«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 6 - 31 Ottobre 1994

 

da "L'Eco della Versilia", anno XIII, n°3, 30 aprile 1984

La memoria storica


1976: la scissione di DN.
Là dove ora vi ritrovate «seduti» è la dimostrazione che non volevate «contare» come Comunità, ma «annullare» quella Comunità (che vi aveva costruiti prima uomini e poi politici) perché «altri» contassero.
Che cosa chiese il regime, a tutti noi, in quel drammatici giorni, carichi di sofferenza, della scelta-scissione?
Di abiurare. «Abiurate, sarete inseriti».
È ciò che capitò anche ai primi cristiani.
L'imperatore Decio, nell'obbligare i sudditi a sacrificare pubblicamente agli Dei di Roma, impose ai cristiani di consegnare i libri sacri di Cristo.
Portate i libri, consegnate i libri, abiurate.
E alcuni cristiani quei libri li consegnarono comprando (racconta la Storia), fra l'altro, dei certificati attestanti la loro schietta fede, oggi diremmo «democratica». Certificati che furono chiamati, poi, in senso dispregiativo, libelli.


* * *


È la memoria storica che ci tiene insieme. Fateci caso: coloro che perdono la memoria di sé, la memoria delle proprie radici, si dissolvono: come Comunità, come Popolo. Non riescono più a stare insieme. Perché non hanno più nulla in comune. Non sanno più cosa dirsi. Parlano lingue morte.

 

Giuseppe Niccolai

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