nel Terzo millennio, così parlerà Zarathustra
Nella «uadi» liberal-democratica
gli alvei secchi del moderatismo giolittiano hanno fatto perdere ad Alleanza
nazionale il senso unico del progresso civile mediante la socializzazione
La carovana della destra
conservatrice si è smarrita nel deserto del regresso
Nel varcare le Alpi dal cuore
dell'Europa verso l'Italia durante la seconda metà dell'Ottocento e mentre
andava avvolgendosi nel diafano splendore del clima mediterraneo, il
filosofo-viandante di Roecken sentì indicarsi dal rivoluzionario-idealista di
Genova, che con lui viaggiava per raggiungere la patria di Galilei e di
Spaventa, quanto è indispensabile per il bello, per il bene, per il vero, vivere
risolutamente (resolut zu leben) affinchè anche la sospirata unità europea di
allora traesse, da questo eclettico aforisma del poeta-letterato di Francoforte
sul Meno, la più eletta esortazione di fedeltà ai valori preminenti di sana
condotta civica e la più incisiva indicazione di sintesi al valore dogmatico
dell'etica sociale.
Attraverso la nitidezza della massima di Goethe, e dalla potenza di stimolo
emergente dal facitore di Faust, l'anziano Mazzini trasmetteva alla sensibilità
dinamica di Nietzsche anche il compendio del suo «grande sogno» di esule
repubblicano, cioè quello di una forza politica generatrice della Nazionalità
mediante l'ordinamento in gruppi omogenei dell'Umanità sulla via socializzatrice
del compimento del dovere comune, tesi che lo distaccava totalmente dal confuso
indirizzo di Garibaldi, abile giostrante nelle insurrezioni ma farraginoso
interprete delle necessità popolari, perché quest'ultimo -dopo essere stato
designato nel 1881 parlamentare del Regno sabaudo- veniva indicato dal giornale
londinese "Times" del 5 giugno 1882 come chi correva alle conclusioni senza
affaticarsi sulle argomentazioni intermedie dimodoché operava sul piano della
gestione pubblica mediante rozze nozioni di democrazia, di comunismo, di
cosmopolitismo e di positivismo che si mescolavano nel suo cervello e che si
urtavano in una confusione senza speranza.
Così, mentre Garibaldi spalleggiava i proseliti di Engels e di Marx alla Comune
di Parigi per fare avanzare la demagogia dell'estensore di Capitale, auspicante
la prevalenza di un'educazione rivoluzionaria delle masse, anziché quella
dell'anarchismo di Bakunin (collettivismo insurrezionale) oppure di
conciliazione sociale di Proudhon (sistema di cooperazione tra libertà e armonia
di classe), nella realtà dell'evoluzione europea di quel tempo, Mazzini
propugnava una partecipazione delle categorie produttrici alla direzione dei
Paesi in maniera che l'interclassismo evitasse insurrezioni comandate dalla
violenza.
Storica equivalenza di «civis romanus sum»
Questa essenza di contraddizioni nella realtà delle complesse trame sia del
Risorgimento italiano quanto delle trasformazioni politiche in atto nel vecchio
Continente dopo il Congresso di Vienna, non stupiva il cantore di Ecce homo
essendo Nietzsche edotto di come, in successione alle vittorie politiche e
militari del Secondo Reich germanico prima a Sadowa contro l'Austria e poi a
Sedan contro la Francia, il «cancelliere di ferro» Otto von Bismarck aveva
concretizzato la proclamazione a Kaiser (imperatore) di Guglielmo I di
Hohenzollern nella reggia di Versailles, avanzando poi la candidatura tedesca a
forza motrice dell'unificazione politica, economica e sociale dell'Europa che,
avendo fallito a Waterloo con la sconfitta di Bonaparte l'ambizione francese di
rigenerare un proprio e nuovo Sacro romano impero, essendo naufragato il
miraggio dello zar Alessandro I dei Romanov di una Santa Alleanza ecumenica tra
Impero austriaco (cattolico), Impero russo (ortodosso), Regno di Prussia
(luterano) e Regno Unito (anglicano), possedeva le qualità confederative e
l'influsso di risorse economiche idonei a modernizzare le genti operanti tra
Penisola iberica e la Vistola, dal Baltico al Mediterraneo. Per l'occasione, non
ignoriamo che la saggezza politica di Bismarck aveva favorito l'anelito delle
popolazioni della nostra Penisola ad una propria unificazione politica e di
Stato in quanto la vittoria germanica di Sadowa aveva consentito al Regno
italiano di annettersi il Veneto e, quella successiva di Sedan, permetteva ai
bersaglieri di La Marmora di conquistare Porta Pia, Roma e le restanti regioni
dello Stato pontificio. Con il proprio ritorno sulle coste italiane del Tirreno,
Nietzsche lasciava nell'Oltralpe quell'Impero germanico che con i regni di
Prussia, Sassonia, Baviera e Wuerttenberg, con diversi principati e granducati,
con le città Ubere (Freistadt) di Brema, Amburgo e Lubecca poneva le basi future
di maggiore costruttività in economia. Bismarck andava modificando la monarchia
assoluta degli Hohenzollern in una costituzionale, consentendo alle istituzioni
politiche economiche e commerciali tedesche di assorbire sapientemente le
innovazioni positive di equilibrio sociale proiettate dalla Rivoluzione francese
nell'Europa intera onde realizzare quel cittadino che dichiarando Ich bin
Deutsch (Io son Tedesco) si equivaleva in forma distintiva e in significato a
quel Civis romanus sum (Sono cittadino Romano) di Cicerone che garantiva
maggiore evoluzione del diritto nella trasformazione della civiltà.
Nel nostro Paese soltanto dopo il 1922, quindi mezzo secolo più tardi di tale
risultato per i Tedeschi, la coscienza popolare del valore civile di
Cittadinanza italiana (Io sono Italiano) otteneva piena valutazione politica
nell'economia produttiva attraverso la Carta del Lavoro,
lo Stato corporativo e la sua articolazione professionale e dei mestieri,
mediante il contratto collettivo dell'occupazione e le relative garanzie di
tutela, attraverso anche la previdenza e l'assistenza sanitarie estese ad ogni
persona, la protezione della maternità e dell'infanzia e il diritto
all'educazione con la cultura adeguata per chiunque intendesse emanciparsi.
Le iniziative «socialistiche» del cancelliere Bismarck
Proseguiamo però, in ordine di tempo. E ritorneremo alle testimonianze vive
dell'epoca di Guglielmo I, nel Parlamento tedesco -cioè al Reichstag di Berlino-
tre enunciazioni del cancelliere Bismarck impegnavano la dinastia degli
Hohenzollern, ogni Regno germanico, tutti i Principati e le Città libere
dell'Impero sulla protezione economica delle categorie svantaggiate, quindi in
condizioni di inferiorità monetaria, garantendo ad esse -specie nell'anzianità-
gli stessi vantaggi di tutela complessiva di cui beneficiavano le «persone
avvantaggiate» (impegno del gennaio 1882); seguono le iniziative socialistiche
introducenti le riforme adeguate all'emancipazione dei contadini come quelle
stabilite dalle leggi di Stein e di Hardenberg nella Prussia, eliminanti la
monopolizzazione dei terreni e assicurando nel contempo condizioni di piena
libertà e di più sostanziosa stabilità economica, mentre diveniva obbligatorio
per ogni legislatore di rimanere sempre impegnato ad aggiungere un paio di gocce
di olio sociale agli ingredienti della ricetta studiata per lo Stato -precisava
il grande realizzatore della moderna politica tedesca- e, a mio parere, sarebbe
una grave trascuranza dei nostri doveri sul campo legislativo non orientarsi nel
senso di quella riforma del problema operaio che abbiamo iniziata (garanzia del
giugno 1882); per rimediare alle principali lagnanze dell'operaio e del
contadino inerenti l'insicurezza dell'esistenza lavorativa e delle condizioni di
vita economica, la società tedesca stabiliva per l'occupazione e per la
salvaguardia dalle malattie -oltre ai sussidi per i poveri- l'introduzione
ovunque si lavorava del riconoscimento al prestatore d'opera di diritto
permanente alla conservazione delle mansioni svolte, la certezza di assistenza
in caso di malattia e nella vecchiaia, cioè quiescenza sicura, in maniera che i
signori reazionari suonino invano i loro pifferi seduttori (vincolo della
primavera 1884).
L'avvicendarsi di tanti avvenimenti politici nell'Europa comportava per l'Italia
il declino liberal-democratico del governo Minghetti e consentiva al successore
Depretis l'avvicinamento del nostro Paese alla Germania e all'Austria per
realizzare, nel 1882, quella Triplice Alleanza impegnata a realizzare nel
vecchio Continente quel nuovo equilibrio socio-economico che Vittorio Emanuele
III di Savoia rinnegherà nell'agosto 1914, anticipando con il voltafaccia di
allora quello che confermerà di essere rimasto nel condurre le esecrabili
vergogne del 25 luglio e dell'8 settembre 1943, dalle quali emergerà per la
Storia come il sovrano traditore per antonomasia.
L'Orzmud di Nietzsche e la metamorfosi europea
È in quell'epoca di fine Risorgimento italiano che YAvesta, il testo
fondamentale dei credenti dell'antica Persia, fornirà a Friedrich Nietzsche
sulle rive liguri del Tirreno tra Portofino, Rapallo e Zoagli -mentre rifletteva
sul valore etico del Vendidad, volume di purificazione contro i demoni- il
germoglio vivificatore di Zoroastro (Zarathustra) nella volontà degli uomini per
l'emancipazione dei popoli e per la tutela dell'ambiente.
L'inno di Zarathustra alla civiltà della vita esaltato da Nietzsche sviluppa
nella filosofia quanto Ludwig van Beethoven ha melodiato nelle sue nove Sinfonie
di elevazione nei valori nuovi e più trascendentali della musica, quello che
Richard Wagner riesce a sacralizzare nella tetralogia dell'Anello del Nibelungo
mediante Siegfried, Bruenhilde e le onde del magico Reno con l'ascesa degli dei
al Walhalla, ciò che il poeta Clemens Brentano tratteggia con armonia quasi
pittorica nella favola leggendaria di Loreley poi raccolta insieme ai canti Des
Knaben Wunderhorn (Il corno magico del fanciullo) per ribadire che la politica
deve assumere sostanza umana e artistica quando non vengono rinnegati i princìpi
per cui è maturata. L'Orzmud (principio del Bene) che Zarathustra trasmette
nella centralità vigilante dell' Ubermensch (super-Uomo) nietzschiano non il...
mostropopkorn di quella follia razzista gonfiata demagogicamente da tanti
neo-illuministi nei salotti borghesi, bensì la realizzazione filosofica di quel
Civis romanus sum oppure di Ich bin Deutsch che gli eventi del tempo avevano già
fatto maturare nella Storia durante il primo secolo avanti Cristo, quando Giulio
Cesare plasmò la potenza dell'Urbe, il fermo anelito di libertà dei Germani e le
concezioni di vita dei Druidi gallici nella costruzione di Treviri, città sorta
in prossimità del Reno quale fulcro catalizzatore per l'urbanizzazione tra le
Legioni latine, le genti di Ariovisto ed i sapienti Druidi celtici.
Alla logica di Kant che conduce con la sintesi di critica della Ragion pura e
della Ragion pratica alle tesi di estetica, di analitica e di dialettica
trascendentali segue il sassone Fichte che mediante l'idealismo soggettivo
(principio di ogni cosa è l'Io puro) matura la regola di non cedere mai
all'impulso, ma darsi sempre una legge e, ad entrambi, risponde prima
Schopenhauer attraverso un'intersezione di influssi culturali eterogenei
trascinanti alla liberazione della volontà ed al suo annullamento totale
nell'ascetismo (molto prossimo al «nirvana» dei buddhisti) dal quale procede ben
oltre però, superando la colorazione della retorica nella sua funzione
didattica, l'incidenza di Nietzsche che con il proposito istitutivo dell'Eterno
Ritorno vincola comunque l'uomo al rinnovamento del pensiero e della cultura
unitamente all'indipendenza intellettuale nello sviluppo civile delle strutture
sociali Nell'intercorrenza tra il germoglio della dottrina kantiana con la
correzione fondamentale da essa introdotta nella metafisica e l'espandersi della
maturazione nietzschiana in Cosi parlo Zarathustra ad occidente del Reno erano
passati la Rivoluzione francese, l'incorruttibile Robespierre che aveva lasciato
la testa sotto la lama della ghigliottina insieme alle altre cinquantamila
vittime del Terrore, il sogno imperiale di Napoleone Bonaparte infrantosi a
Waterloo e poi condotto dagli inglesi ad estinguersi nell'isola atlantica di
Sant'Elena, mentre la restaurazione elaborata da Metternich al congresso di
Vienna si era già frantumata sulle barricate erette dai parigini per i moti
popolari promossi da Thiers.
Intanto, ad accentuare la necessità di una metamorfosi complessiva di
ordinamenti istituzionali, legislativi e politici negli Stati europei e in
quelli degli altri Continenti influirono -specie al tramonto dell'Ottocento- non
solo gli eventi storici conseguenti alla restaurazione post-napoleomca, ma il
nascimento di movimenti d'opinione e dei primi sindacati (le Trade Unions
Congress del 1868 nella Gran Bretagna) che accompagnava i cittadini ad
affrontare i nuovi svolgimenti introdotti nella vita quotidiana da molteplici
scoperte, invenzioni e consecutive loro applicazioni nel lavoro.
Dal telefono di Meucci al telegrafo di Marconi
Oltre ai trasporti su strada ferrata o su arterie rotabili, giungono nella
realtà nuovi motori, l'elettricità, il telefono, il primo trasporto in aeroplano
mentre in Italia ecco Porro con lo strumento musicale elettromagnetico (1867),
Pacinotti con le macchine dinamo-elettriche a corrente continua (1870), Meucci
con l'apparecchio telefonico (1871), Palmieri ha il termometro a sveglia (1873),
Anzani presenta il motore a tre cilindri 25 HP per il trasporto aviatorio
(1877), Pavesi propone la filatura della seta ad acqua fredda (1879), Raccagni
introduce il telegrafo-telefono (1881), Ferraris realizza i motori a campo
magnetico rotanti (1888), Marconi installa lo stesso anno il telegrafo senza
fili. Il ritmo di queste novità si stabilizza nella continuità di avanzamento
per scienza e tecnica
Ottima informazione di ogni trasformazione viene dai manifesti e ne indichiamo
alcuni dei tanti editi nel 1793, ecco quello presentato a Parigi con lo scudo e
con il fascio sormontati dal berretto frigio e dalla scritta Unità,
indivisibilità della Repubblica con particolareggiato sugli orifiamma Libertà,
Uguaglianza, Fraternità o la Morte, nel 1830, a Londra segue Taxed no more!
contro le tasse che tormentano gli uomini dalla nascita alla morte, nel 1871, in
Italia il ricordo del traforo del Moncenisio, in Germania (1909) L. Bernhard
invita a Konkurrenz-Fhegen per un concorso aereo a Berlino mentre H. R. Erdt
(1911) chiama a conoscere l'autovettura Opel, emergono nel 1914-18 le
esortazioni a partecipare alla guerra con Mauzan (Italia), Offner (Germania),
Droit (Francia), Flagg (USA) e tanti altri, in Russia (1919) D. Moor esalta i
bolscevichi che annientano l'Armata bianca di Wrangel, Tonno applaude (1927) la
produzione dell'automobile e mentre Milano (1930) specifica la capacità di
Borsellino nella moda dei cappelli, entrambe indicano lo sviluppo dell'economia
e il progresso sociale concretizzati dal Fascismo con lo Stato corporativo e la
sua organizzazione.
Frattanto nel suo ritiro di Weimar gli effetti turbinosi del progresso tecnico
nell'esistenza degli uomini confermano a Nietzsche come essi abbisognano di
potenziato equilibrio morale, mentre nel volgere del profondo affanno che lo sta
conducendo nel suo cielo sente che, come aveva preconizzato, quanto più dolore
può sopportare un uomo, tanto più alto è il rango a cui egli appartiene
stabilendo così la graduatoria nella nobiltà dello spinto Questa realtà viene a
distinguersi nel canto di Zarathustra che è più vicino al pensatore nei suoi
ultimi istanti terreni e, con lui, pronuncia: Anima mia, tutto ti ho dato e
anche le mie ultime cose, e le mie mani si sono vuotate per te ordinarti di
cantare, ecco, questa e la mia ultima cosa!
Il suo canto sembra quasi l'antitesi dell'esistenzialismo, fa tacere le tesi di
Kierkegaard e di Hegel, si discerne come lirica della vita e del tempo dando
impulso all'anelito nietzschiano di inserirsi nel Novecento con esigenze molto
più pregnanti di quelle che Platone attribuì nel Timeo all'«immagine mobile
dell'eternità». Questo inno della volontà viene continuato in metafora da
Zarathustra stesso per non interrompere sulla terra il dialogo con le genti
forse già intrapreso dal filosofo-poeta a Lipsia, quando egli sentì il dovere di
proiettare i sette sigilli del suo e nuovo Avesta europeo (ovvero il più
aggiornato Lied del si e dell'amen) quale invocazione del futuro, cioè
dell'infinito che si concede alla purificazione.
Gli eventi che in quest'ultimo secolo del Duemila stanno trascinando la Terra
nell'inquinamento della natura, ad una sovrappopolazione in minaccia di
esplosioni urbane, nel dramma di separazione incalzante tra società opulenta e
quella sofferente di troppi popoli affamati nel sottosviluppo di più continenti
(Africa, Asia, Eurasia dei russi, centro e sud delle Americhe) denunciano
-insieme all'accrescimento di squilibrio ecologico- quanto cresce il deserto
nella coscienza di chi esercita e sfrutta il potere politico, facendo proclamare
da Zarathustra guai a chi nasconde in sé dei deserti!
La civiltà del lavoro sul solco del futuro
Quanti deserti spogli di etica civile, quanta povertà di coscienza sociale e
quanta indifferenza ai richiami dei bisogni incalzanti dominano oggi la palude
demagogica di ogni classe dirigente dell'attuale partitocrazia! Essa ha
assorbito dal regime degli ultimi cinquant'anni l'intera negatività che trascinò
l'Italia nelle vergogne del 25 luglio e dell'8 settembre 1943, ai massacri
fratricidi del 25 aprile '45, alle selvagge epurazioni del dopoguerra sino
all'incrostazione -speriamo solo momentanea- di riuscita sorte elettorale per
quanti si palesano solleciti affossatori dell'Idea di cui si dichiaravano
autentici paladini, mutandone adesso l'identità politica e cancellandone ogni
finalità di avanzamento sociale.
Per ansia di conservazione degli incarichi ottenuti con le consultazioni di fine
marzo '94 si può dire che molti, troppi di coloro adesso convertiti al regresso
giolittiano di Alleanza nazionale, slittata su posizioni conservatrici della
liberal-democrazia statunitizzante, sino a poco tempo fa avrebbero vituperato
come traditore qualsiasi appartenente al soppresso Movimento sociale che avesse
osato esprimere qualche timore sul valore continuo -anche per il prossimo Terzo
Millennio- delle conquiste sociali realizzate dallo Stato corporativo, dal
Sindacato con riconoscimento giuridico e di quanto programmato dalla Rsi nel
Manifesto di Verona sulla socializzazione delle imprese e per l'evoluzione di
ogni categoria appartenente all'industria, all'artigianato, all'agricoltura e al
commercio su posizioni di redditi perfezionati nell'ambito della Comunità
Economica Europea.
Purtroppo, quei convertiti forse ritengono troppo faticoso volere continuare a
credere!
Nel corso della prigionia badogliana toccata a Mussolini dopo l'abietto
tradimento dei Savoia, il capo del Terzo Reich riuscì a fare consegnare dai
carcerieri all'Uomo di Predappio quel tomo nietzschiano di "Così parlò
Zarathustra" che trasmise al fondatore del Popolo d'Italia il significato di
«deserto» per chi conduce battaglie politiche senza la volontà per conquistare
la vittoria. Sulla vetta del Gran Sasso, prima che O. Skorzeny con i
paracadutisti germanici lo liberasse dalla prigionia nell'albergo di Campo
Imperatore, il conduttore del Fascismo sentì così anche l'ardore che Goethe
stimolava con il proprio resolut zu leben (vivere risolutamente) per cui Mazzini
seppe continuare ad esigere l'Italia repubblicana. E a quei valori della
Repubblica sociale, alla rivoluzione nel lavoro per il progresso produttivo
dell'economia con la socializzazione, al contributo determinante che questa
nuova disciplina apportava non solo all'Italia e all'Europa, ma anche
nell'economia di ogni altro Continente, Mussolini preconizzò la realizzazione di
un piano mondiale di maggiore equilibrio per la civiltà del lavoro.
Era il sorgere luminoso di questo progresso sull'orizzonte del Terzo Millennio
che circa mezzo secolo fa la RSI applaudiva con il popolo al teatro Lirico di
Milano affinchè il deserto delle involuzioni politica ed economica minacciate
dalla plutocrazia anglo-americana non tornasse ad inasprire il futuro
dell'Umanità con la sua divisione in una società sempre più materialmente
benestante (quella che l'era atomica sta ingrassando troppo sul piano
finanziario) e in un'altra più numerosa di genti che non hanno tesori in oro da
versare nei forzieri della speculazione a New York, ma possiedono la ricchezza
civile delle proprie capacità di lavoro. Quindi, non è con lo spellarsi le mani
per applaudire John Wayne camuffato da «eroe» hollywoodiano di Berretti verdi
che si riesce a maturare l'indirizzo politico più utile agli interessi degli
Italiani, bensì tramite l'attenta riflessione sui pericoli di vuoto sociale che
può determinare il deserto temuto da Nietzsche nella realtà del Mondo di oggi e
di domani.
Per il Terzo Millennio, così parlerà Zarathustra. Non dimentichiamolo.
Bruno De Padova
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