«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 5 - 15 Agosto 1994

 

per ricordare

Il valore ed il coraggio in difesa della civiltà europea

 

Allorché nel recente giugno, durante la sua visita in Italia, il presidente nordamericano Clinton si recò a Nettuno per visitare il Cimitero militare statunitense che ospita le salme dei Caduti USA (in seguito alla faticosa realizzazione dell'operazione "Shingle", cioè dello sbarco anglo-americano del 22 gennaio '44 ad Anzio e pianura pontina circostante -condotto dal generale Lucas- con l'illusione di Clark e di Alexander di travolgere alle spalle il baluardo di Cassino e della sua Abbazia), sentì chiedersi perché non prendesse l'iniziativa storica di ampliare la sua opera di doverosa misericordia anche al vicino Campo della Memoria (sepolcretum dei Soldati della Repubblica Sociale Italiana caduti per la difesa di Roma a fianco dei camerati germanici della Wehrmacht, a loro volta raccolti con 27.443 salme nel Deutsche Soldatenfriedhof di Pomezia), non rispose.
Dissertò in un'esaltazione delle teorie politico-economiche per cui USA, Regno Unito, URSS e loro accodati (satelliti della plutocrazia, imperialismo commerciale e massoneria, aggregati del Commonwealth britannico, gollisti con i marocchini... distintisi ad Esperia, rinnegati indigeni del 25 luglio, badogliani dell'8 settembre, opportunisti del 25 aprile ecc.) seguirono Roosevelt, Churchill e Stalin.
Non disse, invece, che gli USA imposero al mondo la democrazia livellatrice di Hiroshima e Nagasaki e che, dal 1945 in poi -con i suoi ricatti- degenerò in guerra fredda e calda d'ogni genere, sino all'attuale confusione generale conseguente dal fallimento dell'ONU, dal ripudio degli USA ad una missione di politica di riequilibrio dell'economia sociale ed alla soddisfazione della necessità di un ordine di riattivazione nei continenti e delle popolazioni.
Molti stanno attuando adesso, soltanto mezzo secolo dopo, una facile, accomodante ed irreale rievocazione del Cinquantenario del 1944. Orbene, intendiamo realizzarla anche noi, ma non per soddisfare le tesi di comodo sostenute dagli invasori, cioè dei cosiddetti «liberatori» -ai quali si stanno adesso sempre più inginocchiando davanti i novelli «redenti» della nuova Alleanza nazional-badogliana di destra reazionaria- bensì esaminando la realtà degli eventi politico-militari come davvero si svolsero, dalla battaglia di Cassino a quella per la difesa di Roma, sino alla caduta di Firenze quando sull'Appennino tosco-emiliano venne a crearsi quella famosa "Linea Gotica", linea militare con appena qualche vecchia fortificazione riutilizzata, ma caratterizzata dalle famose «buche-trincea» per soldato singolo che, senza richiedere particolari interventi della "Organizzazione Todt", fecero tanto patire le multicolori truppe della V e dell'VIII Armata.
Nell'atlante delle principali battaglie della 2ª Guerra mondiale risaltano, con evidenza di sacrifici e di eroismi, quelle di Dunkerque, Leningrado, Kursk, Stalingrado, Singapore, Hong Kong, Filippine, Guadalcanal, Rangoon, El Alamein ecc, riguardanti i fronti di ogni Continente, ma quella che assunse una perspicuità ricalcante le caratteristiche del 1° Conflitto mondiale come a Verdun, sui Laghi Masuri, sull'Altopiano di Asiago, sull'Isonzo, sul Monte Grappa e sul Montello e il Piave, si ritrova a Cassino, sul suo monte, dove San Benedetto pose nel 529 d.C. le basi di quella celeberrima Abbazia che soltanto la cecità incivile del generale neozelandese (sir) B. C. Freyberg fece distruggere il 15 febbraio '44, con 576 tonnellate di bombe, sganciate da 142 «Fortezze volanti» B17 e da 112 bombardieri medi.
Era dalla fine del 1943 che, conquistata Salerno e Napoli, la V Armata di Clark si era imbattuta con la "Linea Gustav" dove, in virtù di colline e monti che si alzano sul Garigliano e nella zona del Rapido, le truppe germaniche riuscirono a fermare, e poi a sconfiggere, le più disparate offensive di sfondamento accanitamente ricercato dalle molteplici divisioni americane, inglesi, golliste, polacche, neozelandesi, indiane ecc. gettate dagli «alleati» dove il Feldmaresciallo Albert Kesselring aveva strategicamente individuato il punto più idoneo alla riuscita della sua battaglia.
L'illusione di Churchill di avere trovato in Italia il «ventre molle» dell'Europa (grazie alla vergogna del 25 luglio ed al tradimento dei Savoia e di Badoglio), dopo l'8 settembre '43, cominciò a spegnersi. Con la nascita della Repubblica Sociale Italiana, delle sue Forze Armate ed il consolidamento della fronte della bretella Formia-Minturno, al Garigliano e sul versante adriatico lungo il corso del Sangro. E lo statista britannico iniziò a parlare più volentieri dei Balcani e di altre soluzioni politiche e strategiche.
Infatti, il generale Kesselring, con le 15 divisioni della X Armata germanica dislocata nell'Italia centrale, riuscì per l'intera primavera 1944 non solo a contenere i reiterati attacchi verso l'Abruzzo, ma a trattenere, fuori da Cassino e dalla sua Abbazia, nonché da valli e monti attigui, gli innumerevoli reparti delle forze d'invasione.
Mentre naufragava anche l'operazione "Shingle" condotta dagli anglo-americani -sbarcati ad Anzio e Nettuno- per raggiungere i Colli Albani e, quindi, interrompere le statali 6 e 7 (cioè la via Casilina e la Appia) ed i rifornimenti tedeschi per la «Gustav», per puntare verso Roma. Neppure con 36.034 truppe scelte e con 3.069 velivoli e mezzi corazzati il generale USA, Lucas, riuscì ad affacciarsi sulle arterie consolari indicate, mentre al momento dello sbarco nella zona era presente soltanto un battaglione germanico della 29ª divisione «Panzer Grenadier».
Sulla fronte pontina, le truppe italiane della RSI non mancarono di distinguersi per valore e capacità nel combattimento: per prime, giunsero quelle della X Flottiglia Mas con il Btg. «Barbarigo» comandato dal magg. Bardelli e che venne inserito nel gruppo della 715ª Divisione del gen. Hildebrand; poi, seguirono le SS italiane del Btg. «Degli Oddi», indi, ecco i paracadutisti del Btg. «Nembo». Tutti questi valorosi soldati italiani si distinsero nelle operazioni militari susseguenti per la difesa di Roma, quando Kesselring decise di effettuare lo spostamento dello schieramento della linea "Gustav" verso posizioni maggiormente difendibili (quelle della "linea Gotica"), tanto più che sull'Europa incombeva la minaccia dello sbarco e delle battaglie in Normandia (operazione "Overlord") e l'Oberkommando della Wehrmacht (OKW) abbisognava per il nascente fronte francese del maggior numero possibile di validi reparti operativi.
Lo spostamento del fronte italiano dal Basso Frusinate e dall'Abruzzo meridionale verso la Toscana e la Romagna si svolse dal tramonto della primavera '44 -e nel corso dell'estate- per attestarsi in agosto e settembre oltre l'Arno e dietro il Marecchia. Il 4 giugno, quando anche il «catenaccio Senger» venne lasciato dai Tedeschi e la "linea Caesar" smantellava con il ripiegamento organico delle divisioni verso le nuove posizioni di resistenza, il VI Corpo d'armata statunitense si avventò finalmente sull'Urbe, ma soltanto il giorno 5 gli ultimi reparti italiani della RSI lasciarono a piedi Maridist, il Lungotevere e raggiunsero la Flaminia. Erano i marò della Decima!
Nel corso dello svolgimento di queste manovre militari, occorre ricordare che le forze aeree statunitensi (USAF) e quelle britanniche (RAF) si... distinsero con «Fortezze volanti B17», «Liberator B24», bombardieri «Wellington», «Boston», «Mitchell» ecc. e con caccia e cacciabombardieri «Hurricane», «Spitfire», «Kittyhawk», «Thunderbolt», «Mosquito» ecc. a colpire il maggiore numero possibile di località italiane del Centro e del Nord, accanendosi non solo contro i centri ferroviari e stradali, ma dovunque fosse possibile determinare il terrore tra le popolazioni.
Chi può dimenticare il tragico Venerdì Santo di Treviso? Quando il 6 aprile '44, all'ora di pranzo, le formazioni di bombardieri anglosassoni si avventarono su questo ridente capoluogo veneto e, in brevissimo tempo, trasformarono la città del Sile in un ammasso di rovine e con centinaia di morti che, con il successivo bombardamento di maggio, raggiunsero le 3.600 vittime?
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Dopo l'occupazione di Roma, la campagna militare d'Italia subì una sensibile trasformazione: in Francia, effettuata l'operazione «Overlord» con l'invasione della Normandia, gli anglo-americani eseguirono anche quella «Anvil» (detta anche «Dragoon») per la occupazione delle regioni mediterranee francesi e tutto ciò comportò la sottrazione di alcune unità «alleate» dalla fronte in movimento nella Toscana, in Umbria e nelle Marche, ma -sia ben chiaro- la quantità di mezzi corazzati e di trasporto, di artiglierie, di aerei, munizionamento, olii lubrificanti e benzina a disposizione con sicurezza di dotazione per le truppe di Clark e di Alexander sovrastano abbondantemente quella di cui erano dotate Wehrmacht, Luftwaffe e le unità di combattimento della Repubblica Sociale Italiana.
La tattica adottata da Kesselring, per ritardare il più possibile l'avanzata dei cosiddetti «alleati» verso la «Linea Gotica» in allestimento, ebbe successo: infatti, raggiunti e superati Civitavecchia, Viterbo, Orte, Avezzano e Pescara dopo il 9 giugno '44, la V e l'VIII Armata dieci giorni dopo arrivarono a fatica sopra Grosseto, Radicofani, Foligno ed il territorio maceratese sull'Adriatico perché, lungo ogni loro direttrice di marcia, le truppe germaniche disseminavano piccole retroguardie miste di fanteria e carri armati che obbligavano in continuazione le avanguardie degli invasori ad attaccare su posizioni successive ininterrotte. E, a seconda della loro forza naturale, venivano difese per periodi fino a tre notti, dopodiché i difensori si ritiravano poco più in su, su nuovi siti appositamente prescelti, creando agli avversari notevoli difficoltà di movimento.
Sempre nell'estate '44, dai campi di addestramento in Germania, rientravano in Patria le divisioni «Monterosa», «Littorio», «Italia» e «San Marco» del nuovo Esercito repubblicano, mentre la Repubblica Sociale Italiana -nonostante l'aggravarsi della situazione dove esercitava il proprio potere politico e amministrativo- riusciva a tutelare gli interessi nazionali con una precisa e responsabile salvaguardia delle attività aziendali, dell'industria, artigianato e commercio e delle varie categorie produttrici, assicurando le necessarie garanzie di protezione ai ceti sociali più bisognosi. Tutto ciò sebbene comunisti e altre forze sovversive inasprissero costantemente la guerra civile con attentati, assassinii e costanti azioni di terrorismo.
In agosto, l'anno 1944 assiste, insieme agli Italiani, all'attivazione da parte degli eserciti anglo-americani e di tutte le truppe ad essi accodate, alla prima offensiva contro le aree territoriali di Toscana, Romagna e Marche, prossime alla vera "Linea Gotica". Gli attacchi si diramano da Pisa, Pontedera, Empoli, Firenze e Bibbiena verso l'Appennino tosco-emiliano, coinvolgendo l'intero versante tirrenico, mentre sull'Adriatico i polacchi raggiungono il Metauro e l'VIII Armata espande l'azione su Montefiore, Coriano, Cattolica e Riccione. Quando la "Linea Gotica" avrà superato, dopo il 25 settembre, Rimini e il Marecchia, Radio-Londra annuncerà al mondo che la Repubblica di San Marino -finalmente al sicuro dal pericolo d'una ritorsione tedesca- aveva dichiarato guerra al Terzo Reich. Con vivo affanno... per la X Armata del generale von Vietinghoff, data l'imponenza delle forze armate sammarinesi.
Con l'approssimarsi del tramonto dell'estate '44 si concludeva la grande battaglia difensiva dell'Europa, condotta in Italia da Cassino a Firenze e Rimini, e prima che la stagione autunnale conducesse sulla "Linea Gotica" la fatale stasi imposta dal peggioramento delle condizioni atmosferiche e delle possibilità strategiche di grandi operazioni militari. La Wehrmacht e le truppe italiane della RSI hanno lasciato dietro di loro un'impronta storica della grande battaglia in difesa dell'Europa e della sua civiltà. Nei Cimiteri militari germanici di Catania sono raccolte le salme di 4.552 Soldati caduti, a Milis in Sardegna, quelle di 16. A Cassino riposano 20.051 Combattenti che hanno stupito il mondo, insieme ai 27.443 di Pomezia e a quelli del Passo della Futa dove riposano ben 30.665 valorosi di quell'Esercito già validamente provato ma sempre capace nella sua forza di resistenza.
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Sull'Arno, in particolare a Firenze, si conclude l'epoca di trasferimento della fronte italiana da Cassino alla "Linea Gotica". Prima che, con l'agosto '44, l'antico e gentile capoluogo toscano conoscesse l'asprezza della guerra contemporanea. Sebbene fosse auspicata «città aperta» dalle forze dell'Asse, il 15 aprile dello stesso anno Firenze subì la vergogna dell'assassinio -da parte di «gappisti»- del filosofo Giovanni Gentile, presidente della ricostituita Accademia d'Italia. Ciò consentì alla gente fiorentina d'intendere che tempi peggiori stavano per abbattersi sulla città di Dante Alighieri.
Infatti, Firenze conosce, nella prima decade dell'agosto '44, tutta l'asprezza della guerra in corso, ma anche l'estremo tentativo delle truppe germaniche di evitare, a quella bella città, la devastazione del Ponte Vecchio. Ancora più della tragedia bellica, infierì la crudeltà dei cosiddetti «vincitori» della guerra fratricida che, proprio sui sagrati dei luoghi di culto cristiano -dove dev'essere più profondo il sentimento della pietas latina- vennero massacrati quei giovani fascisti che agli invasori ed ai loro lacchè si erano opposti con indomito coraggio.
Mentre scende il tramonto della guerra su Firenze, lasciando in tutt'Italia, in ogni cuore, il solco doloroso di tanti sacrifici sofferti, dalla Garfagnana a Porretta Terme, da Rivola a Ravenna nasce lo schieramento della "Linea Gotica" e, in esso, ecco le divisioni «Monterosa» e «Italia» della RSI che insieme alle truppe germaniche, già così validamente affermatesi a Cassino e sul fronte di Anzio e Nettuno, proseguono in quella grande battaglia per l'Europa e per la nostra civiltà. Una battaglia che nessun Badoglio o suo attuale seguace di Alleanza nazionale potranno mai riuscire ad invalidare.
Infatti, la civiltà si attesta con nobili sacrifici, giammai con facili remunerazioni politiche. L'ha insegnato la storia.
 

Bruno De Padova

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