«Non è importante la vita. Importante è cosa si fa della vita» (Beppe Niccolai - Roma, Dicembre 1984)

Anno IV - n° 3 - 15 Giugno 1995

 

nel Terzo millennio, così parlerà Zarathustra

Nella «uadi» liberal-democratica gli alvei secchi del moderatismo giolittiano hanno fatto perdere ad Alleanza nazionale il senso unico del progresso civile mediante la socializzazione
La carovana della destra conservatrice si è smarrita nel deserto del regresso
 

Nel varcare le Alpi dal cuore dell'Europa verso l'Italia durante la seconda metà dell'Ottocento e mentre andava avvolgendosi nel diafano splendore del clima mediterraneo, il filosofo-viandante di Roecken sentì indicarsi dal rivoluzionario-idealista di Genova, che con lui viaggiava per raggiungere la patria di Galilei e di Spaventa, quanto è indispensabile per il bello, per il bene, per il vero, vivere risolutamente (resolut zu leben) affinchè anche la sospirata unità europea di allora traesse, da questo eclettico aforisma del poeta-letterato di Francoforte sul Meno, la più eletta esortazione di fedeltà ai valori preminenti di sana condotta civica e la più incisiva indicazione di sintesi al valore dogmatico dell'etica sociale.
Attraverso la nitidezza della massima di Goethe, e dalla potenza di stimolo emergente dal facitore di Faust, l'anziano Mazzini trasmetteva alla sensibilità dinamica di Nietzsche anche il compendio del suo «grande sogno» di esule repubblicano, cioè quello di una forza politica generatrice della Nazionalità mediante l'ordinamento in gruppi omogenei dell'Umanità sulla via socializzatrice del compimento del dovere comune, tesi che lo distaccava totalmente dal confuso indirizzo di Garibaldi, abile giostrante nelle insurrezioni ma farraginoso interprete delle necessità popolari, perché quest'ultimo -dopo essere stato designato nel 1881 parlamentare del Regno sabaudo- veniva indicato dal giornale londinese "Times" del 5 giugno 1882 come chi correva alle conclusioni senza affaticarsi sulle argomentazioni intermedie dimodoché operava sul piano della gestione pubblica mediante rozze nozioni di democrazia, di comunismo, di cosmopolitismo e di positivismo che si mescolavano nel suo cervello e che si urtavano in una confusione senza speranza.
Così, mentre Garibaldi spalleggiava i proseliti di Engels e di Marx alla Comune di Parigi per fare avanzare la demagogia dell'estensore di Capitale, auspicante la prevalenza di un'educazione rivoluzionaria delle masse, anziché quella dell'anarchismo di Bakunin (collettivismo insurrezionale) oppure di conciliazione sociale di Proudhon (sistema di cooperazione tra libertà e armonia di classe), nella realtà dell'evoluzione europea di quel tempo, Mazzini propugnava una partecipazione delle categorie produttrici alla direzione dei Paesi in maniera che l'interclassismo evitasse insurrezioni comandate dalla violenza.

Storica equivalenza di «civis romanus sum»

Questa essenza di contraddizioni nella realtà delle complesse trame sia del Risorgimento italiano quanto delle trasformazioni politiche in atto nel vecchio Continente dopo il Congresso di Vienna, non stupiva il cantore di Ecce homo essendo Nietzsche edotto di come, in successione alle vittorie politiche e militari del Secondo Reich germanico prima a Sadowa contro l'Austria e poi a Sedan contro la Francia, il «cancelliere di ferro» Otto von Bismarck aveva concretizzato la proclamazione a Kaiser (imperatore) di Guglielmo I di Hohenzollern nella reggia di Versailles, avanzando poi la candidatura tedesca a forza motrice dell'unificazione politica, economica e sociale dell'Europa che, avendo fallito a Waterloo con la sconfitta di Bonaparte l'ambizione francese di rigenerare un proprio e nuovo Sacro romano impero, essendo naufragato il miraggio dello zar Alessandro I dei Romanov di una Santa Alleanza ecumenica tra Impero austriaco (cattolico), Impero russo (ortodosso), Regno di Prussia (luterano) e Regno Unito (anglicano), possedeva le qualità confederative e l'influsso di risorse economiche idonei a modernizzare le genti operanti tra Penisola iberica e la Vistola, dal Baltico al Mediterraneo. Per l'occasione, non ignoriamo che la saggezza politica di Bismarck aveva favorito l'anelito delle popolazioni della nostra Penisola ad una propria unificazione politica e di Stato in quanto la vittoria germanica di Sadowa aveva consentito al Regno italiano di annettersi il Veneto e, quella successiva di Sedan, permetteva ai bersaglieri di La Marmora di conquistare Porta Pia, Roma e le restanti regioni dello Stato pontificio. Con il proprio ritorno sulle coste italiane del Tirreno, Nietzsche lasciava nell'Oltralpe quell'Impero germanico che con i regni di Prussia, Sassonia, Baviera e Wuerttenberg, con diversi principati e granducati, con le città Ubere (Freistadt) di Brema, Amburgo e Lubecca poneva le basi future di maggiore costruttività in economia. Bismarck andava modificando la monarchia assoluta degli Hohenzollern in una costituzionale, consentendo alle istituzioni politiche economiche e commerciali tedesche di assorbire sapientemente le innovazioni positive di equilibrio sociale proiettate dalla Rivoluzione francese nell'Europa intera onde realizzare quel cittadino che dichiarando Ich bin Deutsch (Io son Tedesco) si equivaleva in forma distintiva e in significato a quel Civis romanus sum (Sono cittadino Romano) di Cicerone che garantiva maggiore evoluzione del diritto nella trasformazione della civiltà.
Nel nostro Paese soltanto dopo il 1922, quindi mezzo secolo più tardi di tale risultato per i Tedeschi, la coscienza popolare del valore civile di Cittadinanza italiana (Io sono Italiano) otteneva piena valutazione politica nell'economia produttiva attraverso la Carta del Lavoro,
lo Stato corporativo e la sua articolazione professionale e dei mestieri, mediante il contratto collettivo dell'occupazione e le relative garanzie di tutela, attraverso anche la previdenza e l'assistenza sanitarie estese ad ogni persona, la protezione della maternità e dell'infanzia e il diritto all'educazione con la cultura adeguata per chiunque intendesse emanciparsi.

Le iniziative «socialistiche» del cancelliere Bismarck

Proseguiamo però, in ordine di tempo. E ritorneremo alle testimonianze vive dell'epoca di Guglielmo I, nel Parlamento tedesco -cioè al Reichstag di Berlino- tre enunciazioni del cancelliere Bismarck impegnavano la dinastia degli Hohenzollern, ogni Regno germanico, tutti i Principati e le Città libere dell'Impero sulla protezione economica delle categorie svantaggiate, quindi in condizioni di inferiorità monetaria, garantendo ad esse -specie nell'anzianità- gli stessi vantaggi di tutela complessiva di cui beneficiavano le «persone avvantaggiate» (impegno del gennaio 1882); seguono le iniziative socialistiche introducenti le riforme adeguate all'emancipazione dei contadini come quelle stabilite dalle leggi di Stein e di Hardenberg nella Prussia, eliminanti la monopolizzazione dei terreni e assicurando nel contempo condizioni di piena libertà e di più sostanziosa stabilità economica, mentre diveniva obbligatorio per ogni legislatore di rimanere sempre impegnato ad aggiungere un paio di gocce di olio sociale agli ingredienti della ricetta studiata per lo Stato -precisava il grande realizzatore della moderna politica tedesca- e, a mio parere, sarebbe una grave trascuranza dei nostri doveri sul campo legislativo non orientarsi nel senso di quella riforma del problema operaio che abbiamo iniziata (garanzia del giugno 1882); per rimediare alle principali lagnanze dell'operaio e del contadino inerenti l'insicurezza dell'esistenza lavorativa e delle condizioni di vita economica, la società tedesca stabiliva per l'occupazione e per la salvaguardia dalle malattie -oltre ai sussidi per i poveri- l'introduzione ovunque si lavorava del riconoscimento al prestatore d'opera di diritto permanente alla conservazione delle mansioni svolte, la certezza di assistenza in caso di malattia e nella vecchiaia, cioè quiescenza sicura, in maniera che i signori reazionari suonino invano i loro pifferi seduttori (vincolo della primavera 1884).
L'avvicendarsi di tanti avvenimenti politici nell'Europa comportava per l'Italia il declino liberal-democratico del governo Minghetti e consentiva al successore Depretis l'avvicinamento del nostro Paese alla Germania e all'Austria per realizzare, nel 1882, quella Triplice Alleanza impegnata a realizzare nel vecchio Continente quel nuovo equilibrio socio-economico che Vittorio Emanuele III di Savoia rinnegherà nell'agosto 1914, anticipando con il voltafaccia di allora quello che confermerà di essere rimasto nel condurre le esecrabili vergogne del 25 luglio e dell'8 settembre 1943, dalle quali emergerà per la Storia come il sovrano traditore per antonomasia.

L'Orzmud di Nietzsche e la metamorfosi europea

È in quell'epoca di fine Risorgimento italiano che YAvesta, il testo fondamentale dei credenti dell'antica Persia, fornirà a Friedrich Nietzsche sulle rive liguri del Tirreno tra Portofino, Rapallo e Zoagli -mentre rifletteva sul valore etico del Vendidad, volume di purificazione contro i demoni- il germoglio vivificatore di Zoroastro (Zarathustra) nella volontà degli uomini per l'emancipazione dei popoli e per la tutela dell'ambiente.
L'inno di Zarathustra alla civiltà della vita esaltato da Nietzsche sviluppa nella filosofia quanto Ludwig van Beethoven ha melodiato nelle sue nove Sinfonie di elevazione nei valori nuovi e più trascendentali della musica, quello che Richard Wagner riesce a sacralizzare nella tetralogia dell'Anello del Nibelungo mediante Siegfried, Bruenhilde e le onde del magico Reno con l'ascesa degli dei al Walhalla, ciò che il poeta Clemens Brentano tratteggia con armonia quasi pittorica nella favola leggendaria di Loreley poi raccolta insieme ai canti Des Knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo) per ribadire che la politica deve assumere sostanza umana e artistica quando non vengono rinnegati i princìpi per cui è maturata. L'Orzmud (principio del Bene) che Zarathustra trasmette nella centralità vigilante dell' Ubermensch (super-Uomo) nietzschiano non il... mostropopkorn di quella follia razzista gonfiata demagogicamente da tanti neo-illuministi nei salotti borghesi, bensì la realizzazione filosofica di quel Civis romanus sum oppure di Ich bin Deutsch che gli eventi del tempo avevano già fatto maturare nella Storia durante il primo secolo avanti Cristo, quando Giulio Cesare plasmò la potenza dell'Urbe, il fermo anelito di libertà dei Germani e le concezioni di vita dei Druidi gallici nella costruzione di Treviri, città sorta in prossimità del Reno quale fulcro catalizzatore per l'urbanizzazione tra le Legioni latine, le genti di Ariovisto ed i sapienti Druidi celtici.
Alla logica di Kant che conduce con la sintesi di critica della Ragion pura e della Ragion pratica alle tesi di estetica, di analitica e di dialettica trascendentali segue il sassone Fichte che mediante l'idealismo soggettivo (principio di ogni cosa è l'Io puro) matura la regola di non cedere mai all'impulso, ma darsi sempre una legge e, ad entrambi, risponde prima Schopenhauer attraverso un'intersezione di influssi culturali eterogenei trascinanti alla liberazione della volontà ed al suo annullamento totale nell'ascetismo (molto prossimo al «nirvana» dei buddhisti) dal quale procede ben oltre però, superando la colorazione della retorica nella sua funzione didattica, l'incidenza di Nietzsche che con il proposito istitutivo dell'Eterno Ritorno vincola comunque l'uomo al rinnovamento del pensiero e della cultura unitamente all'indipendenza intellettuale nello sviluppo civile delle strutture sociali Nell'intercorrenza tra il germoglio della dottrina kantiana con la correzione fondamentale da essa introdotta nella metafisica e l'espandersi della maturazione nietzschiana in Cosi parlo Zarathustra ad occidente del Reno erano passati la Rivoluzione francese, l'incorruttibile Robespierre che aveva lasciato la testa sotto la lama della ghigliottina insieme alle altre cinquantamila vittime del Terrore, il sogno imperiale di Napoleone Bonaparte infrantosi a Waterloo e poi condotto dagli inglesi ad estinguersi nell'isola atlantica di Sant'Elena, mentre la restaurazione elaborata da Metternich al congresso di Vienna si era già frantumata sulle barricate erette dai parigini per i moti popolari promossi da Thiers.
Intanto, ad accentuare la necessità di una metamorfosi complessiva di ordinamenti istituzionali, legislativi e politici negli Stati europei e in quelli degli altri Continenti influirono -specie al tramonto dell'Ottocento- non solo gli eventi storici conseguenti alla restaurazione post-napoleomca, ma il nascimento di movimenti d'opinione e dei primi sindacati (le Trade Unions Congress del 1868 nella Gran Bretagna) che accompagnava i cittadini ad affrontare i nuovi svolgimenti introdotti nella vita quotidiana da molteplici scoperte, invenzioni e consecutive loro applicazioni nel lavoro.

Dal telefono di Meucci al telegrafo di Marconi

Oltre ai trasporti su strada ferrata o su arterie rotabili, giungono nella realtà nuovi motori, l'elettricità, il telefono, il primo trasporto in aeroplano mentre in Italia ecco Porro con lo strumento musicale elettromagnetico (1867), Pacinotti con le macchine dinamo-elettriche a corrente continua (1870), Meucci con l'apparecchio telefonico (1871), Palmieri ha il termometro a sveglia (1873), Anzani presenta il motore a tre cilindri 25 HP per il trasporto aviatorio (1877), Pavesi propone la filatura della seta ad acqua fredda (1879), Raccagni introduce il telegrafo-telefono (1881), Ferraris realizza i motori a campo magnetico rotanti (1888), Marconi installa lo stesso anno il telegrafo senza fili. Il ritmo di queste novità si stabilizza nella continuità di avanzamento per scienza e tecnica
Ottima informazione di ogni trasformazione viene dai manifesti e ne indichiamo alcuni dei tanti editi nel 1793, ecco quello presentato a Parigi con lo scudo e con il fascio sormontati dal berretto frigio e dalla scritta Unità, indivisibilità della Repubblica con particolareggiato sugli orifiamma Libertà, Uguaglianza, Fraternità o la Morte, nel 1830, a Londra segue Taxed no more! contro le tasse che tormentano gli uomini dalla nascita alla morte, nel 1871, in Italia il ricordo del traforo del Moncenisio, in Germania (1909) L. Bernhard invita a Konkurrenz-Fhegen per un concorso aereo a Berlino mentre H. R. Erdt (1911) chiama a conoscere l'autovettura Opel, emergono nel 1914-18 le esortazioni a partecipare alla guerra con Mauzan (Italia), Offner (Germania), Droit (Francia), Flagg (USA) e tanti altri, in Russia (1919) D. Moor esalta i bolscevichi che annientano l'Armata bianca di Wrangel, Tonno applaude (1927) la produzione dell'automobile e mentre Milano (1930) specifica la capacità di Borsellino nella moda dei cappelli, entrambe indicano lo sviluppo dell'economia e il progresso sociale concretizzati dal Fascismo con lo Stato corporativo e la sua organizzazione.
Frattanto nel suo ritiro di Weimar gli effetti turbinosi del progresso tecnico nell'esistenza degli uomini confermano a Nietzsche come essi abbisognano di potenziato equilibrio morale, mentre nel volgere del profondo affanno che lo sta conducendo nel suo cielo sente che, come aveva preconizzato, quanto più dolore può sopportare un uomo, tanto più alto è il rango a cui egli appartiene stabilendo così la graduatoria nella nobiltà dello spinto Questa realtà viene a distinguersi nel canto di Zarathustra che è più vicino al pensatore nei suoi ultimi istanti terreni e, con lui, pronuncia: Anima mia, tutto ti ho dato e anche le mie ultime cose, e le mie mani si sono vuotate per te ordinarti di cantare, ecco, questa e la mia ultima cosa!
Il suo canto sembra quasi l'antitesi dell'esistenzialismo, fa tacere le tesi di Kierkegaard e di Hegel, si discerne come lirica della vita e del tempo dando impulso all'anelito nietzschiano di inserirsi nel Novecento con esigenze molto più pregnanti di quelle che Platone attribuì nel Timeo all'«immagine mobile dell'eternità». Questo inno della volontà viene continuato in metafora da Zarathustra stesso per non interrompere sulla terra il dialogo con le genti forse già intrapreso dal filosofo-poeta a Lipsia, quando egli sentì il dovere di proiettare i sette sigilli del suo e nuovo Avesta europeo (ovvero il più aggiornato Lied del si e dell'amen) quale invocazione del futuro, cioè dell'infinito che si concede alla purificazione.
Gli eventi che in quest'ultimo secolo del Duemila stanno trascinando la Terra nell'inquinamento della natura, ad una sovrappopolazione in minaccia di esplosioni urbane, nel dramma di separazione incalzante tra società opulenta e quella sofferente di troppi popoli affamati nel sottosviluppo di più continenti (Africa, Asia, Eurasia dei russi, centro e sud delle Americhe) denunciano -insieme all'accrescimento di squilibrio ecologico- quanto cresce il deserto nella coscienza di chi esercita e sfrutta il potere politico, facendo proclamare da Zarathustra guai a chi nasconde in sé dei deserti!

La civiltà del lavoro sul solco del futuro

Quanti deserti spogli di etica civile, quanta povertà di coscienza sociale e quanta indifferenza ai richiami dei bisogni incalzanti dominano oggi la palude demagogica di ogni classe dirigente dell'attuale partitocrazia! Essa ha assorbito dal regime degli ultimi cinquant'anni l'intera negatività che trascinò l'Italia nelle vergogne del 25 luglio e dell'8 settembre 1943, ai massacri fratricidi del 25 aprile '45, alle selvagge epurazioni del dopoguerra sino all'incrostazione -speriamo solo momentanea- di riuscita sorte elettorale per quanti si palesano solleciti affossatori dell'Idea di cui si dichiaravano autentici paladini, mutandone adesso l'identità politica e cancellandone ogni finalità di avanzamento sociale.
Per ansia di conservazione degli incarichi ottenuti con le consultazioni di fine marzo '94 si può dire che molti, troppi di coloro adesso convertiti al regresso giolittiano di Alleanza nazionale, slittata su posizioni conservatrici della liberal-democrazia statunitizzante, sino a poco tempo fa avrebbero vituperato come traditore qualsiasi appartenente al soppresso Movimento sociale che avesse osato esprimere qualche timore sul valore continuo -anche per il prossimo Terzo Millennio- delle conquiste sociali realizzate dallo Stato corporativo, dal Sindacato con riconoscimento giuridico e di quanto programmato dalla Rsi nel Manifesto di Verona sulla socializzazione delle imprese e per l'evoluzione di ogni categoria appartenente all'industria, all'artigianato, all'agricoltura e al commercio su posizioni di redditi perfezionati nell'ambito della Comunità Economica Europea.
Purtroppo, quei convertiti forse ritengono troppo faticoso volere continuare a credere!
Nel corso della prigionia badogliana toccata a Mussolini dopo l'abietto tradimento dei Savoia, il capo del Terzo Reich riuscì a fare consegnare dai carcerieri all'Uomo di Predappio quel tomo nietzschiano di "Così parlò Zarathustra" che trasmise al fondatore del Popolo d'Italia il significato di «deserto» per chi conduce battaglie politiche senza la volontà per conquistare la vittoria. Sulla vetta del Gran Sasso, prima che O. Skorzeny con i paracadutisti germanici lo liberasse dalla prigionia nell'albergo di Campo Imperatore, il conduttore del Fascismo sentì così anche l'ardore che Goethe stimolava con il proprio resolut zu leben (vivere risolutamente) per cui Mazzini seppe continuare ad esigere l'Italia repubblicana. E a quei valori della Repubblica sociale, alla rivoluzione nel lavoro per il progresso produttivo dell'economia con la socializzazione, al contributo determinante che questa nuova disciplina apportava non solo all'Italia e all'Europa, ma anche nell'economia di ogni altro Continente, Mussolini preconizzò la realizzazione di un piano mondiale di maggiore equilibrio per la civiltà del lavoro.
Era il sorgere luminoso di questo progresso sull'orizzonte del Terzo Millennio che circa mezzo secolo fa la RSI applaudiva con il popolo al teatro Lirico di Milano affinchè il deserto delle involuzioni politica ed economica minacciate dalla plutocrazia anglo-americana non tornasse ad inasprire il futuro dell'Umanità con la sua divisione in una società sempre più materialmente benestante (quella che l'era atomica sta ingrassando troppo sul piano finanziario) e in un'altra più numerosa di genti che non hanno tesori in oro da versare nei forzieri della speculazione a New York, ma possiedono la ricchezza civile delle proprie capacità di lavoro. Quindi, non è con lo spellarsi le mani per applaudire John Wayne camuffato da «eroe» hollywoodiano di Berretti verdi che si riesce a maturare l'indirizzo politico più utile agli interessi degli Italiani, bensì tramite l'attenta riflessione sui pericoli di vuoto sociale che può determinare il deserto temuto da Nietzsche nella realtà del Mondo di oggi e di domani.
Per il Terzo Millennio, così parlerà Zarathustra. Non dimentichiamolo.
 

Bruno De Padova

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