«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno IV - n° 3 - 15 Giugno 1995

 

In mezzo a tanta bontà, «organizziamo» l'odio
 

To', voialtri lavorate nel «nuovo»… ci avete il tesoro!...
O San Bui... se ho vita da campare, vi vo' veder tutti ad accattà!
Lorenzo Viani, "Gli ubriachi"



Dal fallito tentativo di mettere in atto una «dittatura» personale, vi è qualcuno, adesso, che si spinge a pensare sia possibile addirittura l'attuazione di una dittatura larvata, magari sotto il nome di «accordo sulle regole».
Destra e sinistra, ormai, sono diventate più capricci di topografìa parlamentare anziché schieramenti di forze opposte e divise da netti reticolati di programma.
Apostasie, diserzioni, tradimenti. «Immergete un rivoluzionario in una tinozza di onori e ricchezze e ne otterrete uno squallido borghese». L'uomo è diventato una variante e al suo posto c'è il consumatore. Si è svuotato il linguaggio della sua centralità.
La politica è stata sostituita dalle statistiche, dalla corsa frenetica ai numeri. È morta la sintesi creatrice, la cultura è diventata una immensa fucina, un immenso disordinato archivio dove lo spirito, l'anima, le idee non trovano posto. Nessuna pulsione di vita, nessuna memoria o reviviscenza del passato. Brilla una insegna luminosa e incantatrice che pubblicizza l'edonismo e si fa politica per far denaro. Il «verbo» corrente è che la saggezza suprema sta nella pace, nella tranquillità, nella normalità del borghese che detesta la vita superiore dello spirito - che considera espressione della pazzia e dell'avventura.
Si vaneggia di fratellanza umanitaria, di concordia, di solidarietà. Si sparge bontà. Tutti buoni mentre le ambizioni e la volontà di dominio di alcuni si scatenano incontrollate. Non si levano voci sdegnose, proteste, maledizioni contro le consorterie moderate. Spente del tutto le ondate di calore e d'entusiasmo che trasfiguravano -sia pur nella violenza- i volti delle giovani generazioni degli anni Settanta. Che, sia pur cadendo nei peggiori errori vagheggiando sogni impossibili, purtuttavia avevano impressi i segni di una nobiltà superiore. Sì, preferibili quelle generazioni a queste che stanno crescendo: bonarie e scettiche, molli e indulgenti, ironiche e deluse e che tollerano, apaticamente, le scorrerie degli affaristi, dei finanzieri predaci, dei giornalisti scaltriti al ricatto, dei politici immersi nei compromessi e nei raggiri.
Si è consumata la stagione dell'odio, è vero, ma sono rimasti gli ammassi di detriti ideologici che ostruiscono i rapporti, il parlare, il comunicarsi. Siamo rozzi e infelici. Con un modo di pensare e di essere che denota l'angoscia della noia per sazietà di stimoli. Un'Italia che va verso l'americanizzazione totale, con tendenze calviniste ma che custodisce dentro di sé la luce cinquecentesca, i suoi estetismi corruttori, le malattie e gli inquinamenti cortigianeschi dove svettano le rapacità dei condottieri di ventura. Viviamo dimenticando di essere vivi. Avviliti, umiliati, senza difesa. Vergogne agghiaccianti e turpitudini del costume politico non riescono a scuotere gli animi. Vedono la luce documenti che fanno rotolare nel fango ex-ministri e personaggi politici tra cui emerge anche un ex-presidente del consiglio... niente, tutto tace. Nessun cenno di rivolta, nessuna agitazione. Perdendo la memoria, ci siamo privati della capacità di comprendere i problemi del tempo, l'epoca che viviamo e i conflitti che da questa epoca scaturiscono.
È follia pensare ad una rigenerazione? No! Quando gli interessi meschini, i vili compromessi hanno il sopravvento, ci vogliono iniezioni di spregiudicatezza. È indispensabile, che si faccia viva l'aggressiva audacia di minoranze battagliere e ribelli e che le loro idee non siano sorrette dalla retorica che, se così fosse, quelle idee non potrebbero avere potenzialità creativa. Minoranze che assumano su di sé piena autonomia politica ed intellettuale e che siano in grado di far recuperare agli italiani uno tra i maggiori valori perduti: la morale; affinchè il popolo prenda coscienza che la sua sovranità è superiore a quella del denaro. E il progetto deve crescere intorno all'idea che l'impegno politico è anche il prepararsi ad affrontare prove estreme, le più pesanti. Dopo tutto, la storia si fa con il sangue, non con l'inchiostro.

a.c.

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