taccia l'on. Fini e si vergogni insieme a Tatarella, Matteoli e la Poli Bortone. Non serve prendere le distanze a babbo morto. I tre ministri ex-missini sono corresponsabili ad aver realizzato l'unanimità intorno a un decreto-legge criminale. All'epoca del proscioglimento in aula parlamentare del Cinghialone i missini diedero spettacolo, mostrando guanti di gomma e muscoli da Mastro Lindo. Oggi quei guanti servono a non lasciar tracce d'impronte digitali. La «Banda del Buco» è sempre solidale.
Dov'è quel deputato leghista che agitava minacciosamente un cappio a Montecitorio? Con un bel colpo di spugna si son lavate le vergogne d'un regime perché la sporcizia ha inzaccherato tutti e ognuno ha armadi ricolmi di scheletri fetidi. Dopo la conquista del potere ognuno tira l'acqua limacciosa al proprio mulino.
La tessera P2 n° 1816, dal passato nebuloso di affarista, prestigiatore incallito di operazioni finanziarie giuridicamente dubbie, deve salvare la famiglia. Le tangenti Cariplo riguardano anche suo fratello, notorio suo prestanome. E che il boss di Canale 5 si sia sempre servito di controfigure è abbondantemente documentato in quel magnifico libro di Giovanni Ruggeri e Mario Guarino. Mai trentamila lire sono state spese così bene come quelle impiegate nell'acquisto di "Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv".
Qual'è il prosieguo della storia? Che i ladri scarcerati ritornino a rubare: il lupo cambia pelo ma non vizio. Subito dopo che venga istituito il confino per i magistrati disubbidienti al potere e il carcere duro per i giornalisti degni di tale nome. Mafiosi e massoni a far da aguzzini. Del resto molti uomini di questo governo con la mafia e la massoneria hanno sempre fatto pappa e ciccia. Ma noi saremo lì ad attenderli e torneremo a cantare quella bella canzone della nostra giovinezza. Come faceva? «Quando la canaglia impera, il posto degli eroi è la galera».

Vito Errico

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