«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno III - n° 7 - 30 Novembre 1994

 

i miti contemporanei

l'americanismo alla conquista del mondo
L'inganno del «villaggio globale»


«Quidquid id est, timeo Danaos et dona ferentes»
(Di qualunque cosa si tratti, temo i Danai anche quando offrono doni)

Virgilio, Eneide, II, 49

 


L'idea della solidarietà e della fratellanza tra gli umani ha sempre affascinato le menti di tutti. Fiumi di parole sono stati impiegati ed interi volumi composti per illustrare questo concetto. Il problema fu affrontato in ogni tempo e presso ogni area geografica da parte degli ingegni più illuministi e dai Maestri di ogni religione, che hanno dimostrato all'umanità come la questione, apparentemente utopistica, possa invece risolversi con facilità, operando l'unica vera rivoluzione, quella di tipo interiore, cioè cambiando le coscienze degli individui. Dal momento che la società è formata da singole persone, mutando il cuore di ognuna di esse, automaticamente si opererebbe il miracolo di rinnovare l'intero aspetto ed assetto della collettività.
Ovviamente, per operare quello che può apparire un miracolo, occorre spostare i nostri interessi e, conseguentemente, i nostri desideri dall'area puramente individuale e marcatamente egoistica a quella dell'ecumene universale, dal privato al collettivo.
Agendo in questa direzione, per il fatto stesso di privilegiare tale stato d'animo, scomparirebbero dal volto della Terra le guerre d'ogni tipo, i motivi scatenanti le tensioni ideali, gli attriti che a lungo andare producono i conflitti.
Non si tratta certo di prospettare un Eden irrealizzabile, in cui la convivenza pacifica non sia più un sogno, ma di proporre davvero e di attuare un tipo di società finalmente diverso, certamente migliore di quello attuale, sconvolto da secolari guerre tra nazioni diverse, da conflitti etnici e religiosi d'ogni tipo, sempre più estesi e terribili.
D'altra parte, è vero che le voci dei più autorevoli fautori di tale nuovo assetto delle cose (il Cristo, in primis!) sono rimaste inascoltate e che, anzi, gli stessi discepoli sono stati i primi a tralignare, azzuffandosi tra loro in modo indecoroso, alimentando fazioni e schieramenti contrapposti e dimostrando in tal modo di non aver affatto compreso il messaggio ricevuto, di cui loro stessi avrebbero dovuto essere i più genuini divulgatori.
Ma tant'è...; per cui, ci sembra tempo perso il recriminare ulteriormente. Sarebbe più utile, invece, riproporre in ogni modo e ad ogni pie' sospinto tale visione del mondo, l'unica -a nostro avviso- capace di salvare l'umanità da una catastrofe che sembra tanto più imminente, quanto più ci si discosta da tali princìpi. Sarebbe, altresì, nobile e doveroso collaborare con quanti si fanno sostenitori e portavoce di tale esigenza, aiutandoli con le parole, gli scritti e l'azione a svolgere quella che ai nostri occhi appare una vera e propria missione.
Tuttavia -e qui arriviamo al nocciolo della questione- è altrettanto essenziale, fondamentale ed importantissimo sviluppare il proprio discernimento e tutta la sagacia di cui dispone l'essere umano, per non venire abbindolati dagli abili venditori di belle parole, da chi si fa paladino di grandiose crociate a favore del prossimo, mascherando dietro a tanto altruismo sporchi interessi personali.
Anche in questo compito certamente non facile ci può soccorrere la saggezza dei padri, che nei loro scritti hanno messo sull'avviso sia i contemporanei che i posteri dal pericolo di cader preda di astuti demagoghi e di tutti quei loschi figuri che sanno sfruttare ogni situazione a proprio vantaggio. A tal proposito, le citazioni si sprecherebbero e, pur non intendendo tediare i lettori o, tantomeno, far sfoggio di sterile cultura, vogliamo citarne alcune, tanto per rinfrescare la memoria di coloro che l'avessero dimenticato e, soprattutto, per mostrare come la tradizione culturale possa rivelarsi pragmaticamente utile nei tempi moderni, non rappresentando affatto un inutile bagaglio di nozioni, bensì un valido ausilio a risolvere problemi attuali ed urgenti; nel caso specifico, a sventare pericolose manovre ed inganni ben congegnati.
Tanto per cominciare, oltre alla citazione virgiliana posta a mo' di didascalia del presente articolo ed attribuita al troiano Lacoonte, che subodorava l'inganno dei Greci costruttori del cavallo di legno da trasportare all'interno della città, ci piace ricordare l'allegoria della frode di dantesca memoria, fissata per sempre nell'immagine del mostro Gerione dal viso d'onestuomo e dalla coda serpentina; oppure quella non meno icastica dell'Ariosto che, nel suo Orlando Furioso, ce la presenta sotto le spoglie di una donna dal viso compunto, che nasconde le sue deformità sotto vesti sontuose. Anche il buon Orazio, nell'Arte poetica, ci avverte che in genere l'umanità è ingannata da un aspetto rispettabile; per non parlare poi di Fedro, il favolista moraleggiante, che nelle sue poesie mette continuamente in guardia il lettore dai furbi disonesti. Insomma, valga per tutte la citazione del proverbio latino che avverte come il veleno s'annidi nella coda: in cauda venenum!
Crediamo, pertanto, che quanto detto sia sufficiente ad allertare il lettore nei confronti dei facili allettamenti a cui sempre più spesso ricorrono gli intriganti per legittimare le loro losche e subdole manovre.
In quest'occasione, intendiamo riferirci al faraonico progetto sbandierato dagli USA di costituire un nuovo ordine mondiale, teso ad assicurare una pace duratura ai popoli della Terra (ahimè, la pax americana!), unificando tutte le nazioni in un unico, gigantesco villaggio globale. Apparentemente e soprattutto ai giovani, senz'altro idealisti ma anche notevolmente ingenui, tale piano di riassetto planetario può apparire affascinante, giusto, risolutore degli infiniti problemi a cui accennavamo in precedenza. Però -c'è un però- bisogna vedere da che pulpito viene la predica. O che gli americani si sono convertiti all'improvviso ed in massa, confluendo nelle file dell'Esercito della Salvezza?
È vero che l'etica protestante, ben diffusa nei Paesi di lingua anglosassone, predilige le serate di beneficenza e le buone azioni scoutistiche, che pure appaiono più un alibi per tranquillizzare la coscienza, ma non crediamo davvero -ci si perdoni la diffidenza- che un popolo di mercanti e d'avventurieri provenienti da tutte le nazioni del mondo (tali sono le radici della giovane nazione d'oltreoceano) muti improvvisamente rotta, costumi, appetiti, abitudini e divenga paladino di un nobile ideale del tutto disinteressato. Non riteniamo plausibile che una federazione di nazioni che ha fatto del denaro l'unico vero dio, della speculazione una prassi, dell'arrivismo senza scrupoli una virtù (e qui c'è di mezzo l'etica calvinistica, che indicava nella ricchezza un segno della benevolenza divina), dell'individualismo più sfrenato e dell'egoismo più ignobile un pregio (il selfmade man tanto decantato dalla way of life americana), che ha fondato la sua potenza sulle lacrime e sul sangue di miliardi di diseredati, di reietti, di emarginati, che non ha esitato a scatenare guerre sanguinose fin dal momento della propria nascita su tutto il globo terracqueo per difendere i propri interessi, arrivando anche a servirsi dell'arma nucleare, il cui uso faceva tentennare lo stesso Hitler (il che è tutto dire!), che ha sostenuto i peggiori tiranni della storia, di volta in volta di destra o di sinistra, installando signorotti di comodo nei punti strategici del pianeta, sempre pronta a scaricarli o sconfessarli quando non fossero più utili alla bisogna, non crediamo davvero -dicevamo- che un tale Paese muti così repentinamente opinione ed abbandoni all'improvviso la strada fin qui battuta.
Diteci pure che siamo maligni e prevenuti, ma tale conversione alla vera democrazia (non quella sempre sbandierata e mai praticata!) ci puzza; pertanto, ci crediamo in diritto di pensare che qui gatta ci cova.
Ed infatti, a ben vedere, cosa può nascondersi dietro tali commoventi parole o le struggenti immagini di razze diverse, accomunate dal fatto d'indossare capi d'abbigliamento dello stilista alla moda (ahi, gli united colours di benettoniana memoria!)? Cosa tra l'altro inverosimile, perché -diteci voi- dove diamine troverebbero i soldi per togliersi simili sfizi gli squallidi abitanti delle bìdonvilles messicane, brasiliane, afroasiatiche, ignobilmente sfruttate dal bieco capitalista di turno che impone a tutti la legge del proprio sconfinato e sconcio profitto? Cosa nasconde tutto ciò? E non diteci, per favore, che le nostre sono ipotesi non comprovate, dal momento che riteniamo quanto detto finora più che sufficiente ad aprire gli occhi a chicchessia!
Cosa nasconde tutto ciò? Ma, signori, semplicemente l'inesauribile auri sacra fames, l'esecranda brama dell'oro che tanti lutti ha portato all'umanità, che tanti errori ed orrori ha fatto compiere nei secoli, che tante violenze ha prodotto.
Su di essa si è fondata, si fonda e si fonderà la potenza americana, che pure si proclama paladina dei diritti dei popoli, della pace, della giustizia. Peggio che porsi sotto la tutela del lupo di Cappuccetto Rosso! Però, la gente non ha capito, affascinata dalle parole ed abbagliata dalle immagini. Ed anche in questo gli americani appaiono maestri indiscussi. Bisogna riconoscerlo; chi, come loro, ha saputo così accortamente e subdolamente usare i mass-media per sostenere i propri interessi? Il fascismo, lo stalinismo, il nazismo, la rivoluzione culturale cinese appaiono al confronto dei movimenti gestiti da dilettanti. Chi ha addomesticato tutto e tutti, ungendo a destra e a manca, per veder trionfare il proprio punto di vista?
Bravi, bravissimi; non c'è che dire! Non vogliamo credere, però, che questa manovra a tenaglia, tesa a strangolare definitivamente l'intera umanità da parte delle gigantesche chele del granchio statunitense, dei tentacoli della piovra americana, dei lacci degli onnipotenti finanzieri di Wall Street vada in porto, senza che si risvegli la coscienza di qualche intellettuale non ancora ipnotizzato (o venduto), oppure quella di un politico più avveduto che sappiano intuire il pericolo e, di conseguenza, non stare al gioco.
Se così non fosse, signori, la partita potrebbe considerarsi chiusa e stavolta davvero per sempre. Per cui, si farebbe tristemente calare il sipario sulla squallida ultima scena di un dramma che vede sul palcoscenico del mondo agitarsi un'umanità irretita dalla religione del rock, ubriacata dai fiumi di whisky e Coca-Cola che sommergono i continenti, vestita coi jeans dei vaccari, avvelenata dai precotti e surgelati elargiti nei fast-food, affascinata dalla civiltà (?) delle macchine, nonché dalla barbara lingua dell'impero e da tutti gli americanismi e le americanate dominanti, all'ombra dello zio Sam che vende indisturbato le sue mercanzie, senza più nemmeno il bisogno di fare la guerra, ad un popolo beota di schiavi che scuote ridendo le proprie catene, assordato dal loro stesso fragore.


Alfredo Stirati

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