l'ultima
Born to
kill
In America hanno scoperto un'inquietante industria familiare, la
Teen-Mitchell, che mediante mamma e figlie s'occupava di impalmare arzilli e
ricchi vecchietti per poi ucciderli e intascarne le sostanze. Antar Hall, sedici
anni, è morto nell'androne della “Cardozo High School” di Washington, ucciso
dalle pallottole sparate da un suo concorrente in amore appena quattordicenne.
Sono solo due dei quotidiani e numerosi esempi di vita violenta che si trascorre
nell'Impero del Mondo, nello Stato-Guida che si prefigge nella sua Magna Charta
di assicurare la felicità agli uomini. Ma l'ultima che hanno combinato, dalle
parti dell'Hudson, è l'omicidio di Jesse Jacobs. L'uomo è stato ucciso nel
penitenziario texano di Huntsville per un omicidio che non aveva commesso. E di
ciò erano convinti tutti, dalla Corte Suprema al Governatore dello Stato. Eppure
lo hanno lasciato morire, nel disinteresse generale. È orribile!
È orribile che questo Paese, che si spaccia per l'avanguardia della civiltà
mondiale, annoveri ancora nel suo ordinamento la pena di morte. È orribile che
non se ne vergogni. È orribile che si verifichi una tendenza al rialzo di quanti
chiedono che lo Stato si faccia boia. È orribile che quei masticatori di gomma
ritengano, contro ogni evidenza, che la pena capitale costituisca un deterrente
efficace alla devianza sociale. È orribile l'America. Ma questo orrore può
essere percepito soltanto da chi può vantare un patrimonio plurisecolare di
storia, che costituisce il bagaglio di civiltà. Quella civiltà ch'è soprattutto
cultura. E non si può certo riconoscere una «cultura americana». Non esiste
perché gli americani, avanzi di tutto ciò che l'Europa ha espulso dal suo seno,
ben pensarono di distruggere ciò che in quelle terre aveva albergato dall'alba
dell'uomo. La civiltà dei Pellerossa, con la loro tradizione, la loro cultura,
le loro regole non scritte, non esiste più, sotterrata sotto le raffiche dei
winchesters. Quelle canne tonanti, che uccidevano gli uomini, presiedevano alla
distruzione della natura, fatta di piante e animali. Quella degli americani è
una storia di violenza. Essi sono davvero born to kill, nati per uccidere. Hanno
bisogno di sangue per sentirsi vivi. Perché avrebbero sterminato milioni di
uomini e decine di popoli? La loro frontiera non è una linea che separa due
territori. E la demarcazione fra il Bene, da loro rappresentato, e il resto del
mondo, che costituisce il Male. Se pensano così, quanto può loro importare la
vita di un uomo, di dieci uomini, di dieci milioni di uomini? Nulla, non può
contare. Il loro non è il Regno dell'Individualismo? Perché non riescono a
varare una legge che limiti la circolazione delle armi? E come potrebbero? Il
possesso di una Colt è la loro storia di cow-boys. La Colt è l'America. E una
Colt non serve a mietere grano, falcia le vite umane, che sono oggetti, sagome,
obiettivi. L'America è questa, il Paese degli Obiettivi. E per confermare il
loro saper essere ipocriti, c'è da scommettere che fra poco gireranno un film,
nel quale condanneranno lo Stato che ha ammazzato Jesse Jacobs. Fanno sempre
così, gli Americani: prima sgozzano migliaia di spagnoli, messicani, tedeschi,
vietnamiti, coreani, cinesi, italiani, russi e arabi e poi girano un film di
condanna. Si lavano la coscienza e si dimostrano democratici.
Questa è l'America. Perciò Silvio Berlusconi dichiara al “Washington Post”: «Con
la mia TV, i miei programmi, i miei film, io ho educato gli italiani,
soprattutto i giovani, all'America».
Beati noi, che fummo giovani educati da Ezra Pound!
Vi. Er
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