«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 6 - 31 Ottobre 1994

 

Anagramma: «Noi, la seconda Repubblica»
Il capobanda è Berlusconi

 

Klaus Wagenbach, editore tedesco, intervistato alla Buchmesse di Francoforte: «L'anomalia italiana? Beh, sì, indubbiamente esiste. Ma, da editore, non me ne dolgo più di tanto: Berlusconi è troppo stupido per fare buoni libri ...» Vuoi dire, Herr Wagenbach? «Voglio dire che non è un concorrente pericoloso. Basta sentirlo parlare: non si avverte propriamente il fruscio delle pagine lette. E tra quei pochi libri che avrà in casa ci sarà anche il suo clown, come si chiama? Vittorio Sgarbi ...» Simonetta Fiori, "la Repubblica", 6.10.1994.
Questo è il ritratto di Berlusconi fatto da uno straniero, ma buon conoscitore delle nostre cose.
A presentare la sua eventuale futura corte, invece, ci pensa Lorenzo Viani, vàgero versiliese, nel suo romanzo "Barba e capelli": «Roba di sottobanco. Scarti di governo, eroi dei furti con destrezza, frode con raggiro, rapine, abigeati, scassi, firme false, e giuramenti, lenocinio, oltraggi al pudore, stupri violenti, corruzione di minorenni, e gli altolocati di questa pattaruglia sono quelli della bancarotta semplice e di quella fraudolenta».
E ti chiedi, caro Alberto, se sia il caso di «conformarsi, adattarsi (per), sistemarsi»? Che la vecchie marmaglie si sian oggi rispulizzite, io lo metto in non cale. Son come le folaghe: puoi scottarle, sbollentarle, tenerle in fusione nell'aceto, ma il puzzo di rigno lo rendon sempre. Se poi mi dovessi soffermare su una parte di codesta «pattaruglia» (mi riferisco agli Alleati nazionali) e del relativo repentino imbastardimento, tre sono le specie che mi vengono in mente: i giannizzeri, i marrani, i cani. I primi, cristiani al servizio dei turchi e istruiti nella religione musulmana, diventarono i più fanatici adepti del nuovo credo; i secondi, per mantenere integro il privilegio di praticare l'usura, rinnegarono la religione dei padri. Ed oggi si vendicano. Dal "Corriere" del 19.10.1994: «Gianfranco è un vero filoamericano» lo dice l'ebreo Maxwell Rabb che aggiunge: «Sì, mi sto adoperando per una visita di Fini alla comunità ebraico-americana di cui faccio parte». Come vedi, tipiche conversioni di comodo tanto è vero che, l'ispanico «marrano», in italiano si traduce con «porco». La terza specie. I cani (che non vorrei offendere), se bastardi, sappiamo quanto siano intelligenti, fedeli, affettuosi. Ma sono cani. Non possono, quindi, assumere le sembianze umane; mentre, un uomo, con l'arbitrio che gliene viene dalla facoltà di autodeterminarsi, può trasformarsi in porco.
Siamo al paradosso, caro Alberto. Facciamo parte di una nazione composta da cinquantasette milioni di abitanti, ci parliamo e, dal nostro colloquio, scaturisce una constatazione: per decifrare il comportamento degli uomini che ci circondano, e che ci governano, siamo costretti a paragonarli ad alcune razze di animali. Non sono forzature.
Dignità? Che roba è? Tutti mirano ad apparire ed hanno un buon maestro. Mi vedo davanti agli occhi quella mezza tacca di Berlusconi, a Mosca, impettito con la mano sul cuore (all'americana) mentre ascolta gli inni nazionali... e mi vien da ridere... Poi l'occhio mi casca sul "Corriere" del 18.10.1994 e sul titolo di un «fondo» di Angelo Panebianco: «Se l'Italia avesse Kohl» e vado fuor di senno. Al «gigante nero» noi siam capaci di opporre soltanto un tizio che sulla fronte ha scritto «cranio disabitato» ma che si atteggia a gigante, tanto è vero che indossa scarpe con tacchi rialzati e relative solette per un totale di tre centimetri... Quel tizio che gli italiani, in certi sondaggi, volevano eleggere re. E la memoria ricorre ad un certo Vittorio Emanuele III -alto un metro e sessantuno- che obbligò l'Esercito italiano a derogare sull'altezza degli arruolandi: Sua Maestà un metro e sessantuno? Abili ed arruolati i marmittoni con un metro e sessanta, così, quando li passava in rivista...
Questa è un'Italia giocherellona e carnascialesca. Un'Italia da barzelletta. E un regime, come tu dici, di «dilettanti allo sbaraglio», ma ben accetto da cittadini gioiosi e felici che si fanno prendere allegramente per le mele.
Ecco, "Tabularasa" serve a noi, quattro gatti (nella speranza che il Berlusca non ci metta assieme ai quattro mafiosi) per continuare ad esistere e credere nella nostra diversità. O non è forse un diritto, oggi, l'essere diverso? E allora perché non vantarcene come tutti gli eterosessuali, checche, tegami e ganzi di Veronica che fanno opinione scatenando i media?
Animo, amico mio.
Ne vedremo delle belle.
 

Tono Stiacciamadonne

Indice