l'ultima
Ai
«nuovi» che non trovan posto
Preoccupati per i «novisti» ed i postfascisti che non riescono a sfruttare
appieno le mille occasioni che gli si parano dinanzi, intendiamo compiere opera
meritoria nel proporre loro alcuni brani del vademecum poetato dal Giusti nel
suo «Gingillino».
Fatti introdurre, e vai sera per sera
Da qualche scamonea fatto ministro,
E là, secondo l'indole e la cera,
Muta strumento e gioca di registro:
Se ti par aria da farci il buffone,
Fallo e diverti la conversazione.
Se avrà moglie giovane, rispetto
E rispetto alle serve e alle figliole:
Se l'ha vecchia, rimurchiala a braccetto,
Servila, insomma fai quello che vuole:
Oh le vecchie, le vecchie amico mio,
Portano chi le porta; e lo so io.
(chiedere conferma a Fini, n.d.r.)
Se mai nasce uno scandalo, un diverbio,
Un tafferuglio in quella casa là,
Acqua in bocca e rammentati il proverbio:
Molto sa chi non sa, se tacer sa;
A volte, in casa propria, un consigliere
Pare una bestia, ma non s'ha da sapere.
In quanto a lodi poi, tira pur via;
Incensa per diritto e per traverso;
Loda l'ingegno, loda la mattia,
Loda l'imprese, loda il tempo perso:
Quand'anco non vi sia capo né coda,
Loda, torna a lodare e poi riloda.
L'animo d'un ministro, il mio e il tuo
Son press'a poco d'uno stesso intruglio:
Dunque un nebbione, che non fa sul suo
E si può fare onor del sol di luglio,
Nella sua dappocaggine pomposa,
E quando crede di poter qualcosa.
E Gingillino non intese a sordo
Della volpe fatidica il ricordo.
Andò, si scappellò, s'inginocchiò,
Si strisciò, si fregò, si strofinò
E soleggiato, vagliato, stacciato,
Abburattato da Erode a Pilato,
Fatta e rifatta la storia medesima,
Ricevuto il Battesimo e la Cresima
Di vile e di furfante di tre cotte,
Lo presero nel branco e buona notte.
Giuseppe
Giusti
"Poesie", Vallardi Editore,
Milano, 1934
|