Se bastasse dire: «checca»
Chissà quale intimo capovolgimento -mi domandavo giorni fa, dopo averli visti in
azione alla tivù- per i vari Pasetto, Paolone, Marenco e gli altri bravi destro
parlamentari, nel sentirsi apostrofare di poco oneste inclinazioni! Proprio
loro, tutti di sana e robusta costituzione, maschia gioventù e romana volontà di
lotta.
No, non dev'esser stato piacevole per degli uomini tutti d'un pezzo, farsi
pubblicamente trattare -da una checca come Paissan, poi- quali volgari
tangentisti, come di lottizzatori d'epoca!
Sacrosanto quindi lo sdegno, ed irrefrenabile la rivolta contro il verde
provocatore.
... Eppure -a ben vedere- se ad animare la virile e passionale reazione ci fosse
stato (anche) l'umano e vile desiderio d'ascoltare le ragioni altrui, forse (e
ribadisco: forse) loro, i passionali, un qualche motivo di riflessione o di
revisione lo avrebbero potuto trovare, quel 19 ottobre 1994 alla Camera...
Motivo di revisione, beninteso, non già in tema di checche (da spedire sempre e
comunque in quel di Carbonia, a lavorare - se non fosse per le nuove regole che
liberisticamente impongono di finirla coi privilegi lavorativi al Sulcis
minerario), ma motivo -ecco il punto, il punto dolente- «di riflessione».
Magari al fine d'interrogarsi sui tanti rischi che li attendono in veste e
qualità d'Alleati e Affini. Certo: «uomini tutti d'un pezzo», lo si diceva e
riconosceva poc'anzi. Ma la carne -si sa- resta debole, e tante sono le
tentazioni che avanzano.
Si prenda il «caso Replastic». Tale è il nome (sarà bene indicarlo ai nostri 4
incontentabili lettori, non adeguatamente edotti e soddisfatti dalla completa
informazione Fininvest) del Consorzio obbligatorio per la raccolta ed il
recupero ecologico dei contenitori in plastica. Consorzio, che il ministro
Gnutti vorrebbe dismettere in quanto a suo dire inutile e, a detta dei bilanci,
con una settantina di miliardi inutilizzati. Gli Alleati sono però di diverso
avviso e difendono a spada tratta il mantenimento del «carrozzone». «Riciclare»
è divenuta la parola d'ordine dei duri, ma bucolici seguaci dell'Ambiente e del
suo ministro; i quali ne stan facendo una questione personale. Nel senso che,
essendo ormai privo d'impegni l'ex-presidente del Fuan, ex-sen. A. Mantica,
l'imperativo è uno solo: trovargli altra, presidenziale poltrona.
* * *
Di casi simili, che una volta (altri tempi!) si sarebbero detti «di regime»,
roba da forchettoni del regime partitocratico che fu, son piene le fosse, e
financo le cronache. E per seguire le une e le altre, basterà trovare la pista
giusta, con partenza da via della Scrofa. Quindi, seguire il Polo delle libertà,
annusarne le tracce lungo il cammino del Buongoverno, ed infine rilevarne le
impronte, digitali of course. Si potrà allora ricavarne un identikit
sfaccettato: vuoi col volto rubizzo e vorace di Storace, vuoi con quello untuoso
e macilento di Gasparri, capace però costui di innalzare in un colpo solo ben
170 ministeriali, grazie alle «nuove regole» della viminale simpatia... E
simpatico sicuramente deve risultare, per chi lo conosce, Publio Tinto Fiori, la
testa più cotonata di AN; così amante delle vecchie compagnie e delle amicizie
d'un tempo. Che lui mantiene inalterate, da un regime all'altro. Si spiega così
la presenza ai vertici burocratici dei Trasporti di Giovanni Pinto,
ex-amministratore delegato Italcable, da lì allontanato per alcune strane
vicende statunitensi; o di Gioacchino Albanese, già confratello in fede P2 e top
manager della Montedison. E che altrimenti ci farebbe in pole position per la
presidenza Alitalia-Ati quel Maurizio Maspes, che è lo stesso alto papavero
«dimissionato» assieme all'allora presidente Nordio, per una allegra gestione
della compagnia di bandiera?
* * *
Bando ai ricordi del passato ed alle sue tristi vicende.
Anzi, col doveroso permesso del direttore, vorrei raccontarne qualcuna -appunto-
di più allegra sul Nuovo avanzante. Qualcuna che, sempre del giro di via della
Scrofa, non sia troppo avanzata, ossia troppo marcia. Come quella -sarà vecchia,
ma a me fa ancora ridere- di Caligola e del suo cavallo-senatore: in termini
aggiornati e capovolti,
quella di Valentino-avvocato (dell'on. Abbatangelo) insignito ora della massima
carica all'Unione Nazionale per l'Incremento delle Razze Equine!
Oppure, ma questa è davvero nuova, risale al 29 ottobre: sapete qual'è la
Regione d'Italia che nel settore agricolo e zootecnico vanta la più alta
evasione contributiva, e più precisamente per 900miliardi accertati, pari ad 1/4
dell'intero ammontare su scala nazionale? E sapete poi perché, e da chi, è stata
predisposta ed inserita nella Finanziaria '94 l'estensione agli agrari del
condono, a sanatoria di una pluriennale evasione di contributi previdenziali?
(Vi aiuto: la bella Regione, beneficiata di sì benevola attenzione nei suoi
interessi terreni, è la stessa della ministra-latinista e filo-latifondista...
pensate un po': tutto questo accadeva mentre con la stessa legge di bilancio il
governo tagliava per 4-5mila miliardi le pensioni più basse... quando si dice:
«destra sociale»!?!)
* * *
Qualche storiella non proprio risaputa, l'ho promessa. Epperciò nessun accenno
alle poliedriche attività del Capo clan dei pugliesi, quel Pinuccio Tatarella le
cui destre imprese sembran ormai destinate ad oscurare il mito di Cirino
Pomicino e, chissà, fors'anche la fauna dell'intera scuola gavianeo-napoletana.
Si vedrà.
* * *
Ma anche la sfrenata attività alleata in tema di piazzamenti alla Rai-Tv è
troppo nota, per farvi riferimento, qui su "Tabularasa". Un accenno, comunque,
alla eterea cupidigia di questi post-fascisti, non sarà poi male. Magari con un
piccolo esempio; ma ben illustrativo -a me pare- del lavorio metodico di quanti,
con l'entusiasmo dei neofiti, si apprestano a dare l'assalto al potere. E di
come si possa servire il potere e di esso servirsi, tramite una modestissima
interrogazione, del tipo: «Corrisponde a verità che il giornalista Fulvio
Molinari [...] è stato coinvolto tra la fine della guerra e l'inizio del
dopoguerra come partigiano titino nella triste vicenda delle foibe,
rastrellamenti di anticomunisti italiani...» Non corrisponde. L'accusato aveva
all'epoca 8 (otto) anni e dalla natia Orsera s'era rifugiato con tutta la
famiglia in Italia, per sfuggire alla pulizia etnica slava. Come allora spiegare
un simile attacco, tanto forsennato quanto vilmente infondato? La fondatezza sta
tutta nella preoccupazione dell'interrogante (il sen. Riccardo De Corato) di far
ben «rappresentare l'immagine dell'Italia nel mondo». Di qui la volontà di
delegittimare (vulgo: sputtanare... tanto c'è l'immunità parlamentare) del
giornalista in questione, candidato alla direzione esteri della Rai; posto che
il senatore-calunniatore avrebbe certo veduto più degnamente ricoperto da altri.
Da chi, ad esempio? Forse il bel Riccardo avrebbe preferito quel Saverio
Garaguso, già fedelissimo di Gava. Oppure un Massimo Minisini ex-democristiano
D.O.C. O magari Mario De Scalzi, originariamente uomo di fiducia dell'on.
Claudio Martelli. Tutti bravi giornalisti Rai, convertitisi al culto fìniano in
tempo utile.
L'operazione-sputtanamento non gli è riuscita, ma non pare che il «nostro» abbia
motivo di lamentarsi troppo. Nel complesso, il Partito ne ha sistemati parecchi,
con la intercessione -occorre riconoscerlo- di Donna Letizia. È stata lei
infatti, nella sua augusta persona, a far saltare il criterio voluto per le
nomine Rai dal tandem Billia-Marchini (con la ruota di scorta di Cardini);
criterio che avrebbe reso impossibile promuovere giornalisti esterni all'azienda
e con doppi o tripli tagli di carriera.
Tutti sappiamo com'è finita. Fra i neo-vicedirettori di rete ed i neo-capi
struttura figurano ora i Magliaro, Socillo, Cruciani, Besana, Francia, Messina,
ovvero tutti (o quasi) i bei nomi -nuovi, seminuovi o usati- d'area
post-missina...
* * *
Lo «scandalo» è stato tale da indurre "l'Osservatore Romano" del 30 ottobre a
denunciare «il metodo di spartizione [che] non è cambiato, anzi va degenerando»,
ed a scrivere di «opinione pubblica sempre più disorientata e disgustata».
E se sull'altro versante, quello laico, un Piero Ignazi bolla come «erede
naturale dell'andreottismo» quel partito da lui brillantemente definito e
approfonditamente studiato come «il Polo escluso», la realtà dei fatti è che ora
sono gli ex alternativi-al-sistema a potersi apertamente vantare e beare di
lunghe fila davanti ai loro.
* * *
Per concludere -cari 4 incontentabili lettori- pare proprio che il tutto rientri
nella logica dei tempi nuovi, dei tempi «all'americana». Vale a dire, nel
cosiddetto spoil System, per cui quando negli S.U. cambia un'amministrazione -da
repubblicana a democratica, o viceversa- spetta ai vincitori portarsi dietro
l'intero staff, ivi compresi clienti, parenti e affini.
O sarà anche vero (come rivela Nostra Signora dei Macelli, Donna Letizia di San
Patrignano e Saxa Rubra), che qui in Penisola più non può parlarsi di
«lottizzazione», bensì di «multimedialità»; però -diciamocelo- quel frodo, quel
finocchio, quel busone là [ecc] (non dispongo in materia né della ricchezza
polifonica di maestro Biscaroli, né della geniale versatilità del giullare
Dragonera...), quella checca, insomma, sarà anche tale (: e se fosse, che non
siano c... suoi?!), però -si diceva- una qualche ragione ce l'aveva, in fondo.
Anche perché, se risulta francamente eccessivo parlare di AN come di «maestra di
lottizzazioni» (: tempo al tempo, che diamine!), ci sarebbe d'aggiungere che sin
d'ora il governo Berlusconi annovera, fra le sue masserie demo-nazionali,
personaggi e figuri già paradigmatici per la Seconda Repubblica. Sicuramente
degni della memoria della posterità. Sì, cari e pochi amici rimasti, quei
signori -col magico loro «nuovo modo di governare», dietro la loro facciata di
sorrisi e canzoni, telenovelas e revisioni, governabilità e videozie- è alla
nostra posterità che mirano.
Facciamo in modo che resti un tentativo puramente virtuale.
Alberto Ostidich
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