«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno IV - n° 1 - 31 Gennaio 1995

 

i berluschini


I galoppini della Fini(n)vest


La richiesta (sopra riprodotta), formulata in modo alquanto generico, comprende giovani dai 23 ai 29 anni. Se si considera che già nel 1986, il Liceo Scientifico aveva 5 classi «quinte», con una media di 18/22 alunni per classe, si può ipotizzare, per i sei anni, un totale di circa 500/600 nominativi. Se poi moltiplichiamo per tre, comprendendo i genitori, senza considerare eventuali familiari, abbiamo, sulla carta, almeno 1.500 contatti. Con un solo Istituto!
Una tattica furbesca, non c'è che dire. Roba da «Testimoni di Geova»: iniziazione alla «fede» di un membro della famiglia per poi coinvolgere gli altri componenti.
Che cosa si prefigge il galoppino del Cavaliere? Offrire posti di lavoro (promessa molto vaga) per un voto di scambio in una prossima consultazione elettorale?
Due parole su Roberto Carta. Lo abbiamo conosciuto negli anni Ottanta, quando chiese di presentarsi candidato (1985) nelle liste del MSI per il Consiglio comunale di Viareggio e, «piazzato» tra i capilista con la qualifica di «dottore in lettere» (la lettera riprodotta da un saggio della di lui profonda «conoscenza» della lingua italiana) fu «trombato», e sparì dalla circolazione. Ora si ripresenta sotto altre spoglie.
Vale la pena, però, di dire due parole anche su chi lo presentò ai dirigenti del MSI come valido attivista e, alla stampa locale, come «futuro astro nascente del MSI». È, costui, un odierno «finiota», un cattolico profondamente rispettoso della «morale», ligio osservante del precetto domenicale, nonché ex-abituale frequentatore dei Supermercati dove «acquisti tre e paghi due».
E gli accadde, il 19 novembre 1988, un sabato -giorno in cui pensava che prendendo due si pagasse zero-, un fatto che per altri poteva risultare increscioso. Ma per lui, che si riteneva personaggio di spicco, al di sopra di ogni sospetto, l'essere «bloccato» all'uscita dalla SuperaL con in tasca due oggetti, una boccetta di profumo (per la moglie) ed una cravatta (per sé stesso), si stava compiendo un delitto di lesa maestà. Per un misero importo, poi: 42.000 lire. Fu contrariato: gli oggetti erano due, non tre!
Come vedete, amici lettori, l'«azzurro» del Cavaliere si fonde con l'«azzurro» degli «anini» (AN). Anini, diminutivo di ani.


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