Colpo di mano e di spugna
della P2
Gino Logli è servito. Volevo
muovergli delle eccezioni a proposito del suo arruolamento sotto le sporche
bandiere azzurre del Cavaliere della P2. Ora non serve più. parlano i fatti e
sovviene alla mente quell'antico proverbio: «Dimmi con chi vai e ti dirò chi
sei». Quel colpo di spugna, che avrebbe reso libere legioni di malfattori della
peggior risma, grassatori della peggior specie, filibustieri della peggior
ciurma, è ormai realtà. Un governo di affaristi, piduisti e continuisti salva i
compari giustamente ristretti nelle patrie galere con un decreto approntato da
quell'oscuro sottosegretario Contestabile, che porta nel suo nome il suo
destino.
Quei cancelli vengono riaperti da capo di un governo, amico, sodale e connivente
con Craxi, caporione di tanti lestofanti, che non sarebbe stato ingiusto
impiccare ai lampioni delle città. Banditi impudenti che dopo aver violato tutte
le leggi morali e giuridiche ed aver praticato la spoliazione di un popolo,
speculando bassamente anche sul bisogno, le sofferenze e le debolezze della
gente, hanno avuto l'ardire di lamentarsi d'un carcere comodo, conseguenza di
leggi ipergarantiste, varate per proteggere questa mala genìa, artefice e
complice d'un sistema mafioso fondato sulla locupletazione. Se i giudici non li
avessero messi al fresco, non avrebbero «cantato». Questo è il dato di fatto, il
resto è chiacchiericcio fastidioso.
Ma tant'è. Il «nuovo» avanza e questa è la nuova politica d'un branco di
mediocri teleimbonitori e bari, usi sempre a far pastette. La faccia tosta d'un
sudaticcio ministro per i rapporti col Parlamento, novello gattopardo al
servizio degli interessi del padrone della Standa, è uno schiaffo vibrato
all'intelligenza d'un popolo. La dichiarazione dell'on. Maceratini ("la
Repubblica", 15 luglio 1994: «C'è solo un messaggio chiarissimo diretto alla
magistratura: è ora che rientri dentro i confini suoi confini. Adesso
l'emergenza è finita e qua c'è un governo che governa») schizza fango sulla sua
persona e su di noi che con lui abbiamo condiviso un pezzo del cammino della
nostra vita. Di lui possiamo fregarcene, e lo facciamo sicuramente, ma a noi ci
teniamo.
Quali sono i confini della magistratura se non quelli disegnati dalla legge?
Quale jattura un governo che governa liberando la feccia della nazione. I
prosseneti dei gaglioffi dimostrano di non essere immorali. L'immoralità
presuppone l'esistenza della moralità. Essi sono amorali, cioè manca loro il
fattore cognitivo di quel valore. E sono anche politicamente insulsi e
sprovveduti. Come si fa ad affermare con stupida jattanza che Di Pietro può far
quel che vuole, anche dimettersi e andarsene? Di Pietro ha assunto
nell'immaginario collettivo nazionale l'idea incarnata del fustigatore dei
cattivi costumi, il simbolo d'un riscatto popolare, il segno palmare della
liberazione da un regime marcio e corrotto.
Evidentemente i nuovi sacerdoti dell'antico sinedrio credono davvero di poter
impunemente procedere, fregandosene delle ansie e delle aspettative d'un popolo,
ritenuto dalle narici inanellate. Cioè credono, come i loro predecessori ai
quali sono legati da un cordone di mala vita, d'essere politicamente immortali.
Ma il decreto che annulla i misfatti di Tangentopoli, mentre restituisce libertà
ai ceffi del regime vecchio e nuovo, si appalesa come prodromo di future
sventure, assassine della libertà di stampa e di opinione. Perché viene
pesantemente limitato, fino ad annullarlo, il diritto-dovere di cronaca? Ma c'è
la tendenza di questo governo a mettere la mordacchia. E diventano sempre più
frequenti i messaggi in codice che ci arrivano dagli uomini di questo potere
infame. Non è da decrittare quell'invito «amichevole» del ministro Biondi,
rivolto ai giudici di Mani Pulite, a ritirare le loro dimissioni?
Taccia l'on. Fini e si vergogni insieme a Tatarella, Matteoli e la Poli Bortone.
Non serve prendere le distanze a babbo morto. I tre ministri ex-missini sono
corresponsabili ad aver realizzato l'unanimità intorno a un decreto-legge
criminale. All'epoca del proscioglimento in aula parlamentare del Cinghialone i
missini diedero spettacolo, mostrando guanti di gomma e muscoli da Mastro Lindo.
Oggi quei guanti servono a non lasciar tracce d'impronte digitali. La «Banda del
Buco» è sempre solidale.
Dov'è quel deputato leghista che agitava minacciosamente un cappio a
Montecitorio? Con un bel colpo di spugna si son lavate le vergogne d'un regime
perché la sporcizia ha inzaccherato tutti e ognuno ha armadi ricolmi di
scheletri fetidi. Dopo la conquista del potere ognuno tira l'acqua limacciosa al
proprio mulino.
La tessera P2 n° 1816, dal passato nebuloso di affarista, prestigiatore
incallito di operazioni finanziarie giuridicamente dubbie, deve salvare la
famiglia. Le tangenti Cariplo riguardano anche suo fratello, notorio suo
prestanome. E che il boss di Canale 5 si sia sempre servito di controfigure è
abbondantemente documentato in quel magnifico libro di Giovanni Ruggeri e Mario
Guarino. Mai trentamila lire sono state spese così bene come quelle impiegate
nell'acquisto di "Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv".
Qual'è il prosieguo della storia? Che i ladri scarcerati ritornino a rubare: il
lupo cambia pelo ma non vizio. Subito dopo che venga istituito il confino per i
magistrati disubbidienti al potere e il carcere duro per i giornalisti degni di
tale nome. Mafiosi e massoni a far da aguzzini. Del resto molti uomini di questo
governo con la mafia e la massoneria hanno sempre fatto pappa e ciccia. Ma noi
saremo lì ad attenderli e torneremo a cantare quella bella canzone della nostra
giovinezza. Come faceva? «Quando la canaglia impera, il posto degli eroi è la
galera».
Vito
Errico |